Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
venerdì 26 aprile 2024  | aggiornato alle 22:02 | 104825 articoli pubblicati

Extravergine, presentato a Roma il report di Aicig-Ismea sull'olio italiano

L’olio extravergine Dop e Igp è un patrimonio italiano tutto da valorizzare. Secondo un report sull’apprezzamento in rete, è molto quotato all’estero. Tuttavia restano irrisolte le problematiche strutturali del comparto

di Mariella Morosi
 
09 ottobre 2015 | 13:07

Extravergine, presentato a Roma il report di Aicig-Ismea sull'olio italiano

L’olio extravergine Dop e Igp è un patrimonio italiano tutto da valorizzare. Secondo un report sull’apprezzamento in rete, è molto quotato all’estero. Tuttavia restano irrisolte le problematiche strutturali del comparto

di Mariella Morosi
09 ottobre 2015 | 13:07
 

L'extravergine italiano è apprezzato per la sua qualità in Italia e all'estero ed è oggetto di dibattito sul web. Gli statunitensi ne esaltano le virtù salutari e qualitative, nel Regno Unito è considerato anche alleato della bellezza e in Austria, Svizzera, Francia e Germania conquista il podio sugli scaffali. Lo afferma il report, realizzato on line e off line dall'Aicig, l'Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche in collaborazione con l'Ismea e con la Zowart Creative Agency, che oltre al gradimento e le potenzialità di affermazione del prodotto principe della dieta mediterranea, denuncia le problematiche strutturali del comparto.



I risultati dell'indagine, sono stati presentati a Roma nella sede Aicig dal suo segretario generale Pier Maria Saccani e da Fabio Del Bravo, direttore dei Servizi per il Mercato Ismea, insieme a Francesco Carnevale della Zowart Creative Agency che ha riferito nel dettaglio e con grafici le opinioni degli utenti della rete sull'olio extravergine in generale e sue sue varianti Dop e Igp. Hanno partecipato al dibattito, coordinato da Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita, Luca Bianchi del dipartimento delle politiche competitive della qualità agroalimentare del Ministero delle Politiche Agricole che ha espresso l'impegno del dicastero per il settore, sia nel sostegno che nella comunicazione, e la senatrice Colomba Mongiello, impegnata sin dalla prima ora nella tutela del prodotto contro ogni contraffazione.

Il dato più significativo che emerge dal rapporto è che la tipologia extravergine di varia origine marca dovunque la sua presenza sugli scaffali della grande distribuzione (60%), nei blog e su altri canali web. Quello italiano è al centro della blogosfera statunitense (42,7% rispetto ad altri extravergini in generale) anche se l'utente consumatore non ha in genere conoscenza né capacità distintiva rispetto ai generici. Infatti le chiavi immesse nel motor di ricerca Google raramente prendono in considerazione gli acronimi comunitari Dop/Ddo e Igp/Pgi insieme alle parole olio/oil. Anche in questo caso funziona l'appeal del brand Italia e la nostra produzione olearia è apprezzata per le caratteristiche qualitative e salutari non solo in cucina ma anche dal punto di vista estetico e del benessere, soprattutto nel Regno Unito. Guadagna posizioni nell'e-commerce il Click & Collect (ordina e poi passa a ritirare) che potrebbe accrescere il fatturato delle aziende inserite nei circuiti della qualità perché l'indicazione geografica può soddisfare la richiesta di origine e qualità. Ma perché questa ricerca Aicig-Ismea è stata commissionata proprio sull'olio?

Da sinistra: Luca Bianchi, Pier Maria Saccani, Colomba Mongiello, Fabio Del Bravo, Francesco Carnevale
Nella foto, da sinistra: Luca Bianchi, Pier Maria Saccani, Colomba Mongiello, Fabio Del Bravo, Francesco Carnevale

L'Italia è il secondo produttore del mondo ma anche il piu' grande importatore perché la produzione nazionale non basta al consumo interno. Inoltre circa il 30% prende la strada del mercato estero. Nonostante l'extravergine sia un prodotto unico in termini di alta qualità, da sempre vive una fase complicata che porta progressivamente a un ridimensionamento sul piano nazionale con effetti non solo economici ma sociali e ambientali. «Solo in Toscana - ha detto Mauro Rosati di Qualivita - ci sono 3 milioni di olivi abbandonati, ed è un grave rischio per la stabilità del territorio contro i rischi idro-geologici». Problema tutto italiano è poi la frammentazione produttiva - vulnus di tutto il nostro agroalimentare - e la filiera dell'olio ne racchiude in sé vizi, virtù e i paradossi.

