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Denunciati

“Falso” menu curato da Cannavacciulo: a processo tre ristoratori nel Ravennate

01 febbraio 2023 | 10:22

Menu di pesce e crudité curato da Antonino Cannavacciulo. Così almeno dicevano in un ristorante di Marina di Ravenna (Ra). Peccato che con lo chef tristellato, volto di come MasterChef Italia, c’entrasse ben poco e ora tre persone sono finite a giudizio con l'accusa di avere indebitamente usato il marchio registrato dal celebre cuoco. Per tutti - come precisato dal Resto del Carlino - il processo per violazione dell'articolo 473 del codice penale partirà a fine mese davanti al Tribunale monocratico di Ravenna.

“Falso” menu di pesce curato da Cannavacciulo: a processo tre ristoratori nel Ravennate

Antonino Cannavacciulo


Pubblicità illecita

Ma ricostruiamo i fatti. Un 63enne di Lumezzane (Brescia) e di due cubani, un uomo e una donna, di 32 e 50 anni residenti a Marina Romea, sul litorale ravennate, in occasione dell'avvio, tra il settembre 2018 e il dicembre 2019, del ristorante di Marina di Ravenna avevano, infatti, diffuso un volantino pubblicizzante la riapertura del locale con menu di pesce e crudité curato da Cannavacciulo. Era poi emerso un camion vela con la gigantografia dello chef accostato al nome del ristorante.


La denuncia di Cannavacciulo

Ad accorgersi del misfatto un’amica di Cannavacciulo. Cannavacciulo, originario di Vico Equense (Napoli) ma residente nel Novarese, aveva incaricato la sua segretaria di fingersi cliente per chiedere informazioni. La successiva telefonata al locale di conferma dei fatti era stata registrata. Così Cannavacciulo aveva sporto denuncia ai carabinieri della Stazione di Orta San Giulio (No).


Gli inquirenti erano poi risaliti alla tipografia a Cesena e ai presunti committenti. Infine, la 32enne, sentita dai carabinieri di Marina di Ravenna coordinati dal Pm Marilù Gattelli, aveva affermato di avere ricevuto quel menu da Cannavacciulo nel 2016 in occasione del programma “Cucine da incubo” quando lei gestiva un ristorante a Suzzara (Mantova), e di avere pensato che si potesse usare per fare pubblicità.

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