La proposta effettuata da Federolio e Coldiretti di creare una filiera che produca olio 100% italiano per il 50% della composizione non è piaciuta a molti addetti ai lavori, che subito hanno alzato la voce.
Secondo i “detrattori” l’idea di destinare il restante 50% ad olio non italiano, ma sponsorizzando la metà di 100% italiano, confonderebbe le idee ai consumatori e danneggerebbe il mercato dell’olio completamente di casa nostra. In prima battuta è intervenuta
Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, che spiega: «Siamo sostenitori del blending, che è un asset importante dell’industria olearia - dice
Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva dell’Associazione - ma la proposta dell’italico, così com’è stata disegnata e proposta, suscita molte perplessità nella filiera e rischia di mandare ancora più in confusione il consumatore».
Per Assitol, la tutela del 100% italiano deve seguire altre strade. «La valorizzazione dell’extravergine nostrano - osserva la presidente Cane - si gioca secondo i principi della qualità, della genuinità, della tracciabilità e della sicurezza alimentare. Inoltre, in piena crisi di consumi, è indispensabile una narrazione positiva sull’extravergine, spesso vittima di un’informazione di sapore scandalistico».
Per queste ragioni, sottolinea la presidente degli imprenditori di settore, «non si sentiva davvero il bisogno di un nuovo motivo di frammentazione del mondo oleario, già fortemente diviso. Una frammentazione che avvantaggerà, ancora una volta, i Paesi nostri concorrenti, che al loro interno possono contare su un fronte olivicolo-oleario compatto e su una strategia comune».
Ancora più duro
Gennaro Sicolo, presidente del
Consorzio nazionale degli olivicoltori: «L’accordo di filiera farlocco siglato tra Coldiretti/Unaprol e Federolio è un attentato all’Italia, ad uno dei prodotti simbolo del Made in Italy, l’olio extravergine d’oliva, ai produttori del nostro Paese e alla salute dei consumatori».
Una voce che trova consensi: «Condividiamo le preoccupazioni espresse dal Consorzio nazionale degli olivicoltori - commenta
Fabrizio Premuti, presidente
Konsumer Italia - poiché l’accordo di stamattina rischia di penalizzare e svilire la forza del nostro made in Italy. Aggirare la trasparenza richiamando all’italianità prodotti che italiani non sono è un passo indietro verso la tutela della nostra produzione, della trasparenza, della tracciabilità e della sicurezza alimentare che oli di altri paesi non possono garantire».
«Dopo tante battaglie contro l’italian sounding e in difesa del made in Italy - ha fatto sapere Agrinsieme - sorprende la volontà da parte delle organizzazioni firmatarie di “evocare” un’origine che non c’è».
«Il settore olivicolo italiano, spesso sotto accusa - aggiunge il Coordinamento di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari - necessita di proposte che siano il più possibile chiare e trasparenti agli occhi dei consumatori. Questa trasparenza è fondamentale se vogliamo tutelare al meglio il prodotto realmente italiano».