Agricoltori in piazza a Roma contro il trattato Ceta tra Europa e Canada

03 luglio 2017 | 12:28
Migliaia di agricoltori da tutte le regioni lasceranno il 5 luglio le campagne per riunirsi a Roma davanti al Parlamento dove è in corso la discussione per la ratifica del trattato Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement, letteralmente Accordo economico e commerciale globale) tra Unione europea e Canada. Obiettivo della manifestazione fermare il trattato di libero scambio con il Canada che per la prima volta nella storia dell’Unione accorda a livello internazionale esplicitamente il via libera alle imitazioni dei prodotti italiani più tipici che saranno smascherati nell’occasione, ma che spalanca anche le porte all’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero.



L’iniziativa è della Coldiretti insieme a un’importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che si ritroveranno alle ore 9.30 in Piazza Montecitorio dove sono attesi rappresentanti delle istituzioni, della politica e della società civile.

Presente il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, sarà divulgato il dossier Coldiretti sull’impatto del trattato sull’agroalimentare italiano ed esposto per la prima volta il “pacco” con le imitazioni delle specialità nazionali più prestigiose, dai formaggi ai salumi, realizzate in Canada che sarà legittimato a produrre e vendere ai consumatori di tutto il mondo con la ratifica del trattato. «Con l'entrata in vigore del Ceta - si spiega dall'Ice - la registrazione di nuovi marchi corrispondenti a una Igp europea sarà vietata e i nuovi prodotti canadesi non potranno usare simboli o immagini ingannevoli. I riferimenti in etichetta saranno possibili solo se preceduti da diciture che li differenzino dal prodotto originale».

L’impatto di circa 50mila tonnellate di carne di manzo e 75mila tonnellate di carni suine a dazio zero e l’azzeramento strutturale del dazio per il grano sarebbe devastante per l'Italia, con il rischio desertificazione di intere aree del Paese e una concorrenza sleale nei confronti degli allevatori. Inoltre, delle 291 denominazioni made in Italy registrate ne risultano protette appena 41, con il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori e alla possibilità di usare le espressioni “tipo, stile o imitazione”.

Con l'accordo, per questi prodotti si aprirebbero le porte del mercato canadese, ma in una situazione di coesistenza con gli omonimi già operativi sul territorio. La confusione è assicurata.

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Alberto Lupini


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