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Il raduno dei tifosi a Milano? Uno schiaffo per il catering ancora bloccato dal divieto di feste

L'Anbc-Fipe, associazione del catering e banqueting, contesta i fatti al Duomo. Capurro: «Amarezza e rabbia per la nostra situazione». Scoppia intanto la polemica politica ed è scontro Salvini-Sala

03 maggio 2021 | 19:02

La festa dei tifosi interisti andata in scena domenica pomeriggio in piazza Duomo, a Milano ha lasciato di stucco l'Italia intera per la mancanza di rispetto delle norme anti-Covid,.come abbianmo denunciato per primi ieri.  Fra chi si è maggiormente innervosito per le scene visto c'è il mondo della ristorazione che si è chiesto come mai una cosa del genere sia stata concessa (con il risultato di un assembramento di massa che ha coinvolto 30mila persone) mentre si tengono ancora chiusi bar (al bancone), ristoranti (al chiuso) e ricevimenti di ogni tipo. A partire dai matrimoni.

Catering ancora bloccato, ma le sitituzioni non intervengono sulle feste abusive Il raduno dei tifosi a Milano? Uno schiaffo per il catering

Catering ancora bloccato, ma le sitituzioni non intervengono sulle feste abusive


Capurro (Anbc): «Gli eventi creano rischi? Allora come è stato possibile il raduno dei tifosi?»

Non soprende, quindi, che fra le reazioni trasversali al raduno dei tifosi interisti davanti al Duomo ci sia quella di Paolo Capurro, presidente Anbc-Fipe, Associazione nazionale banqueting e catering: «Le immagini della festa scudetto che i tifosi hanno messo in scena ieri in Piazza Duomo a Milano ci lasciano senza parole. Trentamila persone, una sull’altra, senza alcun distanziamento e in molti casi senza mascherina. Non era forse un pericolo assolutamente prevedibile? E poi ci dicono che i nostri imprenditori, fermi da 14 mesi, non potranno tornare a lavorare almeno fino ad agosto perché gli eventi creano il rischio di assembramenti. Con quale faccia le istituzioni potranno addurre ancora questa motivazione dopo lo scempio a cui abbiamo assistito?». Queste le domande poste con forza alle istituzioni incapaci di impedire l'assembramento sotto la Madonnina ma rigide nel concedere che le feste e gli eventi possano riprendere secondo protocolli già molto stringenti e condivisi dagli operatori.


Oltre il danno, la beffa? Il precedente "calcistico" di Atalanta-Valencia

«Mi auguro che i comportamenti irresponsabili di ieri non provochino eventuali ulteriori restrizioni», si è augurato Capurro. Un risultato che rappresenterebbe un danno e una beffa per la ristorazione (e non solo) che nel corso dell'ultimo anno e mezzo ha dovuto fare i conti con restrizioni che spesso mancavano della giusta base scientifica per essere compresi; mentre ormai abbiamo capito tutti che raduni di questo tipo, se non controllati, possono sfociare in un focolaio (pensiamo, per esempio, a quanto successo dopo la partita di Champions fra Atalanta e Valencia). «La nostra associazione promuove quotidianamente il rispetto della legalità, anche quando le norme imposte ci vedono in disaccordo, anche quando trovano nei nostri imprenditori il capro espiatorio da ben 14 mesi. Oggi, purtroppo, amarezza e rabbia sono i sentimenti che proviamo per una situazione che ci vede sull’orlo del collasso totale. Ogni qual volta crediamo di aver toccato il fondo accade qualcosa che ci fa ricredere, e le immagini di ieri sera sono la conferma. L’ennesima beffa che siamo costretti a digerire. Se le conseguenze di questa situazione saranno il fallimento delle nostre imprese e la disoccupazione di tutti i dipendenti, qualcuno dovrà assumersene la responsabilità», ha affermato perentorio Capurro.


