Due donne e un uomo invitano a brindare alle prossime feste con il vino lombardo. Cin cin a un 2026 che si preannuncia impegnativo ma anche ricco di sfide per le oltre 3mila cantine che operano sotto il simbolo della rosa camuna. Argomenti al centro della conferenza stampa - eccoli i protagonisti - degli assessori regionali Alessandro Beduschi (Agricoltura) e Debora Massari (Turismo), assieme a Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo, l’associazione di 13 consorzi di tutela dei vini di Lombardia.
Il vino lombardo come leva identitaria e reputazionale
Sotto i riflettori, il ruolo sempre più centrale che il vino lombardo gioca nella reputazione della regione, nella sua economia e nella sua capacità di presentarsi al mondo come un territorio dove qualità, cultura e ospitalità camminano insieme. «Il Natale - ha ricordato Beduschi - è il momento in cui le nostre tradizioni si intrecciano alle storie delle famiglie e alle eccellenze dei territori. Dietro ogni calice c’è la fatica, il talento e la visione di migliaia di viticoltori che tengono viva una delle grandi identità lombarde. Brindare con i nostri vini significa riconoscere quel lavoro e dare un messaggio forte: l’agricoltura non arretra, guarda avanti e affronta le sfide del futuro con orgoglio e radici solide».
Risorse e promozione: il sostegno della Regione
Durante l’incontro, Beduschi ha inoltre illustrato il pacchetto di risorse che la Regione metterà in campo per sostenere la promozione del vino anche nel 2026, replicando gli stanziamenti del 2025. Dieci milioni di euro Ocm complessivi (di cui due milioni per la misura Promozione), 300mila euro per la promozione attraverso il Programma alimentare, 280mila euro per educazione alimentare e Diritto al cibo, 340mila euro per Vinitaly Lombardia (a cui si aggiungono 140mila euro da Unioncamere), 3,74 milioni con la misura Srg 10 dedicata alla promozione e 100mila euro per le Strade dei vini.

Alessandro Beduschi, Debora Massari e Giovanna Prandini
«Il 2026 - ha sottolineato la neo assessora Massari - sarà un banco di prova importante: il vino sarà parte integrante del racconto che la Lombardia offrirà al mondo, non come semplice accompagnamento, ma come protagonista di un sistema che unisce gusto, cultura e territorio. Il nostro impegno è continuare a lavorare in sinergia con l’assessorato all’Agricoltura, con i Consorzi e con le associazioni di categoria per rafforzare una narrazione unitaria, riconoscibile e competitiva». Più che all’interno, il Pirellone guarda ai mercati internazionali. Con l’Ocm Vino è stato aperto un bando da 2,5 milioni per sostenere le aziende sui mercati extra-Ue, dove l’export lombardo supera oggi i 300 milioni di euro, raddoppiati negli ultimi quindici anni. Una storia e un valore che meritano di essere raccontati in tutto il mondo.
Vendemmia, mercato e ruolo dei consorzi
«La vendemmia 2025 in Lombardia - ha evidenziato Giovanna Prandini di Ascovilo - ci ha restituito segnali incoraggianti. Rispetto al 2024 abbiamo ottenuto uve di qualità molto elevata grazie a un’annata favorevole, con buone acidità, produzione generosa e sanità delle uve. Restiamo tuttavia sotto la media produttiva del periodo 2020-2024 e questo, in un momento di contrazione dei consumi, potrebbe non essere un fatto del tutto negativo se consentisse di ridurre le scorte delle annate precedenti. Il vero tema oggi è come sostenere il mercato: la domanda interna ed estera rallenta, non solo per i dazi ma anche per lo spostamento dei consumi su altre tipologie di prodotti, in un contesto dove i costi continuano a crescere comprimendo i margini per le imprese agricole. È qui che dobbiamo superare un luogo comune radicato: la dimensione ridotta può diventare un vantaggio competitivo se accompagnata da una cultura d’impresa moderna, dalla capacità di leggere i numeri, di pianificare e di aprirsi alle competenze giuste. In questo scenario, l’unione fa davvero la forza».

La vendemmia 2025 in Lombardia ha restituito segnali incoraggianti
I consorzi non sono solo strumenti di tutela, ma leve strategiche fondamentali. Fare sistema - è stato rimarcato - significa creare massa critica, parlare con una voce unica sui mercati, condividere investimenti in promozione, sostenibilità e innovazione, valorizzare le denominazioni e i territori in modo coerente e riconoscibile. Non è la dimensione a determinare il destino delle imprese vitivinicole lombarde, ma la visione con cui affrontano il cambiamento. E oggi questa visione passa inevitabilmente da una collaborazione forte tra enti pubblici, consorzi e produttori, capace di trasformare una fase complessa in un’opportunità di crescita condivisa. Con un deciso colpo di spugna ad antistorici campanilismi.