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Mancano 6mila pizzaioli qualificati? Apes accusa Fipe di demagogia

Uno studio della Federazione italiana pubblici esercizi ha rilevato l’assenza di pizzaioli qualificati per un ammontare di circa 6mila posti di lavoro. L’Associazione pizzaioli e similari la definisce «una bufala»

 
06 giugno 2013 | 18:51

Mancano 6mila pizzaioli qualificati? Apes accusa Fipe di demagogia

Uno studio della Federazione italiana pubblici esercizi ha rilevato l’assenza di pizzaioli qualificati per un ammontare di circa 6mila posti di lavoro. L’Associazione pizzaioli e similari la definisce «una bufala»

06 giugno 2013 | 18:51
 

Nelle pizzerie italiane c’è bisogno di circa 6mila pizzaioli qualificati, ma nonostante la crisi e la disoccupazione si fa fatica a trovarli. È quanto afferma un report del centro studi Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, presentato quest’anno al “Pizza World Show” presso la Fiera di Parma. A sviluppare una domanda di lavoro qualificato così alta nelle pizzerie, dove la forza lavoro complessiva arriva a 240mila occupati, è la produzione. Che siano destinate al servizio al tavolo o a quello da asporto, a sfornare pizze sono 25mila pizzerie e altrettante sono quelle che sfornano pizza al taglio, generando un fatturato aggregato di circa 9 miliardi di euro.

La difficoltà nel reperire personale esperto, sempre secondo Fipe, porta i gestori, almeno in un caso su 5, ad accontentarsi di reclutare personale non qualificato a cui erogare (nel 40% dei casi) formazione adeguata. L’80% del fabbisogno di pizzaioli specialisti riguarda le piccole imprese ed oltre un’assunzione su 2 tra quelle non stagionali è a tempo indeterminato.

Fra le curiosità maggiori che sono emerse dal report, dal punto di vista del consumatore, c’è sicuramente la scelta della pizza come alimento per la colazione (8%), mentre più scontato appare il 75% del campione che ne fa oggetto di cena. La pizza continua comunque a rappresentare un antidoto contro la crisi perché consente di consumare in compagnia un prodotto di qualità a buon prezzo. Secondo gli ultimi dati dell’osservatorio prezzi, infatti, un pasto in pizzeria, se l’ordinazione si limita a pizza e bibita, ha un costo compreso tra i 7 e gli 11 euro. Il profilo classico della pizzeria, intesa come locale, è di 126 metri quadrati, con 67 posti a sedere interni e 23 esterni, un’apertura media annua di 280 giorni, un volume d’affari di 260mila euro e 6,5 addetti.

«Pura demagogia, considerato che il settore ristorazione pizzeria ha avuto anch’esso una contrazione, anche se non preoccupante». A smorzare i toni forse un po’ allarmistici della Fipe è l’Apes (Associazione pizzaioli e similari), che spiega in una nota: «Titolari e gestori sono divenuti molto accorti nella gestione del personale e assumono, o impiegano, molto meno personale di qualche anno fa. [...] I dati delle pizzerie li possono conoscere solo le associazioni del settore che in questo campo operano da decenni, e se l’Apes vi dice che non è così richiesto il mestiere di pizzaiolo, e che i veri pizzaioli non si identificano con le catene di pizzerie in franchising, non è una bufala, come tante altre che nel settore circolano. [...] Secondo noi - conclude l’Apes - i 6mila posti saltano fuori solo se vengono licenziati i pizzaioli extracomunitari, facendo così posto ai nostri pizzaioli italiani. È da vedere poi come siano preparati e interessati ai tanti sacrifici che questo lavoro comporta: lavorare quando gli altri si divertono».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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