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San Francisco a tavola: tre ristoranti che raccontano le sfumature della città

Dalla cucina californiana che dialoga con l’Europa al fine dining indipendente, fino al brunch mediterraneo: tavole diverse che mostrano come la città traduca le proprie contaminazioni culturali in esperienze a tavola capaci di raccontare quartieri, comunità e nuovi linguaggi del gusto

Paolo Porfidio
di Paolo Porfidio
Head sommelier Terrazza Gallia
25 settembre 2025 | 15:16
San Francisco a tavola: tre ristoranti che raccontano le sfumature della città

San Francisco, città statunitense di circa sette milioni di abitanti nel nord della California, è un crocevia di culture, innovazioni e sogni gastronomici. Una città dove la creatività trova casa nei piatti e l’eleganza si esprime in gesti, materie prime e narrazioni culinarie. In questo scenario effervescente, Sorrel, 7 Adams e Dalida si affermano come alcune delle più alte espressioni dell’alta cucina contemporanea: luoghi in cui il talento incontra la terra, e ogni esperienza si trasforma in racconto.

San Francisco: quartieri, simboli e nuove icone

Prima di passare ai ristoranti, conviene percorrere San Francisco come se fosse un itinerario a più tappe. La città, nata nel 1776 come presidio spagnolo e poi travolta dalla corsa all’oro del 1849, ha sempre vissuto di stratificazioni: storiche, sociali, architettoniche. Ancora oggi ogni quartiere sembra raccontare un’epoca diversa. Si parte da Chinatown, la più antica d’America, con i mercati di pesce e spezie che testimoniano una presenza radicata da oltre un secolo e mezzo. Pochi isolati più in là, North Beach conserva le tracce della comunità italiana e i caffè che furono punto d’incontro della Beat Generation. Nel Mission District, invece, i murales colorati raccontano una San Francisco più politica e popolare, legata alle lotte della comunità latina.

San Francisco a tavola: tre ristoranti che raccontano le sfumature della città

La città di San Francisco è nata nel 1776

Salendo verso Russian Hill si incontra Lombard Street, la strada “serpentina” che incarna la geografia irregolare della città. Da lì si scende al Fisherman’s Wharf, con i leoni marini del Pier 39 e il richiamo ai pescatori che hanno modellato l’anima portuale della baia. Non lontano, il Ferry Building è oggi luogo simbolo della cultura gastronomica: mercato agricolo, botteghe artigiane, produttori locali che anticipano tendenze e visioni. Il percorso continua con la parte iconica: il Golden Gate Bridge, porta d’ingresso alla contea di Marin, e l’isola di Alcatraz, ex prigione oggi museo.

La città contemporanea ha però nuovi poli. Uno dei più emblematici è il Chase Center, l’arena che ospita i Golden State Warriors (squadra di basket locale) e che in pochi anni è diventata un hub culturale, tra sport, concerti ed eventi. Lungo l’Embarcadero, la struttura segna il legame di San Francisco con una dimensione globale, capace di mescolare intrattenimento, architettura e comunità. Infine i parchi: dal Golden Gate Park, vero polmone verde, fino a Crissy Field, dove il rapporto con l’oceano si misura con il ritmo delle maree e delle giornate di vento. Sono luoghi che restituiscono la natura conviviale della città, spazi aperti che preparano lo sguardo al dialogo tra urbanità e paesaggio.

Tre ristoranti da provare a San Francisco

1) Sorrel: il giardino sospeso di Presidio Heights

Dopo aver attraversato i quartieri e i simboli che definiscono San Francisco, l’itinerario gastronomico trova in Sorrel una delle sue tappe più significative. Nel quartiere elegante di Presidio Heights, il ristorante si presenta come un rifugio urbano dove natura, tecnica e visione si incontrano. Lo chef Alexander Hong, con esperienze da Jean-Georges e Quince, firma una cucina libera ma rigorosa, che intreccia la cultura californiana con ispirazioni europee, in particolare italiane e francesi. Sorrel è uno dei pochi ristoranti a San Francisco con un proprio rooftop garden, da cui lo chef e la sua squadra raccolgono quotidianamente erbe, fiori e ortaggi utilizzati nei piatti. Questa attenzione per la materia prima, coltivata in loco, dona ai menu una vitalità autentica, fatta di stagioni, sfumature e sensibilità. Il menu degustazione - fluido e ispirato - propone piatti come il crudo di Hiramasa con lime yuzu e olio al basilico thai, le tagliatelle di pasta fresca all’aragosta con bottarga di trota, e l’anatra dry-aged con purea di cachi e demi-glace al Porto.

San Francisco a tavola: tre ristoranti che raccontano le sfumature della città

Sorrel: la cucina californiana che guarda all’Europa

Ogni portata racconta un’idea precisa, un’emozione misurata, un gesto d’autore. La carta vini è tra le più ambiziose della città. I grandi terroir francesi - Borgogna, Champagne, Alsazia - convivono con etichette californiane indipendenti, spesso biodinamiche o da viticoltura di precisione. Il risultato è una selezione colta e affascinante, perfetta per tracciare parallelismi tra Vecchio e Nuovo Mondo. Fondamentale il ruolo del sommelier, Thomas Renshaw, la cui maestria trasforma ogni abbinamento in un’esperienza su misura. Con grande empatia, accompagna l’ospite attraverso percorsi di degustazione che valorizzano i piatti e svelano piccole perle enologiche, creando un’atmosfera intima e raffinata. Sorrel è una di quelle esperienze che ti restano addosso: per la bellezza degli spazi, la delicatezza del servizio, la profondità della proposta. È un ristorante che parla a chi cerca autenticità e visione, dove ogni dettaglio è pensato per emozionare.

