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Roero
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Roero

La guerra delle patate, dai campi alla camera da letto

di Alberto Lupini
direttore
 
05 maggio 2014 | 11:15

La guerra delle patate, dai campi alla camera da letto

di Alberto Lupini
direttore
05 maggio 2014 | 11:15
 

E adesso siamo alla guerra delle patate. Un tempo fra gli alimenti più poveri e tipici da diete di carestia, il tubero che oggi gode di una nuova vita in cucina è diventato oggetto di un braccio di ferro che ha per protagonisti i soliti contendenti per il mondo agroalimentare italiano. Da un lato la Coldiretti, che difende le produzioni dei contadini italiani in nome di tracciabilità e sicurezza alimentare (oltre che di qualità e convenienza economica per il sistema Paese). Dall’altro commercianti e industriali che, avvalendosi delle agevolazioni delle norme, italiane e comunitarie, propongono sul mercato prodotti “apparentemente” di produzione nazionale.

Il dato di partenza è che sono ormai 4 su 10 i tuberi “stranieri” consumati in Italia (parliamo di 700 milioni di chili, la metà dei quali di produzione francese) e secondo un’inchiesta della Procura di Bologna ci sarebbero molte truffe sulla dichiarazione di provenienza. La vicenda riguarda importanti partite con marchio di origine bolognese, mentre una notevole quantità arriverebbe da altre zone, anche estere.

Poiché la patata è l’ortaggio più consumato dagli italiani, è importante che ci sia chiarezza, anche se va precisato che non c’è alcun problema di commestibilità o tanto meno di sicurezza alimentare.

Semmai è in discussione la qualità e la tipologia (di tipi di patate ce ne sono centinaia, anche se se ne consumano in prevalenza 4 o 5 al massimo). Più cultura sulle patate sarebbe peraltro utile, ma purtroppo sembra che la patata, anzi la patatina, sia diventata l’oggetto di una sfida fra due testimonial che evocano aspettative non solo da tavola, Carlo Cracco e Rocco Siffredi, con la patata che più che in cucina sembra destinata alla camera da letto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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07/05/2014 16:32:11
1) Patata & C
La patata è sconosciuta nella comunicazione corrente dei mass media nel nostro paese. Mi capita di essere autore del volume La Patata della collana Coltura e Cultura edita da Bayer CropScience, recentemente resa disponibile online e scaricabile capitolo per capitolo dal web ai telefoni intelligenti ed ai lettori portatili. Il link con la collana è: http://www.colturaecultura.it/search/node/Patata Vedi Alberto, già negli anni '80 il mercato italiano e quello francese era in preda solo alla regolamentazione di trade della CE. Dal mio dossier, già allora il mercato italiano e francese era dominato dalle importazioni prevalentemente dai paesi nordafricani... senza che fosse richiesta alcuna indentificazione di origine del prodotto nei punti di vendita pubblici in rispetto all'informazione al pubblico. Milano ha particolarmente sofferto per oltre una decade di anni all'impoverimento della qualità del gusto da patate di basso prezzo e valore di un menu della ristorazione anche di livello medio alto: impoverimento che divulgavo nei report mensili pubblicati dalla Accademia Italiana della cucina, fino alla cessazione della mia iscrizione, che trova spazio anche in libri ed opuscoli esauriti. Grazie per favorire una comunicazione che oggi è facilitata dalla disponibilità della Collana che ha rappresentato una donazione fa parte della multinazionale alla "cultura sui crop e all'agricultura italiana", che è stata quasi ignorata finora dai stakeholder italiani e che in Francia si lascia riconoscere da una abitudine più apprezzata allacomnunicazioine diretta nei punti di vendita e nei mercati aperti delle produzioni locali... Le statistiche della coltivazione di patate che negli anni 50-60 ponevano l'Italia nella prima decina dei coltivatori più avanzati decadevamo negli anni 2010 al di la del 30 posto... Non parliamo della chimica alimentare e non dell'amido, costituente primario della patata, che praticamente cancellata dalla nazione, ad esclusione di un'iniziativa straniera in Piemonte, anche per effetto della posizione negativa per la coltivazione di varietà appositamente create per gli impieghi industriali non alimentari rimasta nei cassetti della CE per la sconsiderata posizione assunta dalla CE (ancora officina) che mette fuori legge ogni produzione di qualsiasi prodotto geneticamente modificato (SIC, in parole povere, follia di auto-distruzione economico industriale della CE). AA è disponibile, anche con il supporto dell'edizione, a colmare la lacuna d'informazioni.
Vincenzo Lo Scalzo
Comunicazione agroalimentare
AgoraAmbrosiana


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