«Sono 900mila le aziende che fanno olio - ha detto Fabio del Bravo dell'Ismea - ma se ogni agricoltore coltiva 5 ettari di media, nell'olivicoltura gli ettari sono appena 1,2. La frammentazione prosegue poi nella trasformazione con una rete di 4.700 frantoi. Inoltre solo il 3,5% del valore viene intercettato dal produttore che con questo deve pagare la mano d'opera». Inevitabile il confronto con il mondo del vino, valorizzato e promosso sui temi da tempo affrontati dell'origine e del territorio. L'extravergine vanta 42 Dop, contro le 29 spagnole ma le denominazioni non coprono che il 2-3% della produzione e talvolta la certificazione viene sentita come un peso, un onere più che un guadagno. Per Mauro Rosati potrebbe funzionare l'accorpamento delle denominazioni, come stanno già facendo alcune regioni, tanto più che dall'indagine sul posizionamento dell'olio italiano in Francia, Svizzera, Austria e Germania le Dop privilegiate dono poche, soprattutto Toscana, Umbria e Terra di Bari.

Le “private label” invece sono diluite dal marchio della catena distributrice. Ma è la comunicazione la leva su cui lavorare, come emerge dalla ricerca, per andare incontro alle istanze sulle del consumatore finale concentrate su tre macro-temi: prezzo, qualità e brand. Il costo troppo basso, frutto di politiche aggressive, viene percepito come abbassamento della qualità (10 euro al litro sarebbe per molti il prezzo giusto). La qualità deve essere garantita e i brand, anche molto noti, non sarebbero una garanzia. Meglio il frantoio locale. Consumatori esigenti, quindi ma anche convinzioni dure a morire, come fritture migliori con l'olio di semi o leggerezza e delicatezza delle cotture col burro.



Maggiore informazione ed educazione al consumo sono le strade che i Consorzi devono intraprendere - questo il risultato del report - soprattutto attraverso il web, e di facile ricezione su tablet e smartphone e attraverso i social, dando contenuti, raccontando una storia al di là dell'etichetta sulla bottiglia. «Per affrontare le nuove tecnologie di vendita - ha detto Pier Maria Saccani dell'Aicig- tutti i nostri consorzi hanno voluto intervenire nella ricerca sull'olio, i cui risultati potranno essere applicati ad altre filiere. Anche se il commercio elettronico nell'agroalimentare rappresenta comunque una percentuale minima, abbiamo deciso di intervenite in questa iniziativa per generare una crescita del settore e dare un segnale, raccogliere esperienza, sviluppando e continuità ai risultati emersi. Per convincere anche le aziende più piccole ad una comunicazione più moderna approfitteremo di un progetto del Ministero del Lavoro.

Affideremo a dei giovani, uno per ogni consorzio, il compito di realizzare un progetto comune di digitalizzazione. Dare al consumatore qualche strumento in più, come evidenziare il nome del produttore, darebbe un valore aggiunto legato alla persona. Verrebbe anche scongiurato il rischio di appiattimento delle denominazioni, cosa che invece non avviene nel mondo del vino». Ospite d'onore alla presentazione del report la senatrice Colomba Mongiello della Commissione Agricoltura, che ha apprezzato l'iniziativa in un settore dalle indiscusse potenzialità. «Dobbiamo - ha detto- saper comunicare con ogni mezzo al consumatore il valore del nostro extravergine, legandolo al territorio e all'ambiente, oltre ad agire con coraggio per garantirne la trasparenza e la tracciabilità».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali

26/10/2015 18:36:19
1)
Condivido pienamente l'articolo e aggiungo che, visto l'interesse internazionale per l'olio evo italianO, soprattutto DOP, è un delitto abbandonare gli olivi come succede in Toscana, ma non solo. Una convinta azione dei Comuni, sostenuti dalle Regioni, potrebbe aumentare la coltivazione degli ulivi, come succede nel Comune di Cappella maggiore (Treviso), dove un sindaco bravo e intelligente, l'avv. Maria Rosa Barazza, ha contribuito a sviluppare fortemente l'olivicoltura nel territorio collinare del suo comune e far nascere un frantoio. Se, nelle aree incolte lungo la dorsale appenninica, ci fosse simile impegno, l'Italia potrebbe produrre ed esportare molto più olio evo italiano DOP e acquistarne meno all'estero e combattere con più decisione il troppo olio taroccato esibito nei supermercati italiani a meno di 4 euro. E per questo ci vorrebbero più seri e capillari controlli.
Giampiero Rorato



Molino Spadoni
Julius Meiln
Cosi Com'è
Molino Dallagiovanna
Union Camere

Molino Spadoni
Julius Meiln
Cosi Com'è

Molino Dallagiovanna
Brita
Giordana Talamona