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La Fipe scende in campo, ma a Bergamo si accontentano di giocare alla francese

Del tutto condivisibile l’obiettivo di valorizzare un territorio attraverso un biglietto da visita centrale come la ristorazione, ma non capisce perché Bergamo abbia perso un’occasione così importante come il Cooking Expo per dare un’impronta più significativa. Un vero vuoto di pubblico e contenuti

di Alberto Lupini
direttore
 
16 marzo 2010 | 18:57

La Fipe scende in campo, ma a Bergamo si accontentano di giocare alla francese

Del tutto condivisibile l’obiettivo di valorizzare un territorio attraverso un biglietto da visita centrale come la ristorazione, ma non capisce perché Bergamo abbia perso un’occasione così importante come il Cooking Expo per dare un’impronta più significativa. Un vero vuoto di pubblico e contenuti

di Alberto Lupini
direttore
16 marzo 2010 | 18:57
 

La ristorazione di qualità ha gli anticorpi necessari per reagire alle situazioni più difficili, ma questi vanno stimolati da tutti coloro che hanno a cuore il settore, cioè la politica, le istituzioni e soprattutto la filiera. Ci piace partire da questo concetto, espresso con forza da Lino Stoppani, per segnalare che forse stavolta la Fipe sembra avere imboccato la strada giusta per svolgere fino in fondo, e positivamente, il ruolo di sindacato di categoria, riportando la ristorazione al centro delle sue attività. Dopo due giorni di analisi e dibattito della situazione in occasione delle assemblee tenutesi a Bergamo, la sensazione è che la gravità della crisi da un lato e le richieste sempre più pressanti che vengono dal settore dall'altro abbiano spinto la Fipe a mettersi veramente in gioco e a giocare la carta della rappresentanza e della tutela di un comparto che conta su 100mila imprese, per lo più piccole o piccolissime. Aziende che negli ultimi tempi si erano sentite un po' abbandonate, mentre stampa e istituzioni sembravano dedicarsi solo ai soliti grandi nomi. Un segnale di discontinuità c'è stato e 'Italia a Tavola”, che lo sollecitava da tempo, non può che evidenziarlo positivamente.

L'occasione per questa svolta attesa ha fra l'altro permesso di dare un senso alla fiera Cooking Expo di Bergamo, all'interno della quale il sindacato nazionale ha tenuto alcuni suoi convegni. Una manifestazione altrimenti destinata ad essere archiviata per la sostanziale inutilità di cui ha dato prova. In un panorama come quello italiano (e lombardo in particolare) già ricco, anzi saturo, di fiere per la ristorazione, ci sarebbe infatti da chiedersi per quale ragione la Camera di commercio, la Confcommercio e la Confindustria locali abbiano investito un bel po' di soldi (si parla di almeno 500mila euro, ma c'è chi parla del doppio) per un'iniziativa che ha visto fra gli stand (inferiori per numero agli sponsor dell'evento...) veramente pochi ristoratori-visitatori. Un vero vuoto di pubblico e contenuti, almeno a livello dei convegni locali.

Se è assolutamente condivisibile l'obiettivo di valorizzare un territorio attraverso un biglietto da visita importante come la ristorazione, non si riesce a capire perché Bergamo abbia perso un'occasione così importante (e costosa) per dare un'impronta più significativa. Salvo che per la cena di gala (partecipata per lo più da bergamaschi). Come scrive Francesco Arrigoni sul Corriere.it, la fiera avrebbe potuto svolgersi ovunque, tanto era anonima. Anzi, con così pochi espositori (ai quali va dato atto di aver coraggiosamente difeso la bandiera della loro professionalità) da altre parti forse non si sarebbe nemmeno fatta. Anche se era la prima edizione, e di fatto un numero zero, l'entità dell'investimento fatto non consente infatti scusanti.

Ad aggravare la situazione, ci sia consentito, c'è poi la vicenda legata alle selezioni del Bocuse d'or, il concorso internazionale che è la più grande cassa di risonanza per la cucina francese. Tolto l'onore e il merito che va riconosciuto al bergamasco Alberto Zanoletti, vincitore della selezione italiana, è veramente bizzarro che invece di puntare su una novità come avrebbe potuto essere un concorso italiano, capace di fare parlare di sé nel mondo, ci si sia infilati nella iper valorizzazione di una gara 'francese”. Pur giudicato da una delle più qualificate squadre di colleghi messe in pista in Italia (peccato che i giudici fossero più dei pochi candidati che si sono presentati...), il bravissimo Zanoletti sarà di fatto un campione dimezzato. Il rappresentante cioè di uno stile che purtroppo - dobbiamo essere realisti, anche se speriamo di essere smentiti dai fatti - avrà ben poche possibilità di spuntarla in una competizione dove le regole sono quelle dettate da Parigi e dove noi rappresentiamo di fatto l'unica vera alternativa.

Già, perché, anche se qualcuno sembra esserselo dimenticato, le Cucine italiane (e tutta la nostra enogastronomia) hanno un solo competitor nel modo: i francesi. è quindi singolare che per una manifestazione come questa Bergamo abbia destinato così tante risorse senza nemmeno riuscire a valorizzare il suo territorio. Forse è anche per le difficoltà di legare un territorio italiano ad un concorso 'francese” nessuno aveva finora investito alla grande su un evento che negli anni passati era stato organizzato dal solo Gualtiero Marchesi in virtù dei suoi legami col grande maestro francese.

Nessuna Camera di commercio francese (e non ci si accusi di provincialismo perché tanto il giochino è vecchio e stupido) investirebbe un euro per valorizzare sia pure indirettamente un qualche simbolo di cucina italiana. Anzi non dimentichiamo che in questi giorni, come è stato ricordato proprio a Bergamo, i più grandi chef francesi, superando antiche rivalità come quelle fra Robuchon e Ducasse, hanno costituito una super squadra per portare in tutto il mondo la loro sfida alla cucina italiana che sta conquistando consensi e clienti. Rispetto a questo scenario gli imprenditori bergamaschi (almeno per quanto riguarda i contributi pagati all'ente camerale) avranno almeno la soddisfazione di sapere che l'investimento di Cooking Expo è servito a portare un campione del territorio alla finale internazionale di Lione. E con questo almeno l'onore della ristorazione bergamasca è salvo. Forse...

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net


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