Cibi sostenibili, c’è anche la pizza

Bene Margherita e felafel (polpette di ceci mediorientali). Male fish & chips e cous cous. È quanto emerge da uno studio della Fondazione Barilla che ha messo a confronto i piatti tradizionali dei Paesi più visitati

06 agosto 2019 | 14:28
Paese che vai, specialità gastronomica che trovi. Non tutte, però, sono ugualmente sostenibili. La Fondazione Barilla ha compiuto uno studio, provando a stilare una classifica degli alimenti che hanno più o meno impatto sul pianeta.

Per una Margherita servono 412 litri d'acqua

Ad ogni ricetta è stato assegnato un colore, da verde sinonimo di sostenibilità, al rosso che simboleggia un forte impatto sulle risorse del Pianeta. Si scopre così che per cucinare una classica pizza Margherita servono 412 litri d'acqua e 2,46 metri quadrati di terreno, con un impatto sull'ambiente di 652 grammi di gas serra generati lungo la filiera. Più sostenibile del fish and vhips contrassegnato dal colore arancione, ma meno della classica insalata nizzarda francese, che resta tra i piatti più green dell'estate; una porzione pesa per il Pianeta 64 grammi di Co2. Dato che conferma la tendenza positiva riscontrata nel Food Sustainability Index: il Paese transalpino, infatti, è uno dei più sostenibili quando si parla di produzione, consumo di cibo e lotta allo spreco.

L'insalata Nizzarda è la regina delle ricette sostenibili

Chi visita la nazione confinante, la Spagna, non può non assaggiare la classica paella. Un piatto completo anche dal punto di vista nutrizionale, dato che unisce alle proteine del pesce e della carne, le fibre delle verdure e carboidrati. Ma che impatto ha sull’ambiente? Analizzando la classica paella valenciana, scopriamo che per produrre una porzione da 100 grammi servono 241 litri d’acqua e quasi 2 m2 di terreno. Una buona performance tutto sommato e un piatto comunque più sostenibile delle pietanze tipiche del vicino Portogallo dove il baccalà, che sia arrosto o fritto, è senza dubbio presente in molti dei suoi piatti iconici. Il Portogallo è una nazione che nel complesso risulta sostenibile anche se con delle aeree da migliorare, come per quanto riguarda la pesca.

Altre due nazioni da qualche anno sempre più protagoniste delle vacanze degli italiani sono Grecia e Croazia. La prima si trova in una posizione medio - bassa del FSI: molti indicatori sono buoni (si spreca meno cibo della media europea, ad esempio), altri meno (pochi investimenti in progetti di agricoltura sostenibile). Un piatto tipico greco, la Moussaka, può considerarsi sostenibile. La celebre ‘torta salata’ a strati composta da melanzane, patate e carne (in genere un mix di carne di agnello e/o manzo, oltre a suino) richiede 241 litri d’acqua per una porzione da 100 grammi e si trova in una zona ‘green’ della Piramide rovesciata.

Restando nel Mediterraneo, nell’area mediorientale, i falafel - piatto a base di ceci tipico di Paesi come Israele (e delle zone limitrofe) - è uno dei campioni di sostenibilità, senza considerare che è anche un buon piatto ideale per aumentare la frequenza di legumi nella dieta, che hanno un elevato contenuto in fibra e forniscono proteine di ottima qualità, ricche di aminoacidi essenziali e facilmente digeribili. Contrassegnati dal colore verde, impattano sull’ambiente con 101 grammi di Co2 per una porzione da un etto. Il Marocco, con il suo cous cous si trova in una posizione medio-bassa: per una porzione da 100 grammi servono 548 litri d'acqua e il suo colore è arancione. Sarebbe preferibile scegliere la sua versione alle verdure, dove si risparmierebbero più di 50 litri d'acqua e avrebbe il colore verde.

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Alberto Lupini


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