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Al bagno del ristorante senza consumare Si paga? Dipende dalle regole comunali

 
22 agosto 2018 | 16:07

Al bagno del ristorante senza consumare Si paga? Dipende dalle regole comunali

22 agosto 2018 | 16:07
 

È esattamente di un anno fa un episodio che creò polemiche circa l’utilizzo delle toilette di bar e ristoranti. Oggi su La Repubblica fa chiarezza Domenico Romito, presidente dell’associazione Avvocati dei Consumatori.

Il 22 agosto 2017 salì alla ribalta delle cronache nazionali la storia di due turiste che, in gita a Bergamo, furono costrette da un ristoratore a pagare 2 euro perché avevano usufruito del bagno del locale senza consumare alcunché.

(Al bagno del ristorante senza consumare Si paga? Dipende dalle regole comunali)

Da lì si risollevò una polemica storica che proprio oggi il sito Repubblica.it riprende affidandosi alle parole di un legale, Domenico Romito appunto. La necessità di ritornare sull’argomento deriva da un altro episodio simile a quello di Bergamo accaduto a Venezia dove un turista ha usufruito della toilette di un ristorante e ha dovuto pagare un euro, battuto pure alla cassa.

«Il fatto che i bar siano pubblici esercizi non significa che chiunque possa entrare e utilizzare il bagno o sedersi a leggere il giornale senza consumare nulla -  spiega Domenico Romito a Repubblica - va detto, però, che in questi casi è il regolamento comunale che stabilisce come ci si deve comportare. Un Comune, ad esempio, potrebbe imporre che gli esercizi pubblici debbano tenere aperto il bagno ai turisti, a prescindere dal fatto che siano clienti, magari perché i bagni pubblici sono stati tolti in tutta la città, cosa che accade sempre più spesso. Salvo regolamenti comunali specifici la norma di riferimento è l'art. 187 del Tulps (Testo unico Leggi Pubblica Sicurezza) che ne impone l’uso gratuito per la clientela».

Domenico Romito (Al bagno del ristorante senza consumare Si paga? Dipende dalle regole comunali)
Domenico Romito

Nello specifico esempio di Venezia, oggetto spesso di contese di questo tipo, pare che il regolamento comunale vieti di pretendere la toilette senza consumare nulla nel locale. Repubblica cita l’articolo 11, secondo comma del testo che regola i servizi pubblici comunali, dove è scritto: “Tutti gli esercizi pubblici devono avere almeno un servizio igienico destinato alla clientela”. Clientela, appunto: cioè persone che consumano e pagano.
 
«I bagni in bar e ristoranti - spiega Ernesto Pancin, direttore dell’Aepe (Associazione esercenti pubblici esercizi) di Venezia - sono pensati perché la clientela possa lavarsi le mani e consumare il pasto nella massima pulizia, e questo lo si può fare solo se c’è un lavabo, un water e acqua corrente. Considerare i pubblici esercizi delle toilette pubbliche è però un’altra cosa».
 
Tuttavia, legalmente parlando, Romito non ha dubbi: «Il bar - spiega - ha licenza per vendere alimenti e bevande, non per fornire servizi igienici: non si può chiedere un corrispettivo per un servizio che non è l’oggetto della propria attività».
 
Ma Pancin non demorde e risponde: «Non si tratta di chiedere soldi a scopo di lucro ma per aver fornito un servizio che, comunque, all’esercente costa. Come la pulizia del bagno. Se per usare il bagno si chiede un euro, con tanto di scontrino, non vedo alcun problema. Anzi, è giusto».
 
Dove sta la verità? Nella legge ma, soprattutto, nei modi di chiedere il permesso di usufruire della toilette e di rispondere sì o no, magari motivando. Il salto di qualità tanto atteso nel settore dell’ospitalità passa anche da questi dettagli. Che poi tanto dettagli non sono.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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