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Detersivi colorati "salvavita" nei locali L'appello di Fipe per tutelare i clienti

Dopo che un uomo ha bevuto un liquido corrosivo da una bottiglietta d'acqua acquistata in un bar a Roma, la Fipe richiede che i detergenti utilizzati nei ristoranti siano riconoscibili da una sostanza colorante

 
29 aprile 2016 | 14:07

Detersivi colorati "salvavita" nei locali L'appello di Fipe per tutelare i clienti

Dopo che un uomo ha bevuto un liquido corrosivo da una bottiglietta d'acqua acquistata in un bar a Roma, la Fipe richiede che i detergenti utilizzati nei ristoranti siano riconoscibili da una sostanza colorante

29 aprile 2016 | 14:07
 

Detersivi di colore blu "salvavita". Lo chiede a gran voce la Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi a seguito di un nuovo episodio di cronaca per il quale un uomo di Roma è ora ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Pertini dopo aver ingerito con tutta probabilità un liquido corrosivo incolore da una bottiglietta d'acqua acquistata in un bar. L'avventore ha riportato gravi ferite dalla lingua al duodeno e si trova in prognosi riservata.



«La Fipe desidera ricordare - dichiara Marcello Fiore, direttore generale della Fipe - come da molti anni gli esercenti abbiano chiesto l’adozione di misure semplici ma efficaci. Sarebbe, infatti, sufficiente che tutti i detergenti utilizzati nel settore della ristorazione fossero resi facilmente riconoscibili attraverso l’uso obbligatorio di sostanze coloranti. Dopo quanto accaduto a Roma, auspichiamo quindi che tale provvedimento sia adottato tempestivamente. È un modo per tutelare la clientela e aiutare gestori e personale nello svolgimento del loro lavoro, fondamentale per la collettività».

La Federazione precisa inoltre l'importanza di una scrupolosa preparazione degli operatori: «Quanto avvenuto - prosegue Marcello Fiore - dimostra la necessità di una formazione continua degli esercenti. Avere nelle mani la salute o addirittura la vita dei cittadini è una responsabilità che deve essere riservata esclusivamente a chi ha ricevuto un'adeguata formazione e non a chi opera, come nel caso degli home restaurant, nell'ambito di attività che costituiscono una distorsione del mercato e in assenza di controlli che mettono a repentaglio la salute e la sicurezza dei consumatori».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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