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Grana e Parmigiano, crescono i falsi Oltre 300 milioni di chili nel 2014

Dal falso parmigiano vegano a quello prodotto con il kit “fai da te”, nel 2014 le imitazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno superato i 300 milioni di chili, realizzati per meno della metà negli Usa. Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione, le imitazioni sono diffuse anche dall’Australia al Sud America

05 marzo 2015 | 10:32
Grana e Parmigiano, crescono i falsi 
Oltre 300 milioni di chili nel 2014
Grana e Parmigiano, crescono i falsi 
Oltre 300 milioni di chili nel 2014

Grana e Parmigiano, crescono i falsi Oltre 300 milioni di chili nel 2014

Dal falso parmigiano vegano a quello prodotto con il kit “fai da te”, nel 2014 le imitazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno superato i 300 milioni di chili, realizzati per meno della metà negli Usa. Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione, le imitazioni sono diffuse anche dall’Australia al Sud America

05 marzo 2015 | 10:32
 

La produzione di falsi Grana Padano e Parmigiano Reggiano nel mondo ha sorpassato per la prima volta quella degli originali nel 2014, provocando addirittura il calo del valore delle esportazioni, in controtendenza al record fatto segnare all’estero dall’agroalimentare made in Italy ma anche ai positivi risultati registrati da altri formaggi, dal pecorino al Gorgonzola. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti in vista dell’Expo nel primo “Dossier sul mercato del Parmigiano Reggiano, tra crisi ed opportunità” presentato dalla Coldiretti nella mobilitazione in piazza per la prima volta del popolo del Parmigiano, con migliaia di produttori, casari, stagionatori, gastronomi e consumatori. Sotto accusa la moltiplicazione selvaggia delle imitazioni in tutti i continenti che sono state smascherate e messe alla gogna.



Nel 2014 la produzione delle imitazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano ha superato i 300 milioni di chili realizzati per poco meno della metà negli Stati Uniti, dal falso parmigiano vegano a quello prodotto dalla Comunità Amish, dal parmesan vincitore addirittura del titolo di miglior formaggio negli Usa al kit che promette di ottenerlo in casa in appena 2 mesi, ma anche quello in cirillico che si è iniziato a produrre in Russia dopo l’embargo, il parmesao brasiliano, il reggianito argentino e il parmesan perfect italiano ma prodotto in Australia. E sono solo alcuni degli esempi di falsificazioni portate in piazza che tolgono spazio di mercato al prodotto originale.
 
Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione con le produzioni in Wisconsin, California e New York, le imitazioni sono molte diffuse dall’Australia al Sud America ma anche nei Paesi emergenti, mentre sul mercato europeo ed in Italia sono arrivati i cosiddetti similgrana di bassa qualità spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine che è prevalentemente di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia.

Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Grana Padano e Parmigiano reggiano che devono essere ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione. In questo contesto è particolarmente significativo il piano per l’export annunciato dal Governo che prevede per la prima volta azioni di contrasto all'italian sounding che trova nel Grana Padano e nel Parmigiano Reggiano la maggiore espressione a livello internazionale, tra tutti i prodotti agroalimentari made in Italy.
 
Occorre però anche cogliere l’occasione della trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti, Tansatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) che è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agro-alimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding molto diffuso in Usa che rappresenta il primo mercato di falsificazione del Parmigiano e del Grana. A questa realtà se ne aggiunge però una ancora più insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa dai paesi più svariati la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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