A che serve il ministro dello Sport? Draghi l'ha cancellato dal suo Governo

Da sempre era un inutile ruolo politico senza potere, retaggio del dirigismo fascista. La politica deve stare fuori dalla gestione dello Sport: rischiavamo di essere esclusi dalle Olimpiadi

14 febbraio 2021 | 15:28
di Alberto Lupini
A volte ritornano. Non basterà certo il covid a cancellare pessime abitudini o pensieri condizionati dall’ideologia politica. Senza alcuna polemica personale (apprezziamo il lavoro che sta facendo in Regione Lombardia), confesso di essere rimasto un po’ sorpreso nel leggere le parole di rammarico (anzi un po’ peggio visto che ha usato l’espressione “inconcepibile”) usate dall’assessore regionale al Turismo e delegata Coni, Lara Magoni, ex campionessa di sci, per la scelta di Mario Draghi di non attivare il ministero dello Sport. Se è più che legittima e condivisibile la richiesta di sapere a chi verrà passata questa delegata - indegnamente tenuta nel passato Governo da una nullità politica come l’ex ministro Spadafora- non si capisce dove stia il problema se non c’è questo Ministero…

O meglio. Ma è davvero un problema che non ci sai un ministro (e quindi un referente “politico”) per lo Sport?


Proprio le più recenti esperienze, unite a quelle di decenni in cui questo Ministero veniva attribuito agli ultimi in classifica fra i candidati dei vari partiti, senza alcuna rispetto di competenze, confermano dell’inutilità di questo ruolo nel Governo.

Conta solo il Coni
Dal presidente del Coni e venendo giù per le federazioni fino all’ultimo presidente di qualunque gruppo dilettantistico di quartiere, troviamo persone che in genere sarebbero più qualificate di quasi tutti i ministri dello Sport avuti in Italia. Ma soprattutto sono persone preparate più efficaci ed utili per promuovere lo sport come attività legata alla salute (competenza dell’apposito Ministero), alla crescita educativa (altro Ministero fondamentale) o all’economia (col ruolo degli enti locali che decidono dove fare palestre o campi di calcio). In tutti questi campi il ministero dello Sport non ha mai avuto titolo per intervenire. È sempre stato solo un incarico “politico” senza portafogli e con pochi funzionari. Inutile!

La politica fuori dallo sport
Ma ciò che più conta è che lo Sport, per sua natura, dovrebbe essere al di sopra e fuori dalla politica. Già ci si divide abbastanza per le tifoserie (dalle squadre di coppa a quelle dei gironi dei bambini in oratorio…). E come se non bastasse, proprio l’intervento della politica che voleva assoggettare il Coni (organo tecnico che gestisce lo sport) al Governo, rischiava di farci cancellare dalle Olimpiadi. Solo un colpo di coda a tempo quasi scaduto ci ha permesso di evitare una catastrofe.

L’idea che lo Stato debba gestire o guidare lo Sport è quanto di meno sportivo ci possa essere ed appartiene purtroppo ad una cultura antica e datata. Sotto il fascismo (come in tutti i regimi dittatoriali) lo sport era uno strumento di indottrinamento ideologico, anche se con i suoi aspetti positivi perché aveva portato regole, comportamenti e discipline che non erano praticate. Oggi, francamente, non c’è però proprio bisogno di un dirigismo per far fare ginnastica o nuoto agli italiani. Occorre decidere investimenti giusti e dare al Coni i mezzi per essere più forte. Ma la politica deve fare un passo indietro e giustamente Draghi non ha voluto un Ministro ad hoc.

E non servirebbe neppure il ministero della Cultura
Nella stessa logica non servirebbe nemmeno un ministro della Cultura (che puzza sempre di Stato dirigista), ma questa è un’altra storia che potrebbe avere uno sbocco positivo se il nuovo ministero del Turismo potrà lavorare davvero con deleghe e risorse necessarie. Anche perché ora sarebbe ad esempio interessante capire a chi toccherà promuovere all’estero, ad esempio, la stagione lirica dell’arena di Verona o il Colosseo? Per noi la competenza non potrebbe che essere del ministro del Turismo (che non può estrare nel merito del cartellone delle opere scelte o del prezzo dei biglietti di accesso ai musei), ma azzardiamo che Franceschini non sarà d’accordo.

© Riproduzione riservata


“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”

Alberto Lupini


Edizioni Contatto Surl | via Piatti 51 24030 Mozzo (BG) | P.IVA 02990040160 | Mail & Credits  -  Policy  -  PARTNER  -  EURO-TOQUES | Reg. Tribunale di Bergamo n. 8 del 25/02/2009 - Roc n. 10548
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024