La 23ª edizione di
Tipicità si è chiusa con una giornata tutta dedicata a confronti, con realtà vicine e lontane, superando barriere per approdare a nuovi orizzonti del gusto. Nel giorno in cui ricorre l’anniversario di nascita di Amerigo Vespucci, a Tipicità le Piccole Italie hanno riportato in vita quella voglia di scoperta che da sempre accompagna l’immagine dell’Italia nel mondo.
Tradizione, fusion e iconoclastia agroalimentare hanno aperto la strada a quattro grandi chef: Claudio Asta (Alcamo), Gabriella Cottali (San Michele d’Isonzo), Gabriele Ferron (Isola della Scala), Giampiero Vento (Asti). Il resto l’hanno fatto sperimentazione e voglia di convivialità, che ha accompagnato la giornata conclusiva di Tipicità, che passa in archivio dopo un bagno di folla di tre giorni e constatando il crescente grado di consapevolezza e partecipazione da parte del pubblico.
Guardare al futuro, allargare gli orizzonti e guardare alla giusta prospettiva. Con queste tre chiavi di lettura si può leggere un’edizione che ha potuto contare sul grande supporto degli otto istituti alberghieri delle Marche, che proprio nella giornata di lunedì hanno portato in scena i loro talenti emergenti in una sorta di “olimpiadi del gusto”. I ragazzi hanno così avuto modo di confrontarsi, conoscere i pregiati gioielli della biodiversità marchigiana e mettere in mostra tutta la loro creatività.
La promozione di una cultura del viver bene nelle sue tante accezioni e nel rispetto del territorio e delle identità sono le tematiche a cui guarda una manifestazione che, grazie alla collaborazione dei tre atenei di Ancona, Camerino e Macerata, e del supporto di una squadra di partner ed enti uniti dall’ambizione di far brillare i gioielli delle Marche, ha potuto lanciare nuove tematiche ed intraprendere nuovi percorsi concettuali guardando all’ormai imminente Expo di Milano.
Il sapore di una vitaIl nostro Paese, le sue tradizioni e i suoi prodotti di qualità sono stati protagonisti della
lectio magistralis di
Aimo Moroni (
nella foto, al centro, accanto alla moglie Nadia), chef stellato di origine toscana e meneghino d’adozione, un pilastro nel panorama enogastronomico, una figura carismatica che ha saputo innovare senza stravolgere, un uomo che con la sua passione ha speso la vita nella continua ricerca e riscoperta dell’Italia del gusto, spaziando tra regionalismi e piatti carichi di storia.
L’appuntamento ha lasciato spazio al “maestro” Moroni, alla sua storia e filosofia, tracciando il profilo degli italiani e del gusto. Ad accompagnarlo,
Alberto Lupini (
nella foto, il primo da sinistra), direttore di Italia a tavola, per dare vita ad un incontro tra creatività e critica gastronomica, capace di svelare vizi e virtù delle cucine del Belpaese.
foto: Stefano Del Pianta