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Birra italiana, +27% i consumi all’estero Esportazioni triplicate in 10 anni

Le esportazioni di birra made in Italy sono triplicate negli ultimi 10 anni, con un aumento del 27% dal 2014. La produzione di birra artigianale gioca un ruolo fondamentale in questo scenario economico, anche dal punto di vista occupazionale. A sostenere la produzione italiana di birra le coltivazioni di orzo, con 860mila tonnellate solo nel 2014

20 agosto 2015 | 10:15
Birra italiana, +27% i consumi all’estero 
Esportazioni triplicate in 10 anni
Birra italiana, +27% i consumi all’estero 
Esportazioni triplicate in 10 anni

Birra italiana, +27% i consumi all’estero Esportazioni triplicate in 10 anni

Le esportazioni di birra made in Italy sono triplicate negli ultimi 10 anni, con un aumento del 27% dal 2014. La produzione di birra artigianale gioca un ruolo fondamentale in questo scenario economico, anche dal punto di vista occupazionale. A sostenere la produzione italiana di birra le coltivazioni di orzo, con 860mila tonnellate solo nel 2014

20 agosto 2015 | 10:15
 

Volano le esportazioni di birra italiana all’estero con un aumento del 27% in quantità nel 2015 rispetto all’anno precedente, con quasi la metà della spedizioni dirette nel Regno Unito dove nei pub si diffonde la presenza delle produzioni artigianali nostrane. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi i primi cinque mesi del 2015 nel sottolineare l'importanza del palcoscenico internazionale offerto da Expo. Si tratta di un risultato che si è progressivamente consolidato con le esportazioni di birra dall’Italia nel mondo che sono triplicate negli ultimi dieci anni, in netta controtendenza rispetto alla crisi.



A sostenere le esportazioni è infatti anche il boom nella produzione artigianale di birra made in Italy che quando sono l’evoluzione di aziende agricole rappresentano l'autentica espressione del Made in Italy. Oltre a contribuire all’economia la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Una offerta variegata in grado di soddisfare gli otre 30 milioni di appassionati consumatori di birra presenti in Italia dove tuttavia il consumo procapite e di 29 litri, molto poco rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l'Austria 107,8, la Germania 105, l'Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82. A sostenere la produzione italiana di birra ci sono le coltivazioni nazionale di orzo con una produzione di circa 860mila tonnellate di orzo nel 2014 su una superficie complessiva investita di circa 226mila ettari.

Per quanto concerne la produzione di birra, la filiera cerealicola unitamente al ministero delle Politiche agricole ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo pari a circa 90mila tonnellate. Da tempo Coldiretti ha stimolato, perseguito ed avviato la politica delle filiere corte del “Made in Italy” agroalimentare, nel senso che il produttore partecipa, attraverso le sue forme associate fino alla gestione del prodotto finito sul mercato. Contestualmente, si sta potenziando su tutto il territorio nazionale la rete distributiva di “Campagna Amica” presso la quale il consumatore trova i prodotti firmati direttamente dal produttore in una sorta di vera tracciabilità.

Tale politica ha stimolato anche la nascita di talune iniziative progettuali nel segmento della birra artigianale o agricola avviando una nuova imprenditorialità costruita con l’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore. In questa situazione di grande dinamicità, a supporto della trasparenza dell’informazione dei consumatori, è però necessario qualificare le produzioni nazionali con l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine, per evitare che vengano spacciati come Made in Italy produzioni straniere.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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