Produzioni sempre più sostenibili grazie allo studio promosso da Grana Padano Dop

Il Consorzio di tutela ha promosso, insieme a 6 partner, un progetto di ricerca per rendere meno impattante la produzione e trasformazione della filiera. Dopo 4 anni di lavoro, pronto un software di supporto

18 novembre 2021 | 18:32

Produzioni sempre più sostenibili per le filiere agroalimentari Dop e Igp grazie alla partecipazione al progetto europeo denominato "Life Ttgg (The tough get going)" fortemente voluta dal Consorzio di tutela del Grana Padano in collaborazione con sei partner dotati di competenze specifiche. Obiettivo: migliorare l'efficienza dei progetti produttivi della filiera lattiero-casearia e trasferire le conoscenze raggiunte ad altre produzioni europee così da ridurre l'impatto ambientale. Ad affiancare il Consorzio sono stati il Politecnico di Milano, l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, la Fondazione Qualivita, Origin, Enersem e Cniel (associazione della filiera lattiero-casearia francese che ha esteso il progetto al Comté Dop).

 

Quattro anni di studi e analisi

Al centro del progetto, avviato nel 2017, le produzioni di Grana Padano Dop realizzata da 68 allevamenti, 20 stabilimenti lattiero-caseari, 20 stagionatori e 20 confezionatori della filiera. In quattro anni di lavoro il gruppo di studio è riuscito a definire i fattori che caratterizzano il profilo ambientale del formaggio Grana Padano Dop ed a proporre soluzioni di mitigazione dell'impatto ambientale. I risultati hanno evidenziato che la fase di produzione del latte crudo contribuisce per il 90-92% al profilo ambientale del Grana Padano Dop, le fasi di caseificazione e confezionamento per il 6-7%, mentre le fasi di distribuzione e fine vita per il restante 2-3%.

 

Criticità e soluzioni

Andando più nel dettaglio, per quanto riguarda la fase di produzione del latte crudo i punti sensibili riguardano l'acquisto di alimenti e mangimi (34%), la produzione propria di alimenti (25%), le emissioni legate alla gestione degli effluenti di allevamento (16%) e le emissioni legate alla fermentazione enterica (12%). Per la fase di trasformazione del latte, i risultati sottolineano come i fattori più impattanti siano stati il consumo di calore (34%) e di elettricità (26%). 

Lo studio non si è fermato a rilevare solo i problemi ma ha proposto anche delle soluzioni. Per le aziende produttrici di latte il processo di ottimizzazione e le azioni di mitigazione dell’impatto ambientale passano da azioni specifiche in quattro ambiti: la produzione di energia elettrica e calore, la gestione e distribuzione di effluenti di allevamento e fertilizzanti di sintesi, la produzione propria degli alimenti e la composizione della mandria. Per ogni azione di mitigazione sono stati previsti diversi scenari che potrebbero portare a una miglior riduzione degli impatti ambientali nella produzione del latte, interessando l’acquisto degli alimenti, le emissioni da gestione effluenti, le emissioni da gestione della stalla e le emissioni da fermentazione enterica.
 
Per le aziende di trasformazione del latte la maggior parte dello sforzo è stato destinato alla stima del consumo di energia e alla definizione dei potenziali risparmi energetici e della conseguente riduzione degli impatti associati, quali, ad esempio, cambiamento climatico e acidificazione. Le principali azioni di intervento riguardano infatti il recupero di calore dal siero di latte, il recupero di calore dai condensatori dei raffreddatori, l'ammodernamento del sistema di produzione del freddo.

 

In arrivo un software di supporto per produttori e trasformatori

Nei prossimi mesi, da tutte queste analisi sarà realizzato un software di supporto alle decisioni ambientali che permetterà alle aziende produttrici di formaggio Dop di calcolare l'impronta ambientale dei loro prodotti conferionati e, al contempo, di migliorare il sistema produttivo dal punto di vista sia ambientale che economico.

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Alberto Lupini


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