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Musei italiani pronti a voltare pagina Tra i 20 nuovi direttori, 7 stranieri

La riforma del Ministro Franceschini si prepara a rivoluzionare il sistema di gestione dei musei italiani. Suscita polemiche la decisione che riguarda la nomina dei direttori, tramite bandi internazionali

 
20 agosto 2015 | 14:17

Musei italiani pronti a voltare pagina Tra i 20 nuovi direttori, 7 stranieri

La riforma del Ministro Franceschini si prepara a rivoluzionare il sistema di gestione dei musei italiani. Suscita polemiche la decisione che riguarda la nomina dei direttori, tramite bandi internazionali

20 agosto 2015 | 14:17
 

Il sistema di gestione dei musei italiani volta pagina e accoglie molte novità grazie alla riforma introdotta dal ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini (nella foto). A partire dalla nomina dei direttori dei 20 principali musei italiani, tramite un bando internazionale. Tra questi, 7 sono stranieri: tre tedeschi, due austriaci, un francese e un britannico; un fatto mai successo prima. Sono 4 gli italiani che rientrano dall'estero; 10 in totale le donne nominate.

Dario Franceschini

Questi i risultati in evidenza della riforma Franceschini, che ha suscitato non poche polemiche. Non sono in pochi a sostenere che sia uno scandalo affidare la direzione di parte del patrimonio artistico e culturale italiano a degli stranieri. Vittorio Sgarbi per primo: «La scelta di fare un concorso per i direttori dei principali venti musei italiani - sostiene Sgarbi - è un atto politico pericoloso che il ministro pagherà. È solo un’operazione d’immagine».

Contrari anche i rappresentanti della Lega e del Movimento 5 Stelle, che hanno sfoderato tesi campanilistiche a sfavore di queste nomine, dimenticando forse che decine di italiani occupano ruoli prestigiosi in musei stranieri. Senza contare che i musei italiani gestiti da italiani, soprattutto negli ultimi anni, hanno registrato cifre più che deludenti.

Non dimentichiamo che i musei italiani soffrono di mancanza di mezzi e di personale, di problemi strutturali e di rigidità burocratiche e sindacali. Forse una gestione dal sapore internazionale farà solo che bene ai nostri musei

La riforma prevede inoltre che ogni museo avrà uno statuto, che definirà l’identità del museo e stabilirà regole certe per ogni istituto, una contabilità trasparente, ovvero un documento contabile che permetterà di rendere chiaro a tutti quanto ogni istituto riceve in termini di risorse e come lo spende. Grande spazio sarà dato ai servizi al pubblico (bookshop, caffetteria, ristorante ecc.), alle attività per raccogliere fondi, all'educazione e alla ricerca.

I più grandi musei pubblici italiani, si articoleranno in aree di professioni: accanto al direttore dovrà essere nominato un curatore e conservatore delle collezioni che si occupi anche di fare ricerca, nonché un responsabile dei rapporti con il pubblico responsabile anche del reperimento dei fondi e del marketing, un responsabile dell’amministrazione, un altro per allestimenti e sicurezza.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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