Coca Cola compra Lurisia e Slow Food l’abbandona

L’accordo preliminare tra l’azienda piemontese e la società Coca Cola Hbc Italia, è stato sottoscritto per una cifra intorno agli 88 milioni di euro. L’associazione di Carlo Petrini: «La collaborazione si chiude qui»

19 settembre 2019 | 08:57
L’affare è di quelli milionari: 88 milioni di euro, centesimo più, centesimo meno, per acquisire acqua e bevande del marchio Lurisia. Coca Cola fa shopping in Italia e mette le mani sul marchio cuneese da sempre sostenuto da Slow Food che, appena appresa la notizia, ha fatto sapere l’intenzione di interrompere con la fine del 2019 il suo rapporto di collaborazione.

Acqua e bevande Lurisia passeranno di mano a Coca Cola

Incompatibile la mission dell’associazione di Carlo Petrini con i grandi numeri e gli obiettivi di mercato di Coca Cola. Da qui la decisione, affidata ufficialmente a una nota stampa, di separarsi “seduta stante”: «Apprendiamo dagli organi di stampa - si legge - del passaggio di proprietà di Lurisia Spa al gruppo Coca Cola. Lurisia ha sostenuto l’attività di Slow Food a partire dal 2007, principalmente in veste di partner dei grandi eventi: Cheese, Slow Fish e Salone del Gusto. Con l’edizione 2019 di Cheese si conclude la collaborazione, che non verrà rinnovata».

L’accordo preliminare è stato sottoscritto nelle scorse ore da Lurisia (di cui fa parte anche Oscar Farinetti, fondatore di Eataly) e dalla società svizzera quotata a Londra Coca Cola Hbc Italia, licenziataria per alcuni mercati della Coca Cola di Atlanta, e sarà perfezionato entro la fine dell’anno. Tra le condizioni, la permanenza nel consiglio d’amministrazione dell’attuale presidente e amministratore di Lurisia, Piero Bagnasco, e di Alessandro Invernizzi, entrambi rappresentanti degli azionisti venditori, per assicurare la continuità di business.

Lurisia è un marchio piemontese, fondato nel 1940 a Roccaforte Mondovì. L’azienda offre acque minerali e frizzanti provenienti da fonti a 1.400 metri sul livello del mare sul Monte Pigna. Tra le prime a proporre acque in bottiglie a forma di campana, è controllata dal fondo d’investimento privato IdeA Taste of Italy, gestito da DeA Capital Alternative Funds sgr (famiglie Boroli Drago e De Agostini di Novara), dalla famiglia Invernizzi, e da Eataly Distribuzione. Vanta un giro d’affari di 24 milioni di euro, grazie anche all’export che raggiunge 42 Paesi.

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Alberto Lupini


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