Agricoltura e turismo, qualcosa si muove Centinaio dialoga anche coi cuochi

Da quando si è insediato, il ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio è sembrato molto deciso nel far cambiare passo a turismo e agricoltura puntando soprattutto sull'italianità e sulla cucina

03 settembre 2018 | 17:08
Sarà l’abbinata (che a qualche purista fa storcere il naso) fra agricoltura e turismo, o anche solo la volontà politica di dare un segnale diverso, fatto sta che per il mondo dell’agroalimentare italiano sembra suonata l’ora della riscossa. Valorizzazione delle tipicità e promozione del Made in Italy a tavola sono le parole d’ordine del Ministro leghista Gian Marco Centinaio.



Non che qualcosa non sia stato fatto coi governi precedenti, ma sta di fatto che l’impronta sovranista (o nazionalista per dirla in termini più semplici) si fa sentire, tanto che il motto del partito di Salvini può essere traslato in “cibo italiano prima di tutto”. È possibile che con questa impostazione si possa aprire un nuovo fronte di polemiche con l’Unione europea, ma dopo che da Bruxelles non hanno fatto le barricate contro i progetti di “etichette a semaforo” (che hanno il solo scopo di penalizzare i prodotti mediterranei…), il Governo italiano sembra deciso a fare la sua parte fino in fondo per tutelare i nostri produttori e garantire più sicurezza alimentare ai consumatori.

Se sono rose fioriranno, ma stando alla determinazione con cui Centinaio ci ha ribadito i suoi obiettivi, sembra molto probabile che ci saranno novità interessanti. In primo piano c’è tutta la questione della tracciabilità e di etichette chiare, che finora non hanno garantito quella svolta promessa per i troppi limiti con cui sono stati interpretati i regolamenti comunitari, che non sono poi così negativi se ben applicati.

E in questa logica sarà interessante verificare se il ministro delle Politiche agricole potrà davvero far saltare uno dei vincoli più negativi alla trasparenza: il segreto con cui a oggi sono coperti gli utilizzi di materie prime importate. Pensiamo solo alle quantità di cagliate che entrano in Italia (alcune per vie traverse nemmeno prodotte nella Ue), di cui conosciamo le quantità, ma non possiamo sapere da chi sono utilizzate per fare formaggi.

Conoscere da dove viene il latte usato in un latticino sarebbe davvero una rivoluzione capace di orientare al meglio i consumatori. Più difficile sarà magari colpire al cuore il sistema dei prodotti taroccati venduti nel mondo (l’italian sounding), ma anche qui sono in vista iniziative importanti a breve. Speriamo.

C’è poi un secondo aspetto della strategia di Centinaio che merita più di un approfondimento. È la volontà di lavorare con tutte le associazioni di categoria del settore (produttori e cuochi-ristoratori in primo piano). È in particolare col mondo della cucina che si dovrebbero registrare le novità più interessanti. Rispetto alla scelta elitaria e divisiva compiuta dal suo predecessore (che aveva sostenuto la nascita di una nuova associazione dei soliti noti contro quasi tutti gli altri enti esistenti), l’attuale ministro delle Politiche agricole dice di volere coinvolgere invece tutte le associazioni, dagli stellati agli osti, senza privilegiare nessuno e puntando anzi sulla ricchezza e sulla varietà di un settore che ha la sua forza nella tradizione e nella valorizzazione dei prodotti tipici.

Altro punto su cui Centinaio sembra volersi muovere è la valorizzazione dei tanti ristoratori e cuochi italiani che lavorano all’estero e che sono i veri ambasciatori del Made in Italy. Obiettivi che da sempre Italia a Tavola ha indicato come prioritari, tanto che oggi non possiamo non auspicare che siano realizzati al più presto. Per quanto possibile faremo la nostra parte per sostenere questo progetto di valorizzazione vera dell’agroalimentare, che è anche uno strumento formidabile per promuovere l’incoming turistico.

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Alberto Lupini


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