Tra limoni e pompelmi spunta il "papamango" siciliano
La scommessa vinta dell’azienda agricola Bianco Rosalia, di Sant’Agata Militello, in provincia di Messina. La produzione cresce ogni anno. Attualmente si attesta intorno alle 30 tonnellate
20 ottobre 2019 | 10:30
di Gianni Paternò
Vincenzo Amata
Nasce così Papamango, dal nome della contrada, marchio dell’Azienda agricola Bianco Rosalia, la moglie. Ad un certo punto Amata ha preso un consulente per aumentare la produzione e imparare la potatura, poi ha continuato con altre 600 piante della stessa cultivar per raggiungere almeno 20.000 kg/anno e quindi poter fornire i clienti con quantità significative.
La produzione è di circa 30 tonnellate all'anno
Nel frattempo aumenta la passione e la conoscenza per cui pianta altre cultivar: Kent, Sensation, Maya, Keitt che iniziano ad andare in produzione. Oggi quindi nei quasi 4 ha già piantati si ha una produzione di 30.000 kg/anno in aumento man mano che crescono le nuove piante. Coltivazione che Amata non può fare in biologico perché usa la fertirrigazione e perché in caso di attacco parassitario, che per la delicatezza di alberi di origine tropicale può avvenire frequentemente, è costretto ad effettuare il minimo necessario, solo quando indispensabile, dei trattamenti, quindi una coltivazione intelligentemente sostenibile. I frutti non subiscono alcun trattamento di toelettamento o di lavaggio, sono messi in commercio come raccolti.
Il papamango siciliano
Da quest’anno sta sperimentando l’insaccamento del frutto per difenderlo dagli attacchi esterni e per migliorare il microclima.
L'insaccamento dei frutti
Il mango riscuote tanto successo presso i consumatori per il suo gusto complesso ed esotico, per la sua dolcezza non esagerata, per le sue qualità salutistiche: è ricco di vitamine, soprattutto A, B e C, di sali minerali tra cui magnesio, potassio e calcio, di antiossidanti, di acqua e di fibre che contribuiscono al benessere dell’intestino; è poco calorico: tra le 50 e le 60 kcal/100g. Per il futuro, oltre all’aumento della superficie a mango, già ci sono 400 alberelli di avocado, una zona a frutto della passione oltre a riprendere un limoneto di qualità visto che i grossisti li richiedono, stanchi di importarne di bassa qualità dall’estero.
Il successo, sempre in esponenziale crescita, di Enzo è dovuto non solo alla bontà della sua frutta, ma anche e specialmente all’entusiasmo e alla competenza che fa trasparire nonché per la serietà, la puntualità e l’affidabilità e per quel carattere di fiero siciliano che è capace anche di sottoscrivere un contratto di fornitura con una semplice stretta di mano.
Una cassetta di frutti appena raccolti
Nella nostra visita abbiamo assaggiato 2 Kensington, uno ancora non perfettamente maturo caratterizzato da un carattere acidulo, speziato e da una dolcezza ancora mitigata che nel maturo si sprigiona, ma senza farlo diventare stucchevole, mentre le altre note si affievoliscono un po’. Poi abbiamo gustato un Maya non in completa maturazione, diverso: meno dolce e dal palato particolare e forte di pesca sciroppata, un gusto che lo distingue dalle altre cultivar. Le macchie nere che si notano nella foto sono dovute allo sfregamento di 2 frutti nella pianta e alla mancanza di pulitura e lavaggio, sono pertanto indice della naturalità del prodotto. Per quest’anno avete tempo fino a novembre per gustare un mango italiano che vi farà convertire all’esotico.
Per informazioni: www.papamango.it
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Alberto Lupini