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Cibi con pesticidi e falso km zero Gli imbrogli del biologico

Un’indagine delle associazioni dei consumatori sui Gruppi di acquisto solidale (Gas) ha svelato che 3 aziende su 9 vendono prodotti trattati con pesticidi o di scarsa qualità, e quindi non “etichettabili” come biologici. E spesso nei Gas, se la frutta a “km zero” finisce, si usa quella argentina

04 maggio 2012 | 15:16
Cibi con pesticidi e falso km zero Gli imbrogli del biologico
Cibi con pesticidi e falso km zero Gli imbrogli del biologico

Cibi con pesticidi e falso km zero Gli imbrogli del biologico

Un’indagine delle associazioni dei consumatori sui Gruppi di acquisto solidale (Gas) ha svelato che 3 aziende su 9 vendono prodotti trattati con pesticidi o di scarsa qualità, e quindi non “etichettabili” come biologici. E spesso nei Gas, se la frutta a “km zero” finisce, si usa quella argentina

04 maggio 2012 | 15:16
 

Attenzione ai tranelli del biologico. Perché capita che il cibo venduto per biologico in realtà non lo sia. Già nel dicembre 2011 la Guardia di finanza di Verona aveva stroncato una gicantesca frode nell'agricoltura biologica, sequestrando oltre 700mila tonnellate di falsi prodotti alimentari bio commercializzate (il 10% dell'intero mercato nazionale). Oggi, un'indagine delle associazioni dei consumatori sui Gas, Gruppi di acquisto solidale, ha svelato che 3 aziende su 9 vendono prodotti trattati con pesticidi o di scarsa qualità. E quindi non 'etichettabili” come biologici.



Se pensiamo che in Italia ci sono 1.600 Gas (dove i consumatori si recano perché vogliono mangiare bene, genuino e sostenere i piccoli produttori, oltre a rispettare l'ambiente e magari risparmiare), si comprende quanto sia necessario un regolamento più definito per il controllo dei prodotti, per garantire sicurezza alle 160mila persone che scelgono i gruppi solidali per la loro spesa bio. Una spesa che costa alle 40mila famiglie dei Gas circa 2mila euro l'anno.

Infatti, il gruppo solidale permette un risparmio sull'acquisto di frutta e verdura bio. Comprando una cassa da 5 chilogrammi si spendono 7 euro in media, contro gli oltre 11 euro in un negozio specializzato in biologico. Peccato che di bio a volte questi prodotti abbiano solo il nome: se la frutta a 'km zero” finisce, arriva dall'Argentina. Senza che i consumatori ne siano informati.

Altroconsumo, associazione dei consumatori, ha spiegato che non tutto è bio: «Uva con tracce di pesticidi, mele e pere cresciute sugli alberi dell'Argentina ('quando la merce di casa finisce…”), formaggi freschi con quantità elevate di batteri indicatori di scarsa igiene o sostanze potenzialmente cancerogene. Maiali e conigli allevati con metodo biologico ma in stalle che non sono a norma bio, alimenti ordinati online da aziende che vendono ma non sempre producono».

Altrocunsumo, mette i guardia sul settore dei Gas: «Pieno di buoni intenti ma non ancora sufficientemente regolamentato». Franca Braga, responsabile Alimentazione e salute dell'associazione, ha detto: «Non tutte le fasi della filiera ma solo alcune (come l'alimentazione dei bovini) seguono i parametri previsti dalla legge per ottenere la relativa certificazione. Fa risparmiare oltre il 20% rispetto a un negozio bio. In tre casi su nove l'uva bio esaminata ha presentato tracce di pesticidi non ammessi: alle tre aziende, una di Milano e due di Roma, è stato dato un giudizio pessimo».

Franca Braga spiega poi nel dettaglio: «La qualità di frutta e verdura nel complesso è risultata poco più che soddisfacente. Eccessivi i quantitativi di scarto: per colpa della scarsa pulizia o per il cattivo stato di conservazione». Non va bene neanche ai formaggi: «Due su otto sono risultati fuori norma: in uno venduto a Milano sono state trovate quantità elevate di un batterio che indica scarsa igiene (molto probabilmente è stato usato latte crudo). In un altro di Roma erano presenti valori elevati di aflatossine, sostanze potenzialmente cancerogene derivanti dai mangimi».

Anche la carne, per Altroconsumo, non è sicura come un consumatore potrebbe pensare: «Di farmaci nessuna traccia, ma i tagli non sono sempre all'altezza. Settanta euro per cinque chili invece di 69». I consumatori dunque dovranno stare attenti a ciò che comprano, ma la Braga di Altroconsumo comunque precisa: «Trovare qualche problema non significa che l'intero sistema sia sbagliato. Ci sono tanti aspetti positivi, a cominciare dalle buone intenzioni a tutela dei piccoli produttori e dell'ambiente. è necessario tenere la guardia alta nei confronti dei fornitori. Un Gas deve pretendere, oltre alla qualità, anche la trasparenza delle informazioni. Questo purtroppo non è sempre garantito, almeno nello spaccato che abbiamo esaminato».


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