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Nelle terre dei grandi vini rossi dilemma tra monovitigno e cuvée

Viaggio nell'enologia francese (6) - Località note al mondo enoico per le vigne perfette di Cabernet e Merlot, a cavallo delle due sponde della Gironda, capoluogo Bordeaux

di Giampietro Comolli
 
09 novembre 2013 | 19:23

Nelle terre dei grandi vini rossi dilemma tra monovitigno e cuvée

Viaggio nell'enologia francese (6) - Località note al mondo enoico per le vigne perfette di Cabernet e Merlot, a cavallo delle due sponde della Gironda, capoluogo Bordeaux

di Giampietro Comolli
09 novembre 2013 | 19:23
 

Alsazia e Lorena alla spalle, i Vosgi a destra, ripreso veloce il viaggio con il trasferimento in autoroute e strada nazionale (strade perfette e pulite, senza incidenti, velocità regolare mantenuta da tutti), a sud, verso Mulhouse e Besançon e, dopo 3 ore abbondanti, arrivo nei pressi di Beaune. Pernotto e ceno da Christophe Canati all’Hostèllerie Le Cedre, con uovo cotto a bassa temperatura coperto di tartufo bianco e una tartare di Charolais condita solo con verdure fresche.

È lunedì mattino, un po’ umido, entro in Bourgogne in punta di piedi, da vigna a vigna percorro un itinerario dove il profumo di cassis si trova nella terra e nell’acqua. Confido senza ritegno che amo il Pinot nero anche quando è ancora uva, grappolo piccolo, lucente, aggraziato. La Cote d’Or ha 10mila ettari di vigneto da Chagney a Dijon, raccolgo grappolini di Pinot Nero da St-Georges a Vougeot, da Musigny a Chambertin, da Nuits a Corgoloin con i cestini in plastica colorati. Peccato le forti grandinate estive che hanno devastato entrambi i crinali. Cena piatto unico, a Levernois, Bistrot au Bord de l’Eau, le migliori 18 lumache di Bourgogne in brodo d’aglio, zenzero, senape e spiedino cotto in brodo, ottimo abbinamento il Pommard rosso e il Montrachet bianco, due classici immutabili nel tempo.



Percorso mattutino nelle vigne della Cote de Beaune, da Ladoix a Serrigny, infine visita all’abbazia di Citeaux e, sotto un ottimo sole, breve tour con il battello sul canale de la Bourgogne alla porte di Dijon. Curiosità forte e quindi qualche assaggio in più: il primo a Dijon, in place de Bossuet, sulla strada che porta alla ferrovia, alla grande Dame d’Aquitaine , due portate a base di pesce, arringhe affumicate e piatto caldo-freddo di formaggio Charolles di capra molle della valle del Saone: trattamento perfetto, costo da amico, con un triplice assaggio di vini € 70 a testa. Sosta lungo la strada, osteria familiare, costo 25 euro a testa, due calici di bianco di Meursault e un “poulet fermier de Bresse” con crema de Bourgogne fraiche.

Viaggio semi notturno lungo il versante sud dei monti centrali francesi, qui i profumi sono di bosco, di fresche piante verdi umide mescolato alla presenze di Limousine e Charolaise al pascolo; supero Clermont Ferrand e pernotto in zona Lussac, porta est del Bordolais. Il Bordeaux è noto al mondo per il suo uvaggio e per creazione di vini caldi ma senza un eccesso di titolazione alcolica, serbevoli ma anche freschi. Una regione viticola dalle grandi produzioni, 105mila ettari vitati, con tre assi fluviali che seguono i percorsi, 6 aree diversificate per terreni, vigne, vitigni, appunto dal Sautern al Medoc, dal Graves all’Haute Bordeaux...

