Lactalis, prove di scalata al colosso del Parmigiano Reggiano

Il Gruppo francese Lactalis, che in Italia detiene marchi come Parmalat e Danone, ha messo gli occhi su Nuova Castelli, il principale esportatore italiano di Parmigiano Reggiano

22 maggio 2019 | 16:54
Già 5 anni fa Charterhouse, il fondo britannico che controlla l’azienda, aveva messo sul piatto 350 milioni di euro per comprare Nuova Castelli. Ora, secondo le indiscrezioni riportate stamani dal Sole 24 Ore, il colosso francese pare abbia mostrato il suo interesse per l’individuazione di nuovi partner azionari tramite un aumento di capitale da 40-50 milioni, anche se alla fine la strada prescelta da Charterhouse potrebbe non essere quella di una partnership azionaria, ma una soluzione ben più netta, cioè la vendita dell’intero controllo a un gruppo strategico-industriale.



Nel 2018 la società, che possiede una ventina di impianti e dà lavoro a circa mille persone, ha avuto un giro d’affari di 460 milioni di euro, con 27 milioni di ebitda e 190 milioni debito, di cui però 100 milioni garantiti alle banche con forme di Parmigiano Reggiano. Tra i principali bacini commerciali del gruppo ci sono la Francia, la Gran Bretagna, la Russia e la Germania. Tra i prodotti di Nuova Castelli ci sono anche il grana padano, il gorgonzola, il taleggio e la mozzarella di bufala campana.

Critiche in merito sono state espresse da Coldiretti, che parla di “svendita del Parmigiano Reggiano ai francesi” da evitare: «L’operazione - sottolinea la Coldiretti - rafforzerebbe l’egemonia francese mettendo le mani su prodotti italiani a denominazione di origine (Dop) più venduti». Secondo il presidente, Ettore Prandini, «la difesa dei marchi storici è necessaria perché si tratta spesso del primo passo della delocalizzazione che si realizza con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola e con la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di marchi storici e posti di lavoro fuori dai confini nazionali. In questo caso - precisa Prandini - l’interesse nazionale è anche legato alla tutela delle denominazioni dalle falsificazioni che si moltiplicano nei diversi continenti con Grana Padano e Parmigiano Reggiano che sono i prodotti agroalimentari più imitati nel mondo?».

L’Unione europea delle cooperative giudica invece positivamente l’interesse che sta dimostrando proprio il fronte delle cooperative per contrastare l’offerta francese per il controllo dei formaggi italiani. «Il mondo cooperativo - spiega Uecoop - è presente in ogni settore del cibo Made in Italy, dal latte ai formaggi, dalla carne ai cereali, dall’ortofrutta all’olio e al vino creando filiere virtuose in grado di generare sviluppo economico e occupazione sui territori di riferimento, mentre con le multinazionali straniere il rischio è sempre quello della delocalizzazione produttiva, gestionale o finanziaria, come si è visto quando Parmalat è finita nelle mani dei francesi.

Un altro “no” all’acquisizione francese di Nuova Castelli arriva dall’assessore regionale all'Agricoltura della Lombardia, Fabio Rolfi: «Le multinazionali francesi detengono il 30% del mercato nazionale in comparti strategici del settore lattiero caseario - ha detto - È necessario procedere alla approvazione della legge di tutela dei marchi storici per evitare che i colossi stranieri possano rafforzare posizioni egemoniche nel settore agroalimentare italiano, determinando così il futuro della nostra agricoltura».

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Alberto Lupini


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