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Montefalco, Colli del Trasimeno e Torgiano: i vini emblema dell’Umbria

Vincenzo D’Antonio
di Vincenzo D’Antonio
08 giugno 2022 | 12:06

Concetto più volte espresso e ribadito ma come suole dirsi: repetita iuvant! E allora, di ciò ancora più persuasi dopo radiose e meticolose visite effettuate a mo’ di sopralluoghi, si riafferma che l’Umbria è davvero il cuore della nostra meravigliosa area mediterranea. Qualora si volesse eccepire che non si definisce cuore di un’area mediterranea un territorio che non ha in sé l’elemento acqua, ben pronti si porta la testimonianza del lago Trasimeno, questo gioiellino incastonato là dove l’Umbria, al suo Ovest guardando, lambisce la Toscana. Sorta di cerniera per superficie tra i minuscoli laghi del confinante Lazio e dei laghi ben più estesi del nord: Verbano, Lario e Benaco. Le colline circostanti il lago Trasimeno sono la dolce testimonianza dell’area mediterranea: qui all’ulivo si abbraccia la vite. E qui la vite ha una lunga storia.

Le vigne nella zona del lago Trasimeno Montefalco, Colli del Trasimeno e Torgiano: i vini emblema dell’Umbria

Le vigne nella zona del lago Trasimeno


Paradiso per la vite e l’ulivo

Luogo della battaglia del giugno 217 a.C. tra i Romani e i Cartaginesi di Annibale, scontro cruciale della seconda guerra punica, questa parte di territorio umbro è stata per molto tempo abitata dal popolo etrusco. È infatti a questa popolazione che si può risalire cercando le origini della viticoltura locale. La conformazione delle colline, la ridotta superficie pianeggiante e soprattutto la presenza del lago hanno dato vita a un terroir che rende l’area del Trasimeno particolarmente vocata alla coltivazione della vite e dell'olivo.


La Doc Colli del Trasimeno

Il ben funzionante Consorzio tutela vini Doc Colli del Trasimeno, nato nel gennaio 1997 consente ai quindici soci di lavorare in sinergia per uno scopo comune: valorizzare le produzioni a denominazione d’origine controllata dell’area attorno al lago Trasimeno e incentivarne la certificazione. Le bottiglie certificate dal Consorzio negli ultimi tre anni sfiorano il milione. Il consorzio è egregiamente presieduto da Emanuele Bizzi.


La zona di produzione della Doc Trasimeno comprende per intero i comuni di Castiglione del Lago, Magione, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno e Tuoro sul Trasimeno e parte dei Comuni di Città della Pieve, Corciano, Perugia e Piegaro.


Il Trasimeno Gamay

Meritoriamente, permeati da fulgida vision, da alcuni anni il Consorzio sta lavorando alla riscoperta del vitigno autoctono Trasimeno Gamay. Autoctono o alloctono? Forte il desiderio di utilizzare il caso del Trasimeno Gamay per porsi interrogativo che dovrebbe coinvolgere gli addetti alla vitivinicoltura e poi, per propagazione, i tantissimi appassionati di vino. La domanda verterebbe sul senso da dare oggi, nel mondo globalizzato, alla dicotomia solo apparente tra vitigno autoctono e vitigno alloctono. E il Trasimeno Gamay, appunto, ne è testimonianza. Il Trasimeno Gamay è un vitigno a bacca rossa introdotto nella zona del Trasimeno nel XVI secolo, durante la dominazione spagnola.

I vini della Doc Colli del Trasimeno Montefalco, Colli del Trasimeno e Torgiano: i vini emblema dell’Umbria

I vini della Doc Colli del Trasimeno


Il Trasimeno Gamay fa parte della famiglia della grenache ed è lo stesso vitigno da cui derivano il Cannonau sardo, la Granaccia ligure e il Tai rosso dei Colli Berici. Ergo, è alloctono oppure è autoctono?! Il Trasimeno Gamay Doc si presenta di un colore rosso rubino luminoso, di media trasparenza e con sfumature che possono andare dal granato al violaceo fino al blu. Il profumo è intenso e fruttato, dominato da sentori di frutti a bacca rossa come lampone, amarena e mirtilli; in alcuni casi si riconoscono aromi di cacao. Molto interessanti per quanto ben riusciti i tentativi di realizzare vini a base Trasimeno Gamay nella variante rosata. Attualmente la superficie coltivata a Trasimeno Gamay è di soli 30 ettari. Oltre al Trasimeno Gamay Doc, il consorzio tende a valorizzare anche il rosso Sangiovese ed il bianco Grechetto.


La Docg Torgiano Rosso Riserva

E dal Trasimeno ci si sposta a Torgiano. Qui impera ben meritatamente da oltre 30 anni la Docg Torgiano Rosso Riserva. Già nel 1968 il riconoscimento Doc premiava, nei caratteri distintivi dei vini, la qualità, la tradizione e l’innovazione; nel 1978 alla Doc Bianco di Torgiano e Rosso di Torgiano se ne aggiunse un’altra per il Torgiano Rosso Riserva, ed è da questa che, dodici anni dopo nell’anno 1990, scaturì la Docg Torgiano Rosso Riserva.