Apro la finestra e l’alba si annuncia con una leggera nebbia, poi arriva il sole caldo, il vento dal mare è sempre un po’ freddo e umido, ma sono prontissimo per entrare, ultima tappa di un meraviglioso excursus, nelle vigne dei comuni di Fronsac, Libourne e Branne, città tipiche costruite attorno alla impostazione architettonica delle bastie. Ma soprattutto località note al mondo enoico per le vigne, pettinate e indirizzate, come dicono i francesi del posto, di Cabernet e Merlot, a cavallo delle due sponde della Gironda. Il poeta romano Ausonius portò il piacere del vino in zona e istruì sulla coltivazione della vite, vitigni rossi ma poco felici. Solo mille anni dopo nasce una certa attenzione per la vite nella parte più riparata della Garonne e si produce il Claret. Vino tanto amato dagli inglesi, che non risentì neppure della guerra dei 100 anni: anzi il Claret tenne lontano molte battaglie. Per questo il Claret ha sempre guardato al mare, guarda ancora oggi verso le navi inglesi. Infatti fino al XVIII secolo Parigi continuò a consumare i vini di altri territori, Bourgogne in primis, Chablis e Champagne. Furono gli olandesi a bonificare le migliaia di ettari paludosi a nord di Bordoeaux che verso la fine dell’800 furono impiantati con vitigni rossi come il Merlot, il Petit Verdot e il Cabernet.

Le strade sono curate, della palude restano solo canali curati, laghi piccoli e grandi, il resto è vigna. Il secondo giorno del mio arrivo, volgo lo sguardo verso altre vigne nette, precise, curatissime a Saint Laurent, Cissac e Saint Estephe per vedere le vigne della Gironde bassa. A sera, stanco, pernotto a Saint Médard d’Eyrans, in una casa privata, fra Graves, Pessac e Leognan, 15 minuti da Bordeaux (€ 55 a notte), in mezzo alle vigne alte. Peccato le diffuse e forti grandinate, anche più d’una , che hanno colpito tutti i lati alti e bassi del Medoc e della Gironda.

Al pomeriggio nuova meta particolare al di là della Garonna, a Martillac con vista da sud-ovest della città e, per finire la giornata, una ottima cenetta (€ 65 tutto compreso) da Gabriel Bistrot, condotto da Français Adamski, in piazza della Borsa, solo tipicità schiette e semplici francesi: petto d’anitra con la crema, una crepes di uova e verdura cotta deliziosa. Infine fra un bicchiere di Acquavite e di Fine de Bourgogne, un assaggio di Macarons e di Bouchon. I primi sono amaretti di meringa e mandorla molto simili a quelli piemontesi, cui i francesi aggiungono diversi e tanti aromi anche di vari colori, fino all’Alkermes. Il Bouchon invece è un dolce tipico, un cannolo piccolo riempito di uvette e mandorle, molto friabile, spesso nella variante con albicocche e fichi secchi imbevuti nell’anice. Questi ultimi si bevono con Cognac.

A cena una riconferma attesa e molto gradita: il Semillon di Barzac, un vino bianco dal profumo intenso di pompelmo e limone giallo molto maturo, molto serbevole e fresco, prodotto nell’area delle Graves, in terra di grandi rossi. Non male. Ancora uno sguardo d’insieme veloce per ammirare vigne perfette, la riva sinistra della Gironda dominata da Puillac e la riva destra da Pomerol, quest’ultima patria indiscussa dei grandi Merlot, grazie alla terra pietrosa, rocciosa, esposta verso il mare con le radici delle piante nella sabbia salmastra. Il tempo stringe, di corsa in auto, un attimo per godere di quell’incrocio fatidico dove, sulla strada, uno di fronte all’altro si godono i simboli dei castelli di Brion e di Mission, quindi, navigatore puntato sulla autostrada A62 e poi la E80 per Toulose e Montpellier con rientro in Italia.

Le tappe precedenti...

1) Nuove forme di consumo del vino
Scelte più oculate e maggiore soggettività

2) Francia maestra nella promozione

L’Italia del vino ha molto da imparare

3) Viaggio nella Francia del sud

alla scoperta delle grandi uve bianche

4) Francia, non solo terra di vino

Dalle mele si ricavano sidro e Calvados

5) In tour dalla Loira al Reno

tra vini e formaggi d’oltralpe

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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