Una buona estate non salva il turismo: vaccini e aiuti statali uniche speranze

Marina Lalli, presidente di Federturismo-Confindustria traccia per Italia a Tavola un primo parziale bilancio della stagione turistica in Italia che ha visto molte luci e il ritorno di qualche stranieri, ma che non basta. Solo una campagna vaccinale diffusa e un obbligo per gli operatori possono dare speranza. Sperando in qualche fondo dal Governo

26 agosto 2021 | 05:00
di Federico Biffignandi

Lestate non è ancora finita e gli operatori del settore confidano ancora in settembre per trarre poi i bilanci stagionali. Ma essendo a fine agosto, con due italiani su tre che sono rientrati dalle ferie nel weekend 21-22 agosto qualche bilancio parziale lo si può fare. Rispetto alle stime iniziali sembra che qualche movimento in più ci sia stato con la quota di stranieri che si è rivelata maggiore: uno studio Cst Firenze-Assoturismo Confesercenti ha rivelato che sono state 34,8 milioni le notti trascorse dagli ospiti internazionali tra giugno e agosto, sette milioni in più rispetto all'anno scorso. Ma prima del Covid la cifra superava i cento milioni.

Tour operator ad un passo dal ko

Ed è proprio questo il punto focale: i confronti tra il 2021 e il 2020 sono positivi di non molto, mentre i confronti 2021-2019 sono impietosi, a favore ovviamente dell’epoca pre-Covid. Numeri che per alcune categorie in particolare, come i tour operator, non hanno permesso alcun rimbalzo d’agosto: la ripresina estiva della ricettività, guidata dai vacanzieri italiani, non si è estesa al turismo organizzato, che continua a soffrire come lo scorso anno, con fatturati in calo dell’80% rispetto all’estate pre-Covid del 2019.  

Un’estate in profondo rosso che rischia di trasformarsi in un autunno nero: una crisi senza precedenti che dura ormai da 18 mesi e che potrebbe lasciare definitivamente senza lavoro nelle prossime settimane oltre il 40% degli occupati del comparto, per un totale di oltre 37mila persone tra imprenditori e dipendenti. 

A lanciare l’allarme è Assoviaggi Confesercenti. A pesare sul turismo organizzato, lo stop totale dei viaggi extra-Ue stabilito dal governo. Ma ad essere bloccato è stato anche il movimento del mercato europeo, sia in outgoing che in incoming, affossato dalle regole di ingresso spesso non chiare dei singoli stati e dalla confusione mediatica creata dalle nuove modalità Green Pass - introdotte per altro in piena stagione. Nessun effetto positivo nemmeno dalla domanda interna, ormai completamente disintermediata dai portali internazionali di prenotazione. 

Rebecchi: Senza interventi scattano i licenziamenti

«Senza un rapido intervento - commenta Gianni Rebecchi, presidente nazionale di Assoviaggi Confesercenti in un comunicato - inizieranno le chiusure e i licenziamenti. Chiediamo l’apertura dello stato di crisi del settore e un incontro urgente con il Governo, coinvolgendo anche i sindacati, per mettere a punto un piano mirato per salvare il comparto: servono nuovi sostegni diretti alle imprese - gli ultimi sono stati stanziati dal precedente esecutivo - ma anche un prolungamento del credito d’imposta sugli affitti fino al primo semestre 2022, agevolazioni sugli investimenti in tecnologia e in formazione e ammortizzatori Sociali "riformati" - non la cassa in deroga così come formulata - per gli occupati del settore, o sarà una tragedia occupazionale e di imprese».

Il bilancio di Marina Lalli tra vaccini e aspettative per l'autunno

Meno tragico, ma comunque in allerta il punto di vista di Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria che in questa intervista rilasciata a Italia a Tavola fa un primo parziale bilancio del turismo tra luci e ombre che, naturalmente, si inseriscono nello scenario pandemico.

L’estate sta finendo, quali sono le impressioni circa l’andamento del turismo italiano?
Non abbiamo dati, al momento possiamo basarci solo sulle stime perché siamo ancora in corso d’opera. Possiamo dire che mare e montagna sono andati molto bene, le città d’arte forse meglio di quanto ci si aspettasse, anche se non potevano certo immaginare di fare i numeri del 2019, considerando che mancano gli stranieri che sono solitamente i visitatori più assidui di certi luoghi, gli italiani si sa che ad agosto scelgono altre mete.

Ma questi numeri che peso hanno sui fatturati?
Non bastano a rimarginare i vuoti che si sono creati negli ultimi 18 mesi. Del resto è stata un’estate corta, iniziata alla fine di giugno, con alle spalle mesi di chiusure. È chiaro che per una stagione turistica iniziata a metà anno le aziende non possono ritenersi soddisfatte e devono contare sul 50% di fatturati in meno.

