Cibo, vino, design, moda Milano tra le capitali d’Europa
La Design Week ha offerto l'occasione di valutare il percorso fatto dalla città di Milano per accoglienza e turismo: la città si dimostra all'altezza delle capitali europee
03 maggio 2019 | 10:01
di Alessandro D’Andrea
In Italia ci possiamo vantare di destinazioni eccellenti quali Portofino, Capri, Firenze, Taormina, Venezia, Roma, solo per citarne alcune (in ordine sparso, ma neanche troppo) che però non possono essere paragonate a mete quali Parigi, Londra, Barcellona, Amsterdam, Berlino. Ma Milano sì. Oggi si può permettere di competere con le più importanti capitali del turismo europeo e mondiale.
Se proviamo ad analizzarla sotto l’aspetto di “destinazione” scopriamo che è facilmente raggiungibile con ogni mezzo; offre storia, arte, architettura, cultura, oltre a tendenze, lifestyle, una sky-line moderna, un look invidiabile, servizi efficienti e funzionali; un’offerta alberghiera e ristorativa con nomi tra i più rinomati a livello mondiale (le prime aperture in Italia dei grandi gruppi alberghieri sono sempre a Milano). Non ne parlo da milanese per vanto della mia città ma descrivo ciò di cui si parla ultimamente e, avendo vissuto anche Parigi, Roma e altre destinazioni turistiche di pregio, posso comunque testimoniare che il cambiamento in corso è del tutto evidente.
Ma è più giusto correre da soli e isolati, quando si è convinti di poter arrivare a destinazione, lasciando indietro zavorre che ostacolano la propria corsa o bisogna fare sistema sempre e comunque, anche quando si sa di non poter contare sulle forze altrui? Credo che nessuno abbia la risposta, ma di certo chi ci crede e si sente simile può aiutarsi, mentre chi pensa solo di potersi attaccare al carrozzone per essere trainato è giusto che venga lasciato indietro. La città metropolitana di Milano e la Regione Lombardia stanno dimostrando di parlare la stessa lingua, quanto a impegno e sforzi da affrontare, convinti di poter raggiungere i risultati auspicati. Milano ha bisogno della Lombardia e la Lombardia ha bisogno di Milano, soprattutto perché credono in un obiettivo comune. Ahimè, non sempre si può dire lo stesso per altre istituzioni nazionali ed europee; quindi, uniti sì, ma solo con chi condivide le stesse convinzioni, altrimenti meglio da soli, anche con il rischio di essere in pochi.
Anche per le organizzazioni associative questo è un dilemma che spesso ci si trova a dover affrontare e non è facile capire quale sia la giusta direzione, soprattutto per chi ha la responsabilità di rappresentare tutti. Chi accetta di far parte di un gruppo deve condividerne lo spirito e gli intenti comuni e non può decidere in autonomia di andare per la sua strada; a meno che non lo faccia con un obiettivo personale, ponendosi quindi fuori dal gruppo, o per scelta o per conseguenza. Ma chi un gruppo lo guida e lo rappresenta, non può allontanarsi dalla strada maestra, anche a costo di perdere lungo il cammino chi non condivide gli stessi obiettivi. L’obiettivo va perseguito sempre e comunque; se si incontrano ostacoli bisogna avere la capacità, la forza e a volte il coraggio di superarli, anche a costo di fare scelte impopolari, se questo serve per il bene comune. Chi perde la bussola può sempre tornare sulla retta via, ma solo se lo vuole e ci crede. Non per forza sarà trascinato da altri.
È troppo facile volere “appartenere” solo per poter godere di immagine e vantaggi e allo stesso tempo decidere di muoversi in autonomia per conquistare credito personale, senza tenere conto delle responsabilità che si sono assunte quando si è deciso di far parte di un’organizzazione basata su principi etici e professionali che tutti dovrebbero condividere. Quando Milano ha deciso di lanciarsi in questo importante progetto di rinnovamento per poter competere e sopravvivere in Europa non ha guardato in faccia a nessuno, e oggi possiamo dire che sta riuscendo nel suo intento.
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Alberto Lupini