Il Trieste Coffee Experts guarda alla sfida del Caffè 4.0

Alla due giorni friulana si è parlato delle innovazioni e delle trasformazioni che interesseranno il comparto nei prossimi anni, con un’attenzione alla gestione delle responsabilità derivate dai cambiamenti climatici

26 settembre 2019 | 11:07
L’evento, organizzato da Andrea Bazzara, ancora una volta ha messo gli uni di fronte agli altri i protagonisti del comparto caffeicolo italiano, con l’intento di fare rete e permettere loro di scambiarsi informazioni e conoscenza per individuare nuove linee guida che permettano di comunicare meglio il prodotto caffè e, magari, individuare quali potrebbero risultare essere nuovi modelli di business efficaci.

Un momento della relazione di Cosimo Libardo

La platea, formata dai rappresentanti di alcune fra le più importanti aziende di settore, ha assistito con vivo interesse agli interventi di Cosimo Libardo (AD Carimali); Sergio Barbarisi (General Manager BWT Italia); Andrea Lattuada (Presidente di 9Bar); Giorgio Grasso (Amministratore ARC); Luigi Odello (Presidente IIAC); Massimiliano Fabian (AD Demus); Andrej Godina (Presidente Umami Area); Michele Cannone (Marketing Manager Lavazza) e Luigi Morello (in qualità di Presidente Inei) - è stata accolta da Franco Bazzara, il quale ha fatto un excursus sulle tematiche affrontate nelle scorse edizioni per poi ribadire la necessità di fare rete, citando la frase di Ford “mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, ma lavorare assieme è un successo”. La stessa platea poi è diventata protagonista attiva della giornata, dando vita ad una vera e propria tavola rotonda a conclusione dei lavori.

La platea del Trieste Coffee Experts

Ai lavori hanno preso parte i rappresentanti di alcune fra le più importanti aziende di settore; i loro interventi hanno lasciato numerosi spunti di riflessione. Nella sua relazione, Cosimo Libardo (ad Carimali) ha affrontato il tema dei caffè specialty, forse già arrivati a fine corsa. Forte degli anni trascorsi in Australia, ha preso come riferimento proprio questo mercato che, in virtù della velocità con il quale si adegua ai nuovi trend, può fornire un modello a cui guardare per evitare di intraprendere progetti poco futuribili, sostenendo che lì dove il fenomeno del caffè specialty si è già quasi esaurito si è potuto constatare che negli anni non è stato in grado di creare un modello economico di riferimento.

Per Libardo lo specialty ha ancora spinta, ma rischia di alienare i consumatori e di dissolversi strada facendo; pur sostenendo che offra ancora delle opportunità come quella di fornire al cliente finale nuovi luoghi e momenti di consumo. A concludere l’intervento è un monito da parte dell’ad di Carimali rivolto alle associazioni, dimostratesi tutt’oggi inadeguate ad offrire corsi e servizi che realmente indirizzati ad ottenere un adeguato ritorno economico per coloro che vogliono aprire un coffee shop.

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Alberto Lupini


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