La stampa agroalimentare e del turismo chiede regole uguali per tutti

Il dilagare dell’interesse verso il mondo dell’agroalimentare e del turismo ha costretto anche il mondo del giornalismo a darsi delle regole e ad affermare con forza che ci sono tanti modi per fare informazione

10 ottobre 2018 | 17:00
È nato così il Manifesto Gist-Arga dedicato al giornalismo agroalimentare e del turismo. Quello che emerge dal documento è la necessità di inquadrare ogni persona che parla di cibo, di vino, di turismo in una determinata categoria di riferimento e così anche gli argomenti e il modo con cui vengono trattati. L’obiettivo è quello di evitare un pericoloso mix di informazioni (e di questo gli influencer sono tra i primi responsabili) che potrebbero confondere le idee dei lettori, sia per un motivo deontologico che di reale contributo al settore. Di seguito il testo riportato integralmente.




Posto che l’Ordine e il sindacato dei Giornalisti tutelano per definizione la professione giornalistica, sia in ambito deontologico che economico, dai tavoli di lavoro degli Stati Generali Gist-Arga Lombardia sono emerse necessità e sensibilità molto diverse.

Profili Professionali - Influencer, blogger e giornalisti non si sovrappongono. Rispondono a esigenze diverse di comunicazione: il giornalista produce contenuti approfonditi autorevoli, fa riferimento a fonti verificate e per questo gode di un vantaggio reputazionale. Garantisce l’originalità di ciò che scrive.

Buona narrazione - Il turismo e l’agroalimentare, come l’enogastronomia, non sono soltanto viaggio, ma implicano la capacità di saper raccontare gli elementi culturali, economici, sociali di un territorio e, con una buona narrazione, valorizzarne e promuoverne gli elementi distintivi.

No alla deregolamentazione - Nell’affrontare il tema dell’evoluzione dell’informazione, sempre più destrutturata e disintermediata, si ritiene che oggi la deregolamentazione della professione giornalistica non sia percorribile. Questo risulterebbe controproducente per i lettori – utenti, così come per i giornalisti e i nuovi professionisti del digitale.
Estensione regole - La proposta è estendere le regole di deontologia ed etica anche alle nuove professioni del digitale. Questo significa attuare una politica di inclusione, che veda l’estensione di norme certe, attuali e concretamente praticabili a tutti i produttori di contenuti.

Self Branding - Il giornalista è opportuno acquisisca maggiore consapevolezza dei media per cui lavora, vale a dire conoscere e saper presentare la ‘reputation’ delle testate di riferimento e/o dei social che utilizza: deve attuare una politica di self branding.

In Rete con le imprese - Auspichiamo che i settori giornalistici di specializzazione, a partire da chi operai nei settori turismo e agroalimentare, diano vita a strumenti digitali che consentano il matching tra i bisogni di Mpmi (micro piccole medie imprese) e i professionisti dell’informazione.

Osservatorio - Proponiamo di istituire un Osservatorio sui strumenti, conoscenze e competenze da acquisire per la creazione e divulgazione di contenuti turistici e agroalimentari. Tenendo conto in modo centrale la sostenibilità della formazione.

Freelance - La maggior parte dei giornalisti iscritti all’Ordine Nazionale sono oggi freelance e, come imprenditori di loro stessi, vanno accompagnati in questo percorso nel rispetto della deontologia professionale. È necessario fare un upgrade delle competenze che vada nella direzione delle nuove professionalità richieste anche nelle realtà editoriali o comunque emerse in modo importante nell’attuale panorama della produzione di contenuti.

Formazione - In questo senso ci impegniamo a contribuire alla riorganizzazione dell’attuale offerta formativa con proposte specifiche per le tematiche del digitale e che valorizzino le specializzazioni nella professione giornalistica e suggeriamo di introdurre nel percorso formativo dei giornalisti oltre all’obbligo di 20 crediti deontologici nel triennio, almeno 10 crediti legati a temi inerenti le nuove professioni del web.

Sportello Consulenza - Riteniamo utile l’apertura di uno sportello di consulenza e presso gli Ordini regionali in modo che il professionista possa avere suggerimenti sul percorso individuale della sua formazione/aggiornamento, sui finanziamenti disponibili e sui regimi fiscali più adeguati alla sua attività.

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Alberto Lupini


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