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Ristoratori a Roma in protesta. Ma la carica dei 100mila fallisce

Jerry Bortolan
di Jerry Bortolan
26 gennaio 2021 | 16:47

Per dare voce all’inascoltato mondo del food, Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia e socio di Federturismo, aveva indetto una potente manifestazione nazionale per lunedì 25 gennaio a piazza del Popolo, a Roma, con i rappresentanti di tutte le componenti del comparto del made in Italy dell’enogastronomia. La partecipazione in un’unica piazza con i produttori, distributori ed esercenti aveva lo scopo di sottolineare con una prova di forza, quella dei numeri, che questa categoria è il vero baluardo di tutela del comparto enogastronomicoitaliano, eccellenza indiscussa del nostro Paese. La manifestazione doveva essere un segnale fortissimo alla politica per chiedere di non andare oltre con gli annunciati nuovi provvedimenti economici e normativi, visto che si è arrivati quasi al collasso.

la manifestazione romana di mio

La protesta non ha avuto la partecipazione sperata

La notizia della manifestazione (quasi ignorata dalla maggior parte della stampa di settore) mi era stata girata da un noto ristoratore laziale con la preghiera di parteciparvi per poi diffondere l’evento mediatico. Nonostante la fredda e brutta giornata di vento e pioggia, essendo io un cronista e critico che da sempre segue le vicende del food e del turismo, sono andato alla manifestazione anche se l’idea di infilarmi in una calca di gente in un momento delicato per i contagi del Covid non mi attirava molto. Però la curiosità e la professionalità vincono sempre sulle difficoltà e così mi sono caricato, preparato e sono andato. Vedendo l’apparato di sicurezza di Polizia e Carabinieri che presidiavano l’accesso alla piazza, mi aspettavo una folla giustamente arrabbiata.

Invece, la prima delusione: sì, c’erano molte persone radunate nella metà della grande piazza, tutti rigorosamente con mascherina e distanziati come da protocollo, ma non c’era la folla dei grandi raduni che avrebbe dovuto sollecitare il governo a prendere provvedimenti e a rispettare le promesse fatte al settore. I manifestanti saranno stati circa un migliaio, compresi quelli provenienti da Milano, Mantova, Rimini, Modena e Sicilia con striscioni e cartelli di protesta, ad ascoltare gli oratori che si susseguivano con le loro contestazioni e proposte.

La seconda delusione. Mi aspettavo di vedere e ascoltare quello che avevano da dire sul problema i nostri grandi chef che per la loro genialità e forza pilotano la gastronomia mondiale, i Bottura, i Cracco, i Beck, i Cannavacciolo ecc. Invece mancava qualsiasi rappresentante di quella intrepida pattuglia di undici new-seals della gastronomia italiana, gli chef tristellati che i gastronomi di tutto il mondo ci invidiano e che fanno movimentare i nostri prodotti alimentari e commerciali fuori dai confini nazionali.

la manifestazione romana di mio

E i «100mila guerrieri dove sono finiti?» domandava deluso, dal palco, Walter Regolanti, un noto e intraprendente ristoratore di Anzio che al microfono tuonava: «Siamo dei pecoroni, dei pecoroni. Oggi dovevamo essere 100mila persone unite per fare sistema e contare di più e chiedere al governo che vogliamo risposte e vogliamo dignità, dignità, perché noi domani non ci saremo più». Con la sua loquacità e spirito pratico, Walter è andato giù duro a condannare l’ottusità di chi è mancato all’appuntamento e i presenti con il loro applauso gli hanno dato ragione. 

Dai dati disponibili, a Roma Capitale ci sono oltre 22mila imprese tra bar, ristoranti e stabilimenti balneari. Solo nella regione Lazio circa il 60% del valore aggiunto della filiera agroalimentare viene dal settore della ristorazione: più del doppio del valore generato dall’agricoltura (26,6%) e quattro volte di più da quello generato dall’industria alimentare (15,&%). Di fronte a questi dati si comprende facilmente come questa manifestazione avrebbe potuto essere molto importante per la nascita di un nuovo movimento - non politico - ma di categoria, così come avviene in altri settori, capace far valere le esigenze e le necessità del settore. Occasione mancata e snobbando l’appuntamento si è perso un treno: poi è inutile lagnarsi.  

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