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La guerra dei traghetti e l’inutilità del Tar

di Alberto Lupini
direttore
 
11 agosto 2014 | 11:29

La guerra dei traghetti e l’inutilità del Tar

di Alberto Lupini
direttore
11 agosto 2014 | 11:29
 

Tutto era cominciato con l’infausta decisione del governo Berlusconi che, attraverso il fallimento pilotato della Tirrenia, avevano lasciato costruire un cartello monopolista dei traghetti in Italia. Nessuna battaglia allora per difendere una compagnia che perdeva soldi (come le Ferrovie o l’Alitalia), ma che svolgeva un servizio pubblico e calmierava il mercato. Il risultato è che nel giro di pochi mesi, diventata “privata” la Tirrenia, a partire dal 2011 il costo per andare in Sardegna (la meta turistica più importante per l’Italia), era quasi raddoppiato. Nella media si era arrivati ad un più 65% che in alcuni casi sfiorava anche il 100%.

Ma quel che è più grave è che fra una compagnia e l’altra le differenze tariffarie si sono improvvisamente annullate per allinearsi tutte - da Moby Lines a Snav, da Grandi navi veloci a Tirrenia - verso l’alto, con costi di almeno 1.200 euro per andata e ritorno per una famiglia con l’auto e la cabina da Genova a Porto Torres. Per tratte analoghe dalla Francia in Corsica, da Barcellona alle Baleari o dal Pireo alle isole greche si spende in media dal 30 al 50% di meno...

L’epilogo non poteva che essere uno: il turismo in Sardegna è crollato e con questo le aspettative di lavoro e sviluppo di un’isola che di suo non è particolarmente ricca. Da qui un ricorso all’Antitrust da parte della Regione che dopo due anni di tira e molla vinse con un pronunciamento che evidenziava l’esistenza di un cartello da parte degli armatori privati. Purtroppo siamo in Italia e un ente inutile come il Tar del Lazio (che giustamente Renzi vorrebbe abolire) ha ribaltato tutto con una sentenza a favore degli armatori (che invocano aumenti nel costo del carburante e l’inesistenza di un accordo scritto fra le compagnie sulle tariffe). In ballo c’era una multa da 8,12 milioni di euro.

E a questo punto scatta la beffa, oltre al danno. Alla proprietà della Moby fa indirettamente capo anche la Tirrenia riscattata a poche lire dal fallimento. Ora si punterebbe ad una fusione rendendo ancora più forte l’oligopolio esistente nei fatti a danno di qualunque logica di libero mercato. A sostenere questo progetto ci sarebbero Unicredit e Monte dei Paschi di Siena. Il risultato sarebbe la creazione di un mercato totalmente protetto in cui non potrebbero probabilmente più entrare concorrenti stranieri. Già il fatto che nei porti non sia stato possibile fare entrare traghetti di compagnie francesi, spagnole o greche la dice lunga sugli interessi che ci sono in gioco. Resta solo da sperare che il governo Renzi, che non può non essere stato avvisato del rischio, non avvalli un’operazione che puzza scandalosamente e che rischia di rendere sempre più isolata la Sardegna.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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