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Terre d’Oltrepò nella bufera: usare il Tfr dei dipendenti per salvare la cantina?

L’assemblea dei dipendenti ha riportato al centro del dibattito una questione molto delicata: la possibilità di utilizzare, in via temporanea, il Tfr dei lavoratori per far fronte ai debiti della cooperativa. Una misura estrema che mette in luce la fragilità finanziaria e le tensioni sociali che attraversano oggi l’Oltrepò vitivinicolo

Stefano Calvi
di Stefano Calvi
03 novembre 2025 | 17:24
Usare il Tfr per salvare la cantina? La proposta che spacca Terre d’Oltrepò

Si è tenuta, come da programma, l’assemblea sindacale dei dipendenti della cooperativa Terre d’Oltrepò, realtà storica della viticoltura oltrepadana oggi in grave difficoltà. In apertura è stato affrontato uno dei temi che negli ultimi mesi ha suscitato maggiori discussioni tra le maestranze (e non solo): la proposta della gestione commissariale di attingere temporaneamente al Tfr dei dipendenti per far fronte ai debiti con i fornitori, in vista di una possibile stabilizzazione.

La proposta di utilizzo del Tfr e le prime reazioni

La proposta - emersa durante un incontro tra l’amministratore unico della Spa e i sindacati - ha suscitato forti reazioni: ad esempio, la sigla Uil l’ha definita «azzardata» e «priva di elementi concreti». Al momento i sindacati hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni ufficiali, richiamando la delicatezza della questione e la necessità di approfondimenti tecnici

Terre d’Oltrepò nella bufera: usare il Tfr dei dipendenti per salvare la cantina?

L’amministratore unico (nonché commissario “de facto” della società), Giampaolo Cocconi

Nel corso di un incontro precedente con i rappresentanti sindacali, l’amministratore unico (nonché commissario “de facto” della società), Giampaolo Cocconi, aveva illustrato la situazione: la vendemmia è risultata assai al di sotto delle aspettative e, sebbene parte della produzione sia stata smaltita grazie alle giacenze di magazzino, il cash flow è ormai insufficiente per garantire la continuità aziendale. Per questo motivo, ha spiegato, era diventato fondamentale regolarizzare i pagamenti ai fornitori. È in tale contesto che è nata l’ipotesi di usare in via temporanea il Tfr dei dipendenti.

Un segnale della crisi e la necessità di un piano strategico

Alla luce delle difficoltà di liquidità segnalate dall’amministratore unico, la scelta di considerare il Tfr dei dipendenti assume un significato più ampio: si tratterebbe di una misuraestremaper evitare un’interruzione delle attività aziendali e per tutelare, almeno temporaneamente, la continuità della cantina. Naturalmente, tale ipotesi solleva interrogativi di natura legale, contrattuale e sindacale: in primo luogo perché il Tfr è una forma di accantonamento individuale del lavoratore, e quindi richiede che siano salvaguardati i suoi diritti; in secondo luogo perché si tratta di una misura che testimonia la gravità della situazione industriale e finanziaria.

Terre d’Oltrepò nella bufera: usare il Tfr dei dipendenti per salvare la cantina?

Il Tfr diventa simbolo della crisi profonda di Terre d’Oltrepò

L’assemblea di mercoledì conferma che, in presenza di un contesto così complesso, le scelte gestionali assumono un peso particolarmente critico anche sul piano sociale. La proposta di ricorso al Tfr dei dipendenti evidenzia la difficoltà contingente, ma anche l’urgenza di definire un piano strategico che vada oltre le emergenze della liquidità. Il territorio vitivinicolo dell’Oltrepò - e i suoi numerosi soci conferenti - osserva con interesse e preoccupazione: l’esito della vicenda non riguarda soltanto la cantina, ma l’intero comparto.

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