Mostrare al mondo la qualità del modello alimentare italiano (unico per equilibrio nutrizionale, sostenibilità, legame con il territorio, gusto e sicurezza) e proporlo come soluzione per nutrire il pianeta e valorizzare la produzione agricola mondiale. È l’obiettivo di Federalimentare e Fiere di Parma, che con il progetto “Cibus è Italia” faranno entrare i visitatori di Expo dentro la storia, la tradizione, la qualità e il saper fare di 15 tra filiere e aree tematiche dell’alimentare italiano.
Il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, sottolinea la spinta e la capacità di valorizzazione che l’industria alimentare italiana ha saputo dare alle tradizioni produttive agroalimentari e al sistema Paese. Secondo le elaborazioni del Centro Studi Federalimentare, su circa 1,2 miliardi di persone che ogni anno comprano worldwide un prodotto o una bevanda made in Italy, ben 720 milioni sono consumatori non episodici e già fidelizzati.
Se oggi c’è un’enorme domanda di food made in Italy in ogni parte del pianeta è merito dell’industria alimentare italiana, che ha fatto conoscere al mondo proposte dei nostri territori che altrimenti sarebbero rimaste relegate a livello di nicchia. Niente da obiettare. Se Slow Food o Slowcooking o altre associazioni lottano giustamente per salvare le piccole produzioni di nicchia, non sono però queste che danno fiato alla bilancia dell’export.
Nessuno contesta la necessità di aiutare i piccoli produttori di montagna e salvare dall’estinzione certe produzioni tradizionali. Nessuno però ignori che è l’industria alimentare a fare i grandi numeri, quelli che il mondo aspetta e fanno un po’ sorridere la nostra bilancia dei pagamenti. Diciamo grazie anche alla buona industria alimentare.