Un settore a rischio ed esposto all'abusivismo

Il rischio, infatti, è che l'attuale blocco delle feste (come i banchetti di matrimonio o i ricevimenti privati) così come la sostanziale assenza di eventi fieristici e congressuali durante l'estate (che da calendario possono riprendere, rispettivamente il 15 giugno e il primo luglio) faccia sparire un settore che nel 2019 registrava un giro d'affari di 600 milioni di euro per i soli matrimoni a cui si devono aggiungere i 75 miliardi di euro del settore congressi. Una situazione difficile in cui la volontà di "cavarsela da soli" è sempre più dietro l'angolo andando a fomentare il fenomeno dell'abusivismo. «Il decreto è scritto male - aveva affermato lo stesso Capurro a Italia a Tavola la scorsa settimana - per quanto riguarda la nostra categoria. Questo lascia spazio a operatori che, per ignoranza o poca attenzione ai protocolli danno per possibili ricevimenti che non lo sono. Magari proponendo protocolli “fatti in casa” che, però, non sono validati dalle autorità. Ovviamente, c’è da riconoscere, di fondo, la paradossalità della situazione: a noi operatori del banqueting e catering è permesso di essere attivi come tutte le altre aziende che esercitano un’attività di ristorazione, ma sono vietate tutte le occasioni in cui potremmo lavorare».


Scoppia la polemica Salvini-Sala e il Prefetto si chiama fuori


E puntuale è intanto scoppiata la polemica politica. Se il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, si è limitato a dire che «l’importante è che non si verifichino più. Bisogna chiedere alle persone il rispetto delle misure di sicurezza», si è invece infiammato il rapporto Salvini-Sala. Con un tweet al veleno Matteo Salvini ha in particolare attaccato il sindaco Beppe Sala: «Non poteva far entrare 20mila tifosi in uno stadio che ne contiene 80mila, invece di tacere e scappare? Milano ha ancora un sindaco?». Sui social network, Sala si è difeso dagli attacchi politici ripostando proprio le parole del prefetto Renato Saccone («abbiamo valutato che chiudere piazza Duomo, spazio urbano ampio e con numerose vie di esodo, sarebbe stato inevitabilmente occasione di ancora più densi e rischiosi assembramenti, sotto ogni profilo»). Poi, risponde alle parole di Salvini sull’uso dello stadio Meazza: «La risposta è no. Innanzitutto perché gli stadi sono chiusi - scrive Sala - E poi, come entrano ed escono 20.000 tifosi senza assembrarsi?», conclude accompagnando il suo post con l’hashtag #ministropercaso.

Per tornare al Prefetto, che non sembra proprio vergognarsi della resa dello Stato di fronte a questa violazione delle norme, ha detto che di fronte a trentamila tifosi esultanti «circa diecimila nel picco in piazza Duomo, non si usano idranti, né ha senso transennare una città. Si opera per evitare incidenti di qualsiasi natura, che non ci sono stati». Sempre per lavarsi le mani, di «spontanea quanto incontenibile euforia collettiva» parla invece una nota ufficiale della Questura di Milano: «Hanno partecipato appassionati sportivi, curiosi, tifosi, ultras e famiglie dando vita a gruppi eterogenei in disorganico movimento che si sono dedicati ai festeggiamenti spesso incuranti delle cautele da adottare per la diffusione della pandemia. I servizi di ordine e sicurezza pubblica si sono sviluppati cercando di scongiurare la concentrazione di un’unica massa di persone in un’unica area critica e cercando altresì di evitare azioni di contrasto delle Forze dell’ordine verso la folla che festeggiava comunque pacificamente». Del resto, tranne un caso circoscritto in largo Cairoli, «non si sono registrati momenti di conflittualità o tensione».

E con queste parole si certifica davvero l’incapacità delle istituzioni ad affrontare una situazione che non coinvolgeva tanto problemi di ordine pubblico, ma di sicurezza sanitaria, ragione per la quale si sono chiusi i locali. Ai lettori il giudizio finale.

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