Vigna Monticchio, Torgiano Montefalco, Colli del Trasimeno e Torgiano: i vini emblema dell’Umbria

Vigna Monticchio, Torgiano


Parallelo con le Docg irpine

Qui ci sia consentito un parallelo con un’analoga storia vissuta in Irpinia. Se non ci fosse stato il compianto Antonio Mastroberardino, oggi molto probabilmente l’Irpinia non si gioverebbe delle sue tre Docg: Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Taurasi. Se in Umbria non ci fosse stato Giorgio Lungarotti, imprenditore illuminato convinto che il futuro del vino umbro doveva legarsi alla qualità e alle potenzialità dello specifico territorio, oggi non ci sarebbe la Docg Torgiano Rosso Riserva. Negli anni, i viticoltori della zona ne seguirono esempio e consigli nella selezione di vitigni e nella lavorazione della terra ed oggi 20 viticoltori e tre produttori imbottigliatori - Lungarotti, Tenute Baldo e Terre Margaritelli continuano con impegno la strada intrapresa tenendosi al passo con la ricerca e le innovazioni che fanno grandi questi vini. Quasi una denominazione di nicchia, ma con il pregio di una grande riconoscibilità. Il Torgiano Rosso Riserva è fatto con uve Sangiovese con i marchi Rubesco Riserva Vigna Monticchio (Lungarotti), Spirito della Vite (Tenute Baldo), Pictoricius (Terre Margaritelli).


La prova

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio Docg 2017 è fatto da Lungarotti in numero di 40mila bottiglie, da sole uve sangiovese. È un sontuoso vino rosso di grande struttura ed eleganza da lungo invecchiamento. Rubesco, marchio Lungarotti, trae origine dal verbo latino rubescere che significa arrossire di gioia. E qui, in meditata degustazione con gli appropriati abbinamenti (tra tutti i grandi formaggi stagionati, davvero si arrossisce di gioia.


Spirito della Vite è ottenuto da tre vitigni: Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon, dopo un’accurata selezione dei migliori grappoli. In cantina affinamento di 24 mesi in barrique francesi su fecce fini, poi ulteriore affinamento in acciaio e poi ancora 12 mesi di bottiglia.
Siamo ad alti livelli.


Pictoricius (omaggio a Pinturicchio) da sole uve sangiovese, è il piccolo capolavoro di Terre Margaritelli. Poco più di un migliaio le bottiglie prodotte. Intriganti quei riflessi granati all’occhio e quel sentore di ambra al naso. Ha grande struttura e abbinamento di elezione con funghi porcini e con cacciagione.


I “campioni” dell’Umbria

Ci sia consentita una chiusura affabulata. La squadra di calcio Umbria, per meriti acquisiti e per manifesta potenzialità, è stata iscritta alla Champions League.


È tutto un darsi da fare nella società (gli stakeholders pubblici e privati) e nella squadra. C’è sia entusiasmo e sia il timore dell’inadeguatezza.
Prima cosa importante: nessuno scollamento, anzi piena sintonia tra società e squadra. Ma la squadra come si allestisce, come viene messa in campo? Non dimentichiamo che si gioca in trasferta con pubblico abituato al buon calcio e competente, molto competente. Il coach ha i suoi problemi, non vi è dubbio.


Prende atto che ci sono due fuoriclasse che devono stare in campo e fungere entrambi da registi con licenza, per non dire obbligo, di fare goal affinché la squadra vinca: sia registi che attaccanti e, nello spogliatoio, leader dei validi giocatori, tutti chi più e chi meno, ancora giovani.
E poi si scopre che il coach a questi due campioni chiede di dare una mano anche in difesa, per la serie: prima non prenderle, ovvero assolutamente presidiare i mercati e non perdere quote!


Ecco, i due fuoriclasse, quelli che concorrono fortemente a fare risultato, a rendere forte e autorevole in campo la squadra Umbria sono Montefalco Sagrantino e Torgiano Rosso Riserva. Sono entrambi apprezzati dal pubblico, ricevono applausi a scena aperta per le loro formidabili giocate.

 


E gli altri giocatori? Bravi, tutti attinti dalla cantera, ovvero dal vivaio, tutti cresciuti in casa. Hanno talento ma possono intimidirsi o, peggio, venire sottovalutati se non indossano con orgoglio la loro maglietta sulla quale è scritto Umbria, con i loghi bene accetti di qualche autorevole sponsor.


Giovani calciatori a cui trovare la migliore disposizione in campo. Alcuni sono veloci, si pensi al Trebbiano Spoletino, altri hanno carattere e possono essere jolly, si pensi al Grechetto, altri ancora sono in grado di guizzi da applauso, si pensi ai rosati da Trasimeno Gramay, altri ancora sono tenaci e sanno stare anche in panchina e poi essere sempre pronti ad entrare in campo, si pensi al Montefalco Rosso.
Finisce qui l’affabulazione.


Ma non finisce qui, anzi deve ancora cominciare la metabolizzazione del concetto di squadra Umbria. Squadra e società. Perché l’Umbria è al centro dell’area mediterranea e un dono così grande non lo si spreca, bensì lo si valorizza a beneficio di tutta la comunità.

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