Sono circa 30 anni che lavoro nella ristorazione e mi ritengo fortunato di aver assistito (e spesso “superato”) i molteplici cambiamenti che hanno interessato il settore. Certo, il più plateale di tutti è stato il sopraggiungere dei social network che con l’opportunità di pubblicizzazione ed esposizione mediatica verso un numero infinito di utenti ha contribuito al processo (già distintivo della nostra epoca) di esaltazione dell’io e alla quasi completa estinzione di virtù umane quali l’umiltà.

Come recita la Treccani, «umiltà è la parola dimenticata dalla società del XXI secolo, spogliata del suo valore, derisa, accantonata. Sostituita da modelli distanti da lei, dalla ricerca del successo e della ricchezza, dalla supremazia degli uni sugli altri, dalla necessità di apparire superiori, dall’effetto quotidiano di presenza su un palco data dall’avvento dei social. Stupire, farsi notare, impressionare, dominare, sono diventate le parole guida della società occidentale. Tutto questo a scapito dell’umiltà e della terra, dei piedi per terra, dell’amore per la terra e per la fatica, della necessità di fare esperienza e di sudare per crescere e migliorarsi». La definizione non poteva essere più calzante di così.
Come nella funzionalità di un cavatappi per un sommelier, l’umiltà è un elemento imprescindibile nel nostro mestiere. Costruire basi solide, in una visione di crescita e successo della nostra attività, include (e includerà sempre più) profonde componenti “umane”, non facoltative ma necessarie, che tutti i professionisti della ristorazione dovrebbero avere in dote. Non dimentichiamoci che il nostro è un lavoro a contatto con un pubblico vasto, e tanti sono anche i colleghi con cui interagiamo ogni giorno. Ecco, essere umili prima di tutto nei confronti dei nostri colleghi equivale allo scatto migliore di un podista al momento dello start.
L’esempio calzante è quello dell’ultimo componente arrivato nella nostra brigata: aiutiamolo, scusiamo i suoi errori, trattiamolo con rispetto e cortesia, guadagniamoci la sua stima. Certo, questo comporta intelligenza (in quanto bisogna prendere coscienza di sé e della propria posizione), moderazione ed equilibrio (atti a frenare gli impulsi di ambizione e egocentrismo) e ovviamente umiltà (consapevolezza della propria identità, dei propri limiti e della propria forza, il che permette di entrare in una vera relazione con gli altri). La ristorazione del futuro non può che partire da qui, e da noi.
