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Giovani vittime di cocktail “infuocati” Baristi incompetenti i veri responsabili

Continuano i casi di giovani che finiscono in ospedale con gravi ustioni, per colpa di un cocktail “flambé” preparato male o rovesciato prima che la fiamma si spengesse; la responsabilità è dell'incompetenza dei baristi. Per evitare il ripetersi di questi spiacevoli episodi, sarebbe utile istituire un patentino di “Barman statale”

di Carmine Lamorte
23 settembre 2014 | 17:15
Giovani vittime di cocktail “infuocati” 
Baristi incompetenti i veri responsabili
Giovani vittime di cocktail “infuocati” 
Baristi incompetenti i veri responsabili

Giovani vittime di cocktail “infuocati” Baristi incompetenti i veri responsabili

Continuano i casi di giovani che finiscono in ospedale con gravi ustioni, per colpa di un cocktail “flambé” preparato male o rovesciato prima che la fiamma si spengesse; la responsabilità è dell'incompetenza dei baristi. Per evitare il ripetersi di questi spiacevoli episodi, sarebbe utile istituire un patentino di “Barman statale”

di Carmine Lamorte
23 settembre 2014 | 17:15
 

Si susseguono ad una velocità allarmante le tragiche vicende riguardo alla somministrazione di cocktail “infuocati”. L’ultimo caso risale a ieri, 22 settembre, ed ha coinvolto una giovane coppia di quindicenni di Frattamaggiore (Na), che sono stati ricoverati in ospedale per gravi ustioni al volto e al torace, dopo aver bevuto un cocktail a cui, dopo l’uso dello shaker, è stato dato fuoco. Il proprietario del locale è stato denunciato per aver servito degli alcolici a minorenni e rischia la chiusura del locale, ma le indigini di accertamento sono ancora in corso.



Avevo già segnalato e denunciato in passato la stupidità e pericolosità di somministrare Chupiti o cocktail infuocati; diversi anni fa addirittura fui chiamato dai Carabinieri di Lodi come esperto, per testimoniare su uno di questi episodi in cui un giovane perse un dito. Ma come dimostra la cronaca alcuni bar continuano a non avere confini, e vista la presenza di certi baristi o barman superficiali e poco professionali, sarebbe ora che si iniziasse a pensare di istituire un patentino di “Barman statale”.

Purtroppo dal nord al centro Italia, gli episodi si moltiplicano; quello accaduto ieri in provincia di Napoli è solo l’ultimo in ordine di tempo, ma procedendo a ritroso, già lo scorso agosto Torino ha fatto da sfondo ad un avvenimento di questo genere, quando una ragazza di 19 anni rimase ustionata per colpa di un cocktail, il “B52”, famoso drink realizzato con tre parti uguali di liquore al caffè, crema di whisky e cognac con essenze d'arancia, che prevede una versione fredda e una “alla fiamma”, colpevole quest’ultima di aver provocato bruciature alla gola, al volto, al torace e alla mano destra della ragazza.

Nella stessa città solo un mese prima, un ragazzo di 17 anni (ancora un volta un minorenne) è finito in coma farmacologico dopo essersi rovesciato addosso un chupito flambé, che gli avrebbe causato ustioni sul 20% del corpo. Drammatica la storia di una diciottenne della provincia di Rimini, che ha riportato delle gravi ustioni al viso, che avevano un’alta probabilità di trasformarsi in cicatrici; tutto per colpa di uno “shortino” preparato al bancone ed esploso improvvisamente. La ragazza si dimostrò decisa nel voler denunciare il locale.

Credo che vista la massiccia presenza di scuole e centri di formazione che pretendono di insegnare a fare il barman ai giovani di oggi, sia necessario stabilire che “i cocktail con il fuoco non si fanno e basta”. È inutile dire che è colpa del cliente, perché la responsabilità di ciò che succede all’interno di un locale è del proprietario e del barista, che in questo caso serve i cocktail. Un vero professionista il fuoco lo lascia ai pompieri.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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