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Boom di offerte per turismo e ristorazione. Ma il personale ancora non si trova

Secondo il portale InfoJobs, le richieste di lavoratori per il settore dell'accoglienza sono aumentate del +97% nel periodo aprile-giugno 2021. In testa, gli addetti alle pulizie seguiti da camerieri e barman. Eppure associazioni di categoria e imprese non riescono a trovare personale adeguato. Il motivo? Stipendi bassi, mansioni poco qualificanti e la concorrenza dei sussidi

Nicola Grolla
di Nicola Grolla
17 luglio 2021 | 05:00
Turismo e ristorazione, boom di offerte di lavoro ma non si trova il personale Boom di offerte per turismo e ristorazione. Ma i professionisti ancora non si trovano

Tutti li vogliono, nessuno li prende (o si fa prendere). Potremmo sintetizzare così la situazione lavorativa di camerieri, cuochi, addetti alle pulizie, pizzaioli, consulenti di viaggio e tutta quella brigata di figure professionali che mancano come l’aria ai settori della ristorazione e del turismo. Non sorprende, quindi, che fra i dati riportati dal portale InfoJobs siano proprio questi profili quelli più richiesti al momento, tanto da mettere a segno un +97% di posizioni aperte (circa 4.500 offerte pubblicate) nel periodo aprile-giugno 2021. Eppure, il mismatch fra domanda e offerta rimane con le associazioni di categoria e le varie imprese che da tempo lamentano la mancanza di personale per ripartire a pieno regime.

 

Addetti alle pulizie, camerieri e baristi le figure più ricercate su InfoJobs

In particolare, i dati InfoJobs mettono al primo posto tra le figure più richieste quella dell’addetto alle pulizie: risorse fondamentali per rispondere alle stringenti normative in termini di pulizie e igienizzazione. Soprattutto all’interno dei pubblici esercizi e degli hotel che, in questo periodo, sono nel pieno della stagione estiva. Sul podio dei lavoratori più ricercati anche camerieri e baristi, posizioni spesso ambite dai giovani per arrotondare la paghetta mentre si è ancora impegnati con lo studio ma anche da professionisti di tutto rispetto che, stagionali o meno, costituiscono l’ossatura di ogni servizio food&beverage. Scorrendo la classifica, troviamo altre figure legate al mondo dei ristoranti: l’addetto alla ristorazione, il cuoco, lo chef, il lavapiatti e il pizzaiolo; tutte figure legate al lavoro dietro le quinte ma di cui non si può fare a meno per far marciare una cucina. Infine, a completare la Top 10 ci sono il consulente di viaggio (colui che, secondo i desiderata del cliente, ha il compito di organizzare la vacanza) e il facchino.

Secondo InfoJobs, nel periodo aprile-giugno le offerte di lavoro per ristorazione e turismo sono crescite del +97% Boom di offerte per turismo e ristorazione. Ma i professionisti ancora non si trovano

Secondo InfoJobs, nel periodo aprile-giugno le offerte di lavoro per ristorazione e turismo sono crescite del +97%

 

Requisito numero uno: conoscere le lingue straniere

Ma quali sono le capacità richieste? Fra le skill elencate da InfoJobs spiccano, innanzitutto, le lingue straniere: l’Inglese domina le richieste soprattutto per baristi (requisito presente nel 18,6% degli annunci) e camerieri (34,7%) che hanno la necessità di accogliere e coccolare al meglio i pochi turisti stranieri che decideranno di trascorrere le proprie vacanze fuori dai confini nazionali. Oltre alle conoscenze linguistiche, i candidati ideali devono essere capaci di adattarsi ai cambiamenti, assistere i clienti in modo impeccabile e condividere uno spirto di squadra utile a lavorare in brigata.

 

Le difficoltà del mondo del lavoro nel 2020 secondo l'Inps

La speranza, ora, è che a rispondere siano i tanti professionisti del settore Horeca che sono stati costretti a rimanere con le mani in mano a causa delle chiusure imposte dalla pandemia. Secondo quanto riportato dall'Insp nel suo XX Rapporto annuale, se nel 2019 gli addetti alle attività dei servizi di alloggio e ristorazione erano 238.811, nel 2020 se ne è perso il 4,1%. Percentuale che si abbassa se si tiene conto dei dipendenti sempre presenti in 12 mesi: dai 142mila del 2019 ai 138mila del 2020; lo zoccolo duro dei professionisti dell’Horeca è rimasto al proprio posto. Il tutto a fronte di una domanda di lavoro che prima e dopo il Covid ha registrato un taglio di 290mila unità per la ristorazione e 96.500 circa per gli alloggi. In particolare, è stato il lavoro stagionale a pagare il prezzo più caro: -33,7% di richiesta durante l’ultimo anno a causa della dinamica a fisarmonica che ha portato a aperture, chiusure, aperture che non hanno permesso a imprese e lavoratori di garantire la sicurezza del servizio.

 

 

Stipendi bassi e sussidi convenienti rallentano il ritorno al lavoro

A suonare l'allarme, però, è la Fipe per cui mancano circa 150mila figure professionali all'interno del macro mondo dei pubblici esercizi. Ma la situazione è davvero generalizzata e trasversale. Dalle discoteche al catering, dagli hotel ai bagnini sulle spiagge è tutta una ricerca di personale. Ma da cosa dipende tutto ciò? Due le principali difficoltà: i bassi salari e la concorrenza dei sussidi. Secondo l’Eurostat, il nostro Paese ha perso nel 2020 oltre 39,2 miliardi di salari e stipendi con un calo del 7,47% sul 2019. Distanze siderali rispetto al -1,92% calcolato nell’Eurozona. Il tutto a fronte di un costo del lavoro che è pari al 46% dello stipendio lordo. Non sorprende, quindi, che soprattutto per le professioni meno qualificate i sussidi garantiti dallo Stato (come il reddito di cittadinanza) offrano una soluzione concorrenziale. Dal momento che il 40% dei lavoratori italiani guadagnano in media meno di 10mila euro all’anno netti, i 9mila euro offerti dal reddito di cittadinanza diventano una tentazione. In particolare per quelle attività lavorative di cui hotel, ristoranti e intrattenimento avrebbero bisogno e che in media vengono remunerate circa 9.820 euro all’anno per un totale di 177 giornate lavorative di media. Sempre su questo fronte, a partire dal 23 marzo e fino al 31 dicembre 2021, c’è da tenere conto anche delle modifiche alla Naspi (sussidio di disoccupazione) il cui accesso è consentito anche a chi non ha lavorato per almeno 30 giornate nell’anno precedente (requisito precedentemente indispensabile) e dal quarto mese in poi la diminuzione del 3% dell’importo è sospesa. 


 

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