Ha detto che gli stranieri sono mancati, in quale misura?
Immaginavamo di vedere il 20% di stranieri tra i turisti che sceglievano l’Italia per le vacanze, ma forse l’estate chiuderà con numeri migliori. Di certo quest’anno non registreremo il 51% come eravamo abituati a fare in passato.

Cosa bisogna aspettarsi da settembre? Sarà una coda lunga d’estate o il grosso della stagione di fatto è stato portato a termine?
Se il turismo continua ad essere prevalentemente italiano il flusso scemerà completamente, perché gli italiani che si muovono in quel mese sono pochi, sono pensionati, non lavorano, è una platea ristretta di viaggiatori. Se poi togliamo tutto il viaggio d’affari, con convegni e fiere che ancora non sono ripartiti, allora settembre diventa un fiasco. L’unica cosa buona che abbiamo davanti a noi è il vaccino, anche con comportamenti censurabili di alcune persone durante l’estate, la protezione c’è stata e i numeri lo confermano. Dobbiamo sperare che a differenza dello scorso anno non ci siano chiusure, ma dobbiamo vedere gli stranieri sul territorio per sentirci più sicuri.

Si sta già lavorando sulle prossime stagioni per non arrivare con decisioni all’ultimo? Pensiamo ad esempio al turismo invernale, impensabile perdere un’altra stagione…
I progetti governativi su come gestire le vacanze invernali non ci sono perché tutti si sono preoccupati della stagione estiva, ma se ne parlerà presto. Così come bisognerà parlare presto dei locali di intrattenimento ancora chiusi ingiustamente, una punizione non giusta che, al contrario, poteva essere gestita con green pass e protocolli di sicurezza già approvati l’anno scorso. Quest’anno i gestori non hanno avuto la possibilità di aprire ed è stato un danno per tutta la filiera del turismo.

Come uscirà l’Italia dalla pandemia? Avrà ancora lo stesso appeal sugli stranieri?
Credo che agli occhi degli stranieri l’Italia stia vivendo un periodo di grazia, per via di un premier riconosciuto e di successi sportivi e musicali che hanno dato prova tutti insieme di qualcosa che non ci riusciva da tempo. Anche l’essere riusciti a gestire una pandemia quando sembrava che fossimo colpiti solo noi ed esserne usciti tutto sommato bene, aiuta a scardinare la barzelletta per cui l’Italia è bella solo per le vacanze. Significa che gli stranieri possono fidarsi di un Paese così.

La pandemia ha avuto anche dei risvolti positivi sul turismo? A qualcuno è servita come reset per ripartire meglio?
La pandemia è servita come profonda riflessione, abbiamo capito che stavamo sfruttando troppo determinate destinazioni le quali sono state rovinate. Laddove non si è arrivati a distruggerle, si è rimediato. Abbiamo compreso che ogni luogo deve essere visitato nella chiave del rispetto, abbiamo compreso che il turista ha bisogno di alcune garanzie come pulizia, spazi a disposizione da garantire. Molte delle nostre strutture, un po’ datate e trasandate che fino a qualche anno fa non si ponevano il problema perché le richieste erano comunque tanto, oggi non possono più permetterselo, il turista non può più sorvolare su richieste basilari.

Sempre più caldo è il tema dell’obbligo vaccinale da estendere ad altri settori, per quanto riguarda il turismo lei sarebbe disponibile a prevederlo per chi lavora in questo mondo?
Si tratta di un tema spinoso sul quale ci si sta scontrando. Temo però che si stia portando questo ragionamento su un campo che non è giusto, ovvero filosofico e utopistico. Tutti dobbiamo prendere atto che siamo nel bel mezzo di una pandemia, bisogna fare pratica e non filosofia appunto per cui - senza togliere la libertà a nessuno - bisogna decidere in fretta per vivere in serenità la collettività. Mi piacerebbe potermi spostare senza mostrare documenti a nessuno, ma se bisogna farlo io mi adatto e presento quello che c’è da presentare. Credo che di fronte ad un crollo dell’economia ci sia poco da ragionare, dobbiamo agire.

Da un po’ di tempo non si parla di aiuti statali al settore, come siamo messi?
Il punto è quanti fondi servirebbero, perché quello che è stato promesso è arrivato, ma non basta. Bisogna dire che alcuni dei vari sostegni non sono stati ben calcolati - penso alle strutture stagionali con calcoli aprile-aprile ingiusti, rimediati considerando il bilancio annuale, ma anche in quel caso si divideva per dodici un incasso fatto in sei mesi. Il vero problema è quanto servirà, le cifre - alte - sono state introdotte ma le strutture turistiche hanno sofferto in maggior misura, cioè un anno e mezzo senza clienti non può essere coperto da nessun ristoro, che è servito per pagare forse un paio di stipendi o qualche tassa, ma di certo non basta.

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Alberto Lupini


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