A Casa Marrazzo la festa per la raccolta del Pomodoro San Marzano Dop

È stata una vera "festa del ringraziamento" quella che si è svolta a Casa Marrazzo, storica azienda conserviera di Pagani, con la partecipazione corale di tutti i protagonisti della stagione appena conclusa

15 settembre 2022 | 11:11
di Mariella Morosi

La raccolta del pomodoro San Marzano nell'Agro Nocerino Sarnese (Sa) non rappresenta solo la soddisfazione di raccogliere un frutto prezioso della Campania Felix, a conclusione della stagione agricola. È stata, infatti, una vera "festa del ringraziamento" quella che si è svolta a Casa Marrazzo, storica azienda conserviera di Pagani (Sa), con la partecipazione corale di tutti i protagonisti della stagione appena conclusa: contadini, operai e le loro famiglie, proprio come si faceva una volta. E non si trascurava l'aspetto religioso con altarini alla Vergine Maria anche se, tra balli, canti e interminabili banchetti, era consentito qualche eccesso profano.


Pomodoro dalla storia antica

Il San Marzano non è un pomodoro come gli altri: ha una storia antica che non va dimenticata e che va celebrata con chi ha condiviso lo sforzo, negli ultimi decenni, di riportarlo in produzione. Infatti, era quasi estinto alla fine del XX secolo a causa di una virosi che colpì le coltivazioni. Nato forse per ibridazione spontanea tra vecchie cultivar locali, o da mutazione della varietà denominata Lampadina, o da selezioni operate dagli stessi agricoltori, era presente in tutti gli orti familiari e preziosa risorsa alimentare. Grazie a studi e selezioni promossi dalle istituzioni regionali, nel 1996, arrivò la Dop con la denominazione "Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino" e nel 1999 il relativo Consorzio di tutela. Lo scopo era quello di vigilare sull’applicazione delle norme previste dal disciplinare di produzione a garanzia dei consumatori e per una migliore promozione e valorizzazione del prodotto.


Più che una verdura, un frutto goloso

Rosso vivo, di forma oblunga dolce, succoso e saporitissimo è classificato tra le verdure ma sarebbe piuttosto un frutto goloso. A sposarlo indissolubilmente ai maccheroni e alla pasta fu Ippolito Cavalcanti di Acerra che ne codificò la ricetta nel suo trattato Cucina teorico-pratica (Napoli 1837).


E ancora per le sue qualità, per le caratteristiche organolettiche e per la consistenza e compattezza della polpa, ai primi del '900 il San Marzano fu scelto tra tutte le altre varietà da Francesco Cirio, pioniere dell’industria conserviera che per primo lo inscatolò privato della buccia. Nacquero così i famosi pelati, orgoglio della cucina campana e poi di quelle di tutto il mondo.


Inno degli chef ai pelati

Gli stessi pelati hanno ispirato alla festa campestre di Casa Marrazzo, gli chef e maestri pizzaioli che hanno proposto le loro creazioni. Da sempre partner dell'azienda conserviera, erano presenti gli stellati Raffaele Vitale e Nicola Annunziata, i pizzaioli dello staff di Ciro Salvo (50 Kalo, locali a Napoli, Roma e Londra) e Anthony Mangieri pioniere negli States del Neapolitan style pizza e recentemente classificatosi al numero 1 della guida “50 Top Pizza”.


Gli obbiettivi di Casa Marrazzo

La festa, con il claim "Ringrazianno a Ddio ce l'avimmo visto 'n'ato anno" (che solo i locali sanno pronunciare bene) è servita anche per presentare le nuove linee dell’azienda dopo i successi dei mesi scorsi di Milano e New York. Per la serie “Nudi” “Collezione 1934” l'obiettivo è stato soprattutto quello di diminuire l'impatto ambientale con i nuovi packaging in vetro. I nuovi “boccacci”, come vengono soprannominati in Campania questi contenitori in vetro, possono essere riutilizzati dopo l'uso come utili vasi e, nel caso di “Collezione 1934”, firmata da Auge Design, esposti come oggetti di design.


Presente alla festa anche il Panificio Malafronte, lo staff del cocktail bar “Cinquanta-Spirito Italiano” e le tipiche bancarelle di dolciumi, spighe, tammorre (strumenti a percussione in pelle animale) e castagnette (nacchere) che caratterizzano le feste popolari dell’Agro Nocerino Sarnese.


Per entrare ulteriormente nel mood, ad allietare la serata c’è stata la voce di Biagio De Prisco, volto ma soprattutto voce delle tradizionali feste religiose della Valle del Sarno e non solo, accompagnato dalla sua "paranza" di orchestrali.


Pomodoro, passione di famiglia

Casa Marrazzo prima che un'azienda è una famiglia che da tre generazione conserva i sapori di un territorio generoso e unico. Tutto nasce da nonno Pasquale per continuare con il figlio Carmine e dopo di lui Teresa e Gerardo. In ogni prodotto sono racchiusi i loro valori e il rispetto per i cicli della natura. «Tutti gli agricoltori, il personale, chiunque sia coinvolto nella lavorazione dei pomodori - ha detto Teresa Marrazzo - partecipano alla campagna attivamente ma anche sentimentalmente. Lavoriamo con la terra a cui siamo fortemente devoti, e il risultato è che il cibo per noi è sacro. Questo è un momento di gioia, una festa, dopo la fatica e il caldo cocente nei campi. Desideriamo festeggiare la raccolta dei frutti di un lavoro che scandisce le vite di molti nel nostro territorio: la raccolta e la lavorazione del pomodoro».


Aggiunge Gerardo: «La festa di fine campagna è un rituale antico, da sempre si brinda con le famiglie degli operai per ringraziare la terra dei suoi frutti, la produzione e il lavoro svolto. Un altro anno è andato, un anno che regala serenità per tutto l’anno successivo, quasi una sorta di Capodanno per chi vive a contatto con la terra. Noi ne abbiamo fatto un vero e proprio evento. E come diciamo guardandoci l’un l’altro a fine lavorazione, quando la stanchezza lascia il posto all’orgoglio: "Ringrazianno a Ddio ce l’avimmo visto ’n'ato anno! È stato un momento simbolico, non una conclusione ma l'inizio di un nuovo capitolo dell'atavico rapporto con la natura».

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Alberto Lupini


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