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Razzi sempre più ir-responsabile Romano boicotta l'Unioncamere?

Razzi dà un calcio al più importante programma per valorizzare i ristoranti italiani nel mondo (Rim, Ristoranti italiani nel mondo) voluto da 4 Ministeri, definendo il suo marchio come «l'unico che all'estero rappresenta la vera cucina italiana» e il solo rilasciato dal ministero dell'Agricoltura

18 agosto 2011 | 15:17
Razzi sempre più ir-responsabile Romano boicotta l'Unioncamere?
Razzi sempre più ir-responsabile Romano boicotta l'Unioncamere?

Razzi sempre più ir-responsabile Romano boicotta l'Unioncamere?

Razzi dà un calcio al più importante programma per valorizzare i ristoranti italiani nel mondo (Rim, Ristoranti italiani nel mondo) voluto da 4 Ministeri, definendo il suo marchio come «l'unico che all'estero rappresenta la vera cucina italiana» e il solo rilasciato dal ministero dell'Agricoltura

18 agosto 2011 | 15:17
 

Antonio RazziL'onorevole Antonio Razzi (nella foto), in un intervista a 'ItaliachiamaItalia” torna a parlare del suo marchio di qualità per i ristoranti italiani all'Estero denominato 'Ottimo – Ristorante italiano di qualità”, istituto con l'allora ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan.

Ancora una volta Razzi dà un calcio al più importante programma per valorizzare i ristoranti italiani nel mondo (Rim, Ristoranti italiani nel mondo, con tanto di certificazione di qualità dell'Isnart, l'istituto delle camere di commercio, e dell'Unioncamere), voluto da ben 4 Ministeri, definendo, erroneamente, il suo marchio come «l'unico vero marchio che all'estero rappresenta la vera cucina italiana» e il solo rilasciato dal ministero dell'Agricoltura.

L'ennesima scivolata di un progetto inutile, proprio nel momento in cui, per la Cucina italiana nel Mondo, servirebbero unione, sinergia e serietà e un tavolo di confronto 'totale” come più volte chiesto dal cuoco Emanuele Esposito dalle pagine di Italia a Tavola.

A questo punto la parola spetta al ministro delle Politiche agricole Savero Romano, che una volta per tutte deve dire da che parte sta, perché è impensabile che tenga il piede in due scarpe: o con il marchio Isnart, istituito dal suo con gli altri Ministeri o con questa buffonata del on. Razzi.  Sperando che si renda anche conto di quanto sarebbe assurdo e dannoso sperperare denaro, soprattutto in questo periodo di grave crisi economica, per iniziative pubblicitarie e propagandistiche di nulla utilità.


Riportiamo la lettera aperta di Emanuele Esposito all'intervista di Razzi.

'
Caro On. Razzi,
voglio rispondere alla sua provocazione sul suo marchio con le stesse sue parole;
«l'unico vero marchio che all'estero rappresenta la vera cucina italiana», ha dichiarato. E a proposito della polemica con Guglielmo Picchi e Raffaele Fantetti, entrambi del Pdl, ha spiegato: «Non credo che il primo che si alza la mattina possa proporre qualcosa. I ristoratori italiani all'estero devono sapere che oltre confine c'è un solo marchio, che è 'Ottimo - Ristoranti italiani all'estero”, che viene rilasciato dal ministero dell'Agricoltura, insieme a quello del Turismo e degli Esteri. Altri possono fare quello che vogliono, tutti possono regalare una targa a un amico, chi glielo vieta? Ma le loro iniziative non sono quelle riconosciute dallo Stato italiano. La nostra è quella realmente valida».

è una pura falsità quello che lei dice, che Ottimo è l'unico marchio riconosciuto dallo Stato Italiano. Le ricordo, infatti, per l'ennesima volta e spero anche l'ultima che dal 1997, che l'UnionCamere, l'Istituto nazionale ricerche turistiche - Isnart, il ministero del Turismo, il ministero dello Sviluppo Economico, la Presidenza del Consiglio, l'Enit, la Fipe, il ministero dei Beni Culturali, si sono unite per dare vita al progetto Ospitalità italiana, ristoranti italiani nel mondo”. Come vede dietro a questo Marchio ci sono le Istituzioni e sopratutto è un marchio che ha visto già un largo numero di riconoscimenti sia in Italia sia all'estero.



Il suo marchio, che non è altro che un messa in scena con decreto, senza una commissione, senza aver consultato esperti, poi lei dice che saranno le Ambasciate a decidere quali ristoranti riceveranno questo suo marchio, su quali basi?