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2) 7 Adams: la nuova voce del fine dining a Hayes Valley

Dopo l’eleganza raccolta di Presidio Heights, il percorso gastronomico si sposta nel vivace quartiere di Hayes Valley, dove 7 Adams rappresenta il volto più fresco e immediato della scena fine dining di San Francisco. È il manifesto di una nuova generazione di ristoranti: umani, essenziali, profondamente connessi con il territorio. Il progetto nasce dalla sinergia tra David e Serena Fisher, coppia nella vita e nell’arte, entrambi con esperienze in ristoranti stellati prima di aprire il loro spazio personale. 7 Adams si è rapidamente affermato come uno degli indirizzi più originali e premiati della scena gastronomica californiana. David Fisher, in particolare, ha ricevuto riconoscimenti da guide e critici per la sua capacità di coniugare tecnica e spontaneità. Ogni piatto è una sintesi poetica di ciò che la natura offre, con tocchi di modernità e tanta personalità.

San Francisco a tavola: tre ristoranti che raccontano le sfumature della città

7 Adams: la nuova voce del fine dining ad Hayes Valley

Il menu, costruito intorno a prodotti locali e stagionali, include creazioni come il risotto mantecato al limone Meyer e ricci di mare, il granchio del Dungeness con caviale e beurre blanc alle erbe, e la straordinaria costoletta di agnello affumicata con yogurt di capra e sumac. Fiore all’occhiello del ristorante è la carta dei vini, intelligente, personale e sorprendente. Spazia da referenze naturali californiane, spesso di piccoli produttori, fino a classici europei con forte identità territoriale. Il sommelier - spesso uno dei due fondatori stessi - è presenza attenta e sensibile, capace di creare abbinamenti sorprendenti e dialogare con l’ospite in modo diretto e naturale. 7 Adams è un’esperienza che nutre, nel senso più profondo del termine. Non solo per quello che porta al palato, ma per l’energia che trasmette, la passione che si respira, la cura che si percepisce in ogni gesto. È uno di quei ristoranti che raccontano perché vale la pena viaggiare, esplorare e lasciarsi guidare dalla bellezza della cucina contemporanea.

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3) Dalida: il brunch mediterraneo che conquista San Francisco

Dopo Presidio Heights e Hayes Valley, il percorso si conclude a pochi passi dal Golden Gate, dove Dalida si rivela come un invito irresistibile al piacere. Le famiglie giocano con gli aquiloni nei parchi vicini, il cielo è terso, e nell’aria si diffonde un profumo inconfondibile di pane appena sfornato, spezie esotiche e caffè filtrato. Sei a San Francisco, eppure - varcando la soglia di Dalida - ti sembra di essere a casa. O meglio: in una casa ideale, dove l’ospitalità è calore, il cibo è cultura, e il brunch diventa un rito. Nel cuore della città, Dalida è una celebrazione della convivialità, dei sapori mediterranei e della creatività californiana. Il ristorante, guidato dalla coppia di chef Laura e Sayat Ozylmaz, ha conquistato rapidamente i cuori degli abitanti della città (e non solo) grazie a un brunch domenicale che è diventato un appuntamento cult per buongustai e appassionati di cucina contemporanea.

San Francisco a tavola: tre ristoranti che raccontano le sfumature della città

Dalida: il brunch tra Mediterraneo e California

Il menu del brunch riflette l’identità solare del locale: shakshuka al forno con pomodori confit e feta cremosa, uova alla turca con labneh e olio al peperoncino affumicato, french toast alla halva con tahini caramel e il celebre hummus di ceci neri con za’atar e pane pita fatto in casa. Ma sono le ostriche oceaniche locali, servite su ghiaccio con vinaigrette agrumata al limone Meyer e scalogno, a conquistare per freschezza, mineralità e precisione. Tra le crudité di pesce freschissime, brillano la ricciola californiana marinata con coriandolo fresco e olio di harissa, il crudo di gambero selvatico con yogurt al lime e bottarga di muggine, e il tonno pinna gialla al za’atar con melograno e menta, piatti capaci di fondere semplicità visiva con profondità gustativa, offrendo un vero inno al mare. Ma Dalida si distingue anche per la qualità della proposta beverage.

San Francisco a tavola: tre ristoranti che raccontano le sfumature della città

Dalida: San Francisco a tavola con accento mediterraneo

Il sommelier residente, con spirito curioso e palato raffinato, ha costruito una carta vini che arricchisce ogni portata, trasformando ogni brunch in un percorso gustativo completo. La selezione spazia da bottiglie artigianali californiane a chicche del bacino mediterraneo - Grecia, Libano, Israele - con una predilezione per vitigni autoctoni, vinificazioni in anfora e produzioni sostenibili. I calici suggeriti sono sempre pensati per esaltare le sfumature aromatiche dei piatti, dal profumo speziato dell’harissa alla dolcezza agrumata del melograno. Accanto ai vini, non mancano mocktail floreali, cocktail a base di arak e tè speziati, pensati per abbinarsi con precisione al menu e accompagnare ogni ospite in un’esperienza sensoriale armoniosa. Il servizio è sorridente e preciso, con uno staff appassionato che accompagna ogni tavolo con cura e racconto. L’atmosfera, luminosa e conviviale, si riflette nei dettagli degli arredi, nei piatti da condividere, nella musica di sottofondo che invita a restare. Dalida è molto più di un brunch: è un piccolo tempio del gusto che racconta il Mediterraneo con accento californiano. Un’esperienza da vivere almeno una volta, che lascia il desiderio immediato di tornare.

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