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Anteprima Montefalco Sagrantino, vendemmia 2018 da quattro stelle

Esito finale: un’armonica sintesi tra la vendemmia 2016 giudicata eccezionale (5 stelle) e la vendemmia 2017 giudicata pregevole (3 stelle). La vendemmia 2018 ha avuto un punteggio 92/100

di Vincenzo D’Antonio
 
28 maggio 2022 | 12:26

Anteprima Montefalco Sagrantino, vendemmia 2018 da quattro stelle

Esito finale: un’armonica sintesi tra la vendemmia 2016 giudicata eccezionale (5 stelle) e la vendemmia 2017 giudicata pregevole (3 stelle). La vendemmia 2018 ha avuto un punteggio 92/100

di Vincenzo D’Antonio
28 maggio 2022 | 12:26
 

Montefalco Sagrantino: 30 anni di Docg. Una responsabilità, oltre che un grande merito. Montefalco (Pg) è a buona ragione definita la ringhiera dell’Umbria. Dalla ringhiera la vista spazia su buona parte della regione e ciò che non si vede con gli occhi, perché troppo lontano, perché nascosto dai monti e dai colli, è comunque visibile con il cuore.

In degustazione l'annata 2018 Anteprima Montefalco Sagrantino, vendemmia 2018 da quattro stelle

In degustazione l‘annata 2018. Fonte: Facebook


Un luogo unico tra viti e ulivi

Francesco e Chiara, ma anche Jacopone, Benozzo Gozzolo e il Perugino, sono ben presenti e permeano con suadenza lo stile di vita della gente umbra.


Dalla ringhiera, laddove appezzamenti estesi, laddove piccole macchie con differenti tonalità di quel verde che è il colore dominante dell’Umbria, uliveti e vigneti. L’ulivo e la vite ovunque. Di rado separati, sovente in solare abbraccio, in dolce sintonia. E con questa costante presenza dell’ulivo e della vite c’è ancora chi, dalla geografia politica lasciandosi ingabbiare, senza leggere la carta fisica che adeguatamente mostra l’Appennino umbro-marchigiano, non individua l’Umbria come area mediterranea. Ma certo che sì! L’Umbria è area mediterranea, con i suoi ulivi e i suoi vigneti. Diciamo meglio: l’Umbria è il cuore verde dell’area mediterranea. Questo posizionamento è opportuno che divenga coscienza degli umbri: la centralità della regione nell’area mediterranea. Se il discorso non ci conducesse lontano, fuorviando dal tema del Sagrantino, faremmo cenno alle grandi opportunità che l’Umbria trova nelle varie misure del Pnrr.


Montefalco Sagrantino, tra i simboli del territorio

I vini di pregio hanno grande importanza nell’economia della regione. Due le Docg: Montefalco Sagrantino e Torgiano Rosso Riserva. Ripromettendoci di raccontare nel tempo breve del Torgiano Rosso Riserva, facciamo qui focus sul Montefalco Sagrantino Docg, che in termini di volumi costituisce l’8% circa dei vini Dop (Dop = Doc + Docg). Un accennato quadro sinottico onde, come è regola che accada, siano i numeri sinteticamente esposti a fornire la chiave di lettura dell’evolvente scenario.


Alla nascita, esattamente 30 anni fa, nell’anno 1992, i vigneti di Sagrantino avevano una superficie complessiva di 66 ettari. Oggi siamo al cospetto di una crescita del 600% circa: 390 ettari. Considerazione scaturente: quanti vigneti in più rispetto a 30 anni, con quanto ne consegue in termini di paesaggio, di riposizionamento di altre coltivazioni agricole, di mutamento dell’economia mediante indotto, ed altro ancora; ma anche… mica si potrà crescere ancora in termini di espansione delle superfici complessive dei vigneti; sì, si potrà, ma con progressioni lievi e comunque certamente molto inferiori a quelle dei decenni passati. Ergo, spinta ulteriore, tanto opportuna quanto gratificante in tutti i sensi, su un ulteriore incremento della qualità.


Qualità altissima

La qualità del Montefalco Sagrantino Docg è altissima. Se solo la smettesse di considerarsi un grande rosso, ma non un grandissimo… vuoi mettere il Barolo, vuoi mettere l’Amarone della Valpolicella, vuoi mettere il Brunello di Montalcino; ecco se i vitivinicoltori del Montefalco Sagrantino Docg fossero i primi ad avere contezza del pregio assoluto del loro vino, lo scenario, poste doverose assunzioni di responsabilità, volgerebbe a positivo mutamento. Ne parliamo in seguito.


I numeri

A inizio secolo XXI, insomma venti anni fa circa, l’ammontare complessivo delle bottiglie di Montefalco Sagrantino Docg era di circa 660mila. In anno 2021 siamo a circa 1.135mila bottiglie. Praticamente si ripropone la considerazione precedente fatta a proposito delle superfici vitate: tutto molto bene, ma è ovvio che non è che il numero delle bottiglie possa ancora crescere a questi ritmi. Magari si può anche tornare ai livelli del 2019 quando il numero complessivo di bottiglie rasentò i 2milioni, ma non è che si potrà andare oltre questo limite funzione di capability di vigneto e, almeno al momento, di struttura di cantina. Diciamo che 2milioni di bottiglie è soglia perfetta. Totale dei viticoltori: 118.

