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Remuzzi: Vaccino unica soluzione Ma a Bolzano il 50% dice di no

Il direttore dell'Istituto Negri bacchetta l'Italia sulla gestione del virus spiegando che tutte le soluzioni trovate fino a qui sono emblema di un fallimento. Il bollettino parla di altri 14mila contagi e 616 decessi.

 
12 gennaio 2021 | 18:04

Remuzzi: Vaccino unica soluzione Ma a Bolzano il 50% dice di no

Il direttore dell'Istituto Negri bacchetta l'Italia sulla gestione del virus spiegando che tutte le soluzioni trovate fino a qui sono emblema di un fallimento. Il bollettino parla di altri 14mila contagi e 616 decessi.

12 gennaio 2021 | 18:04
 

«Stiamo andando bene, perché esistono già tre vaccini sicuri ed efficaci, e presto ne arriveranno molti altri. Ma se non facciamo tutti uno sforzo in più, non è certo che finirà bene, per lo meno a breve termine». Il direttore dell’Istituto Negri, Giorgio Remuzzi non ha dubbi parlando al Corriere della Sera: il vaccino è la soluzione al Covid, mentre tutte le altre soluzioni sono l’ammissione di un fallimento nella lotta al virus. Non tutti sono concordi però: a Bolzano ad esempio solo il 50% delle dosi arrivate è stato somministrato perchè sono tanti gli "obiettori". E l'Italia non sembra nemmeno così pronta: da Moderna sono arrivate le prime dosi (47mila), ma il Governo ne stima 28 milioni nel primo trimestre.

Il vaccino unica arma contro il virus -

Il vaccino unica arma contro il virus

Il bollettino di oggi
Intanto il concetto di fallimento espresso da Remuzzi passa anche dai numeri dell’ultimo bollettino che parla di altri morti: 616 nelle ultime 24 ore. I nuovi casi sono invece 14.242, +0,6% rispetto al giorno prima (ieri erano +12.532). I tamponi sono stati 141.641, ovvero 49.985 in più rispetto a ieri quando erano stati 91.656. Mentre il tasso di positività è del 10,05% (l’approssimazione di 10,0549%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti 10 sono risultati positivi.

Vaccini unica via, ma serve strategia massiccia
Vaccini dunque come unica via da seguire, ma Remuzzi bacchetta l’Italia sulla strategia che sta mettendo in atto: «Stiamo vaccinando 400mila persone alla settimana - ha detto Remuzzi - immaginiamo pure di arrivare a 700mila. Non basta. Se in Italia le cose dovessero andare come stanno andando in Inghilterra o in Germania, rischiamo i mille morti al giorno. L’obiettivo di arrivare a 50 milioni di persone vaccinate entro la fine di marzo è utopico. Ma abbiamo il dovere di credere che sia possibile. E poi serve una strategia a medio termine. Altrimenti, il tema dei vaccini ce lo porteremo dietro per anni».

E quale sarebbe la strategie: «Il primo problema è la produzione. Pfizer ha già detto che non ce la fa a coprire il fabbisogno. Bisognerebbe estendere l’accordo che AstraZeneca ha fatto con Serum Institute of India ad altre compagnie, e mettere insieme tutti i siti produttivi del mondo. Oltre che in India e in Cina, ce ne sono in Sudamerica, Usa, Germania, e la Francia si sta attrezzando».

Il gioco delle produzioni e delle diffusioni è complesso, l’Italia dove si colloca? «Abbiamo un’industria farmaceutica che ci colloca al primo posto in Europa - dice Remuzzi - e fra i primi al mondo dopo India e Cina: fabbrichiamo l’11% della produzione mondiale di farmaci. Ma siamo fuori da questo gioco enorme. Se il Covid sparirà nella sua forma più acuta, sarà perché i suoi vaccini resteranno a lungo nelle nostre vite. Per anni, forse decenni. Con rispetto, mi chiedo: ma in questa discussione sul Mes non si trovano 2-3 miliardi da destinare a un sito italiano capace di produrre i vaccini?».

Giorgio Remuzzi -
Giorgio Remuzzi (foto: Corriere)

Meglio vaccinare un numero alto di persone anche con una sola dose
Poi un parere più tecnico sull'efficacia. «Meglio vaccinare un grande numero di persone con una dose singola che un piccolo campione con due dosi. Si può ipotizzare di non fare il richiamo prima che siano passati 120 giorni. Il livello di protezione indotto dalla prima dose del vaccino è comunque molto alto. Bisogna farla, ci mancherebbe. Ma non c’è evidenza che fare il richiamo subito o dopo qualche mese sia diverso. A mio parere, quando si partirà con una vera e propria campagna vaccinale, sarebbe meglio aspettare 120 giorni per la seconda puntura».


A Bolzano troppi obiettori, i vaccini avanzano

La spaccatura tra chi farà il vaccino senza indugi e chi invece si sta opponendo è giorno dopo giorno sempre più netta: su 20.620 dosi di vaccino consegnate in provincia di Bolzano, ne sono state somministrate solo 6.078. Appena il 31,8%, la quota più bassa d’Italia (la media nazionale è del 73,6%). Pesa la forte presenza di «obiettori», anche tra il personale sanitario: finora, infatti, ha aderito alla prima fase della campagna solo il 50,2% dei professionisti, 5.062 persone. È l’assessore alla sanità, Thomas Widmann, a presentare i dati: «La partenza non è stata ottimale – riconosce – ma si può rimediare. Con Roma, siamo riusciti a trattare sulla “scaletta” delle fasce di popolazione da vaccinare per prime: da oggi, le dosi non utilizzate sugli operatori sanitari andranno agli over 80. L’obiettivo è somministrare entro la settimana il 60% di quelle consegnate».

Arrivano le prime dosi di Moderna
Intanto le prime fiale del vaccino prodotto da Moderna (47mila dosi) sono arrivate all’Istituto superiore di sanità: da lì verranno poi distribuite alle regioni, dando priorità a quelle con più alto numero di abitanti sopra gli 80 anni. La campagna vaccinale entra nel vivo ed è, per il ministro della Salute Roberto Speranza, «la vera strada per uscire da questi mesi e da questa crisi così difficile». Entro la fine di febbraio l’Italia riceverà 764mila dosi dall’azienda statunitense, che si andranno ad aggiungere a quelle garantite da Pfizer (470mila a settimana) e a quelle di AstraZeneca, se l’Agenzia europea per i medicinali darà il via libera. A differenza di Pfizer, Moderna spedirà le dosi ogni due settimane: dopo le prime 47mila, ne sono previste per la settimana del 25 gennaio 66mila, per quella dell’8 febbraio 163mila e per quella del 22 febbraio 488mila.

Per far decollare la campagna, però, c’è bisogno di più dosi. Il piano messo a punto dal Governo ne prevede per il primo trimestre 2021 28 milioni 269mila. Di queste, 16 milioni 155mila dovrebbero essere assicurati da AstraZeneca e altri 2 milioni 19mila da Curevac, che la settimana scorsa ha siglato un’alleanza con Bayer.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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