Ci siamo già confrontati qualche mese fa su questo argomento e sinceramente credevo che la questione fosse chiarita, lei dice che sta cercando di evitare costi per i ristoratori per avere questa targhetta, lei si renderà conto della gravità della cosa, oltre al danno la beffa, e si perché cosi facendo tutti se la possono comprare e se poi sarà a carico del ministero dell'Agricoltura ancora peggio, in un momento cosi delicato per la finanza Italiana aggiungiamo altri costi INUTILI.

Le sembrerò polemico, non lo sono mi creda, e che per anni hanno preso in giro i ristoratori italiani nel Mondo e credo che sia giunto il momento di smetterla, mi consenta, con queste buffonate per raccattare qualche benevolenza da parte del popolo italiano all'estero.

Vuole farsi la sua targa seria, allora si confronti con le associazioni di categoria, con tutte quelle parti coinvolte nella ristorazione italiana nel Mondo e poi mi creda a noi non serve la targa a noi serve ben altro.

In quanto a Picci e Fantetti , siamo sulla stessa sua onda, è una buffonata, mi lasci passare il termine poco elegante ma mi creda, ne abbiamo le tasche piene di queste sciocche iniziative italiane, da mesi sto cercando di creare un solo e grande gruppo di valorizzazione e promozione, per ridurre le spese di promozione e per creare una sorta di cabina di regia per tutte le iniziative, sappiamo benissimo che BuonItalia ha fallito in tutti i sensi e speriamo che prima o poi il suo collega Romano la chiuda definitivamente.


Emanuele Esposito
General manger de Il Villaggio di Jeddah (Arabia Saudita)



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24/08/2011 15:12:00
2) Ristoranti italiani all'estero vetrina del nostro stile di vita
Mi occupo da 40 anni di industria turistica, sono l'Autore della BIT di Milano ancora nel 77. Sono stato osservatore internazionale per il Turismo per cira 20 anni e sono un esperto di Catering. I nostri buoni Ristoranti all'estero possono certamente diventare la Vetrina del nostri Stile di vita e bandiera del nostro Turismo, ma per accedere ad un Certificato di Qualità devono poter dimostrare le fatture mensili di acquisto dei Prodotti tipici italiani ed essere autorizzati a promuoverli con effetto risultato. Tutte le altre soluzioni lasciamole pure agli incompetenti. Cordialità.


18/08/2011 16:46:00
1) Facciamo un Comitato!
Cari Alberto ed Emanuele, seguo con interesse gli articoli comparsi sulla Rivista 'Italia a Tavola” a proposito della Cucina italiana all'estero e la sua certificazione. Il problema è veramente importante perché la cucina rappresenta uno dei primi e più invitanti (se fatta come Dio comanda) aspetti dell'Italia conosciuti all'estero e potrebbe veramente stimolare gli stranieri a un approfondimento della conoscenza dell'Italia, delle sue bellezze, oltre che delle sue… bontà; quindi sarebbe preziosa per un Paese che vive, o potrebbe vivere, di turismo e di esportazioni agroalimentari. Per rimanere al tema specifico della Ristorazione ialiana all'estero, accanto a 'Ciao Italia” di buona memoria, è più recentemente nato 'Ospitalità Italiana”, ad opera di Isnart/Unioncamere e da ultimo la Certificazione ai professionisti 'Cpic”, voluta da Academia Barilla, per citare solo i più noti. Si tratta senz'altro di progetti meritevoli d'attenzione ma che, essendo scoordinati fra loro, rischiano di risultare poco efficaci. Come al solito ognuno cerca di fare gli interessi della propria parte, trascurando l'interesse nazionale. Purtroppo i cugini francesi non ci hanno insegnato nulla e noi continuiamo ad andare all'assalto dei mercati come un'armata Brancaleone. Come dite voi, dovrebbero essere i Ministeri interessati a coordinare un programma di intervento, ma ahimè ho poca fiducia. Credo invece nella necessità di creare una partnership vera tra pubblico e privato con finalità sociali e nella creazione di un tavolo dove ciascuno metta le proprie competenze. Per quanto mi riguarda mi metto a disposizione; facciamo un Comitato e vediamo chi ci sta. Poi passiamo subito all'elaborazione di un progetto che tenga conto degli aspetti positivi delle azioni già intraprese e cerchi di fonderli in una proposta complessiva, da caldeggiare eventualmente ai Ministeri.





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