Un territorio unico Anteprima Montefalco Sagrantino, vendemmia 2018 da quattro stelle

Un territorio unico


Il Passito

La quota del Passito è il 3%. Poco? Poco per forza! Innanzitutto, perché il 3% costituisce limite di sopravvivenza della specie e poi perché se non si riposiziona il Passito, se non si racconta che il Sagrantino Passito, il vino della “sagrestia” (da qui Sagrantino) era il tutto pasto della domenica e se non si racconta cosa erano le pietanze del pranzo domenicale, il Montefalco Sagrantino Passito Docg colpevolmente smarrisce la sua unicità e diviene un pregevole Passito qualsiasi. Suvvia, la peculiarità del Montefalco Sagrantino Passito Docg non può essere il suo colore, un passito rosso in mezzo a tanti passiti gialli, ma ben altro: il vino da tutto pasto quando il pasto è quello sontuoso dei giorni di festa sul desco delle famiglie umbre.


La quota export è del 35%. Prevalente tra i mercati esteri, gli Usa che da soli costituiscono il 13% del Montefalco Sagrantino Docg esportato. I produttori, nell’impostare le loro strategie commerciali, hanno ben presente la commutazione paradigmatica che sta attraversando, concausa la pandemia, il mondo del vino: da mercato del venditore a mercato del buyer. Insomma, il vino non si vende, bensì il vino si compra. Sembra una sottigliezza sofistica ed invece è cambiamento di grande importanza con quanto ne consegue in termini di presenza sulle piattaforme di e-commerce e di relazioni sui social media.


All’assaggio della vendemmia 2018

Ci sia consentito calembour di acronimo. Parliamo del Pil del Montefalco Sagrantino Docg. Oddio, ci si addentra nei meandri dell’economia. Sì, magari anche sì, ma per intanto qui Pil sta per Potenza – Intensità – Longevità di questo vino. Potente per la sua alcolicità e per i suoi aromi molto accentuati. Intenso per la sua gradevolissima intensità olfattiva. Longevo per quanto sono almeno quattro gli anni di affinamento tra legno e bottiglia.


E difatti l’Anteprima svoltasi la scorsa settimana a Montefalco poneva all’assaggio la vendemmia 2018. Esito finale delle degustazioni effettuare dagli esperti, un’armonica sintesi tra la vendemmia 2016 giudicata eccezionale (5 stelle) e la vendemmia 2017 giudicata pregevole (3 stelle). Difatti, la vendemmia 2018 degustata ha avuto giudizio finale ufficiale 4 stelle con punteggio 92/100.


Il Consorzio

Il Consorzio Tutela Vini Montefalco è presieduto da Giampaolo Tabarrini. In Umbria vi sono altri Consorzi: Torgiano, Orvieto, Trasimeno. Buona notizia: costoro cooperano, non soltanto ai fini della promozione mediante mirati press tour destinati alla stampa specializzata, addivenendo così a “Umbria in Anteprima”, ma anche mettendo capo a modifiche di disciplinare volte ad ufficializzare l’indicazione territoriale Umbria da apporre in etichetta: era ora!

 


Trent’anni di Docg e il futuro?

Trent’anni di Docg, si diceva in apertura e qui a concludere si ribadisce. Ecco, e cosa ci si aspetta da un prode, validissimo trentenne? Che si continui a godere la vita, così a conseguirne che ne abiliti godimento anche ai bevitori, innanzitutto. E poi? E poi un’assunzione di responsabilità, la seguente.


La L di Longevità nell’ambito dell’acronimo Pil. Non sapremmo dire se ci vuole più ardimento a farlo o a non farlo! Sì, si tratta di portare a cinque, con modifica al disciplinare, gli anni di affinamento obbligatorio minimo tra legno e bottiglia (probabilmente più bottiglia che legno) del Montefalco Sagrantino Docg. Vi è situazione paradossale che abilita riflessione: de facto è già così, però… Però cosa? Quasi tutti i produttori già fanno così e allora perché non rendere de iure il de facto? Nell’immediato, ma parliamo di un paio di vendemmie, certo ci sarebbero disagi di stoccaggio, problemi di cantina. Ci sarebbero e non vanno taciuti. Ma nel termine medio i bevitori verrebbero messi nelle condizioni di gioire di un vino che incrementa ulteriormente la sua pregevolezza organolettica.

Gnocchetti al Sagrantino Anteprima Montefalco Sagrantino, vendemmia 2018 da quattro stelle

Gnocchetti al Sagrantino


Obiezione: ma costerebbe di più! Certo che sì! Ma deve costare di più e quindi in trasferimento da costing a pricing, deve avere un prezzo superiore all’attuale. Qui il Pil cessa di essere acronimo originale e torna ad essere il misuratore dei valori dell’economia. Di quanto si incrementerebbe il Pil innescato dal Montefalco Sagrantino Docg con suo benefico fall-out sul territorio? Quanto giovamento traggono da un pricing di certo non modico dei loro vini eponimi il territorio del Barolo, il territorio della Valpolicella, il territorio di Montalcino? E, attenzione, di quanto si eleva la qualità dei servizi di hospitality erogati in quelle aree ad un turismo che si auto seleziona? Lo slogan Montefalco: terra per il vino, è valevole, veritiero, efficace. Proviamo ad ampliarlo in sapiente commutazione: Montefalco: vino per il territorio.


È il vino che diviene abilitatore di una ancora migliore qualità della vita nel territorio, così attraendo coloro che potrebbero diventare i nuovi residenti e così attraendo i nuovi flussi turistici alto spendenti che alla nightlife vacanziera preferiscono il comfort della villeggiatura, le piacevolezze dell’enogastronomia umbra e del vero turismo green. Umbria, cuore verde del Mediterraneo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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