Sapori che i turisti imparano a conoscere nei loro viaggi lungo la Penisola e non è un caso che l’anno del cibo italiano nel mondo si apra con il 44% del nostro export agroalimentare in Cina rappresentato da prodotti di punta della Dieta mediterranea: il vino con 120 milioni di euro registra un balzo del 21% delle vendite nel Paese asiatico, l’olio d’oliva con oltre 40 milioni di euro segna una crescita del 41%,
i formaggi aumentano del 34% seppur con un valore ancora limitato di 17 milioni di euro anche a causa dei super dazi ridotti poi nell’ultimo trimestre dello scorso anno e infine l’export di pasta italiana sale del 20% toccando i 23 milioni di euro.
Dati positivi che indicano la tendenza a un progressivo riequilibrio della bilancia commerciale agroalimentare del nostro Paese visto che nel 2017, a fronte di un boom dell’export, le importazioni italiane dalla Cina sono invece diminuite del 10% attestandosi sui 570 milioni di euro. Risultati importanti maturati nell’anno in cui il governo cinese ha
rimosso il bando sulla carne bovina tricolore e ha dimezzato i dazi all’importazione su alcuni prodotti cardine del Made in Italy a tavola come Parmigiano Reggiano, Grana e altri formaggi stagionati e per il Gorgonzola (da 15-12% a 8%); per formaggio grattugiato e fuso e acquaviti di vino (da 10% al 5%); vermouth (da 65% a 14%); pasta e salsicce/salami (da 15% a 8%).
Ma ad ottobre la Cina aveva anche disposto la rimozione del blocco alle importazioni di Gorgonzola, Taleggio e agli altri formaggi erborinati, a crosta fiorita o muffettati che era stato deciso a fine agosto scorso per un improvviso irrigidimento nell’applicazione delle norme sull’import dall’Unione europea, mentre a maggio c’era stata la decisione di aprire il mercato del gigante asiatico a limoni, arance e mandarini italiani.
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Alberto Lupini