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Carne, la garanzia del marchio Igp: tutela la modalità di allevamento

04 febbraio 2021 | 11:31

Nel 2020, complice il lockdown, i consumi alimentari degli italiani si sono dovuti orientare sul domestico con l’Horeca sigillato per mesi. Per quanto riguarda la carne, hanno interessato le carni avicole, con pollo e tacchino che hanno fatto un balzo del 10,7% in valore, e quelle suine che sono schizzate al +15%. Crescita invece a una cifra per i bovini, che si sono attestati al 6,4%.

Carne, la garanzia del marchio Igp  Tutela la modalità di allevamento

Attraverso il marchio si certifica lo stretto legame tra la razza e il territorio, la tradizione e le modalità di allevamento

D’altro canto, una carne di pregio come la scottona ha continuato a crescere con un incremento del 24% in valore. Le tendenze di consumo si sono divaricate favorendo per un verso i prodotti a prezzo più conveniente e per l’altro l’alto di gamma, sempre più correlato al territorio e al benessere dell’animale.

A dicembre 2019 erano censiti 2,4 milioni di bovini da carne, in 100mila allevamenti in prevalenza tra Piemonte, Veneto e Lombardia. Ma la produzione nazionale è in grado di coprire solo il 55% della domanda e le importazioni sono quindi necessarie. Prima del Covid la ristorazione, anche per diversificare l’offerta, si rivolgeva ai prodotti premium di importazione in parallelo alla ricerca tra le nostre numerose razze di pregio. Razze che rappresentano una filiera virtuosa certificata dal marchio Igp.

Carne, la garanzia del marchio Igp  Tutela la modalità di allevamento
Vitellone bianco dell’Appennino centrale di razza Chianina

Dove ci sono gli allevamenti c’è una presenza umana che si prende cura del territorio
«Il marchio Igp - ha dichiarato Andrea Petrini, direttore del Consorzio del Vitellone bianco dell’Appennino centrale - tutela la carne di bovini di razza Chianina, Marchigiana o Romagnola nati e allevati nell’area tipica di produzione, in allevamenti aderenti al sistema di certificazione, svezzati a latte materno e allevati secondo specifiche condizioni stabilite dal disciplinare. Si tratta prevalentemente di animali allevati per diversi mesi al pascolo, in piccole aziende distribuite in un territorio marginale come quello dell’Appennino centrale. Il disciplinare norma ogni fase della filiera, dalle caratteristiche dei foraggi, esclusivamente di produzione locale, alle modalità di lavorazione e alla vendita della carne. Il marchio è riconosciuto dal 1998 ed è stato richiesto dai produttori per tutelare un prodotto tradizionale del territorio. Questo tipo di allevamento, prevalentemente estensivo, è molto più costoso dell’allevamento intensivo basato su grandi numeri, ma garantisce una diversa qualità delle carni che dipende per il 50% circa dalla razza dell’animale e per il restante 50% dalle condizioni di allevamento e lavorazione. Quando si parla di Chianina, per esempio, si indica solo una razza, ma può anche essere importata da qualsiasi parte del mondo. È solo attraverso il marchio Igp Vitellone bianco dell’Appennino centrale che si certifica lo stretto legame tra la razza e il territorio, la tradizione e le modalità tipiche di allevamento e di alimentazione. Non dimentichiamo poi anche l’aspetto sociale svolto dagli allevamenti estensivi legati soprattutto alle zone marginali: dove ci sono gli allevamenti, c’è una presenza umana che si prende cura del territorio e contrasta i problemi legati all’abbandono, come il dissesto idrogeologico».

Carne, la garanzia del marchio Igp  Tutela la modalità di allevamento
La carne di pregio ha continuato a crescere in valore

Vitellone bianco dell’Appennino centrale: una nicchia consolidata
«Oggi la ristorazione e le mense scolastiche assorbono una fetta significativa della produzione - aggiunge Petrini - possiamo dire che si tratta di una nicchia consolidata, molto importante per il territorio: la carne a marchio Vitellone bianco dell’Appennino centrale rappresenta poco più dell’1% delle macellazioni di bovini che hanno luogo in Italia ogni anno, ma raccoglie quasi il 90% dei bovini delle tre razze tipiche, allevati nel Centro-Sud Italia».

Al supermercato, di contro, il ventaglio di scelta e di prezzo è molto ampio. Al consumatore vengono date mille informazioni, ma non tutte quelle necessarie a fornire il quadro completo. L’etichetta deve riportare quelle relative al luogo di nascita, all’allevamento e alla macellazione, ma non sono sempre presenti indicazioni chiare sulle modalità di allevamento (estensivo o intensivo).

Per informazioni: www.vitellonebianco.it

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