Basta licenza di uccidere ai circoli privati

18 gennaio 2016 | 15:43
di Alberto Lupini
È tempo di dire basta al lassismo (e forse anche alla connivenza) con cui le autorità di un po’ tutta Italia fanno finta di non sapere cosa si nasconda dietro le sigle di troppi “circoli” dove, in totale elusione di ogni norma di sicurezza o igiene, si fa attività di esercizio pubblico. Si tratta in realtà di bar, ristoranti o discoteche, spesso sotto gestione della criminalità, che fanno aperta concorrenza con gli operatori onesti e in regola solo perché si mascherano dietro l’aggettivo “privato”.

E non può essere che si sollevi un gran polverone solo se un caso di cronaca nera apre una finestra sul mondo della notte, come è successo a Firenze per la morte della giovane americana Ashley Olsen, ritrovata morta nel suo appartamento, dopo una serata trascorsa con le amiche in un locale (ovviamente “privato”) a due passi dal Ponte Vecchio.

Non è più accettabile che sia una tragedia a fare da campanello di allarme per la mancanza di regole nei locali notturni. In troppi fanno finta di non vedere (dalle forze dell’ordine alle istituzioni locali) e sono finora cadute nel vuoto le denunce che da anni la Fipe, la Confesercenti e, non ultima, Italia a Tavola hanno fatto chiedendo una regolamentazione più efficace per il settore dell’intrattenimento.

Nei giorni scorsi abbiamo riportato le precise accuse di Aldo Cursano, presidente di Fipe Toscana e vicepresidente vicario nazionale Fipe, dopo che da tempo va chiedendo pulizia e moralizzazione nel mondo della notte. Il punto è che c’è un’evidente mancanza di regole nel settore dell’intrattenimento. È in questo vuoto che la criminalità sguazza: in assenza di controlli accurati si permette di fatto ai cosiddetti circoli o associazioni culturali di “mascherarsi” da locali, senza però osservarne le regole base. Dove i gestori hanno precise responsabilità.

Un po’ quel che succede anche per le sagre, dove non si rispettano norme igieniche, fiscali o previdenziali grazie al cappello delle associazioni. Nei casi dei locali di intrattenimento però non si rischia solo di incentivare l’evasione fiscale e contributiva o di beccarsi una gastroenterite. Droga e alcol nei circoli “privati” la fanno da padroni e al quel punto in gioco c’è la vita.

Garantire le libertà personali è una delle regole base di una moderna democrazia. E perciò chi vuole attentare alla propria vita con droghe, alcol o sesso sfrenato lo può anche fare. Questa “libertà” va però mantenuta in ambiti assolutamente privati e non può in alcun modo confliggere con le leggi che regolano la vita della comunità. Non ci si può drogare o ubriacare in un circolo privato e poi uscire per strada e uccidere degli innocenti. O morire perché senza più controllo si cade in balia di violenti e criminali.

La sfida per la libertà vera di tutti è togliere la licenza di uccidere a questi locali.

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Alberto Lupini


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