Cibo e vino trainano il turismo italiano Giro d'affari da 223 milioni di euro

La tendenza era nell’aria, ma finché non arrivano i numeri non si può trarre delle conclusioni. I numeri sono quelli dell’Enit che evidenziano come il cibo italiano sia sempre più attrattiva turistica . Addirittura, secondo l’Ente italiano per il turismo, i turisti spendono 223 milioni di euro per il turismo enogastronomico

19 novembre 2018 | 11:15
A giungere nel Belpaese attirati dai sapori e dai profumi della tavola tricolore sono soprattutto gli americani. Nel complesso la spesa per il turismo legato alla gastronomia e al vino è cresciuta di oltre 90 milioni di euro negli ultimi 5 anni ed è il settore che è cresciuto di più nel lungo periodo, superando anche la variazione positiva della spesa totale (+18,4% nel 2017 sul 2013). E i Paesi da cui arriva il più alto numero di turisti decisi a scegliere una vacanza all'insegna del buon cibo sono appunto gli Stati Uniti, ma anche il Regno Unito, l'Austria, la Svizzera e anche la Francia. Cinque Paesi che da soli coprono oltre la metà (il 55,2%) del totale.



La notizia positiva è un’altra: dalla ricerca emerge che chi arriva in Italia non lo fa solo per una toccata e fuga: chi sbarca in Italia all'insegna della vacanza per deliziare il palato spende in media 150 euro al giorno. Dire se sia tanto o poco è superficiale, di sicuro però c’è che questo tipo di turisti spendono di più di quelli che arrivano in Italia per godere del mare, dei laghi o dello sport.

L’enogastronomia supera anche i viaggi e l’arte, settori per i quali i turisti non spendono più di 128 euro. I turisti enogastronomici inoltre si fermano anche piuttosto a lungo in Italia: 1,5 milioni sono le notti trascorse dai turisti stranieri per una vacanza enogastronomica, con una crescita del 50% sul 2013.

«Tutti dati positivi - dice a la Repubblica Maria Elena Rossi, direttrice marketing e promozione di Enit - che devono spingerci a fare di più, inserendo nella filiera sempre più i prodotti di eccellenza del territorio. L'altro sforzo che stiamo cercando di fare è cercare di spostare l'attenzione sui centri meno conosciuti del Paese, quelle aree interne che hanno forti tradizioni culinarie e che con adeguati incentivi potrebbero diventare centri di eccellenza enogastronomica, creando anche lavoro per i giovani. Oltre a concentrare gli sforzi su un incremento del numero di vacanzieri si dovrebbe e si comincia a puntare su un turismo culturalmente più elevato, che comprende anche quello enogastronomico di qualità».

Il turismo enogastronomico non è solo alimentato dai flussi provenienti dall’estero, ma anche quello interno funziona bene. Stando ad un'indagine di Unioncamere-Isnart l'interesse per i prodotti tipici e l’agroalimentare del made in Italy, muove infatti un turista su quattro e di questi il 22,3% è italiano.

Per informazioni: www.enit.it

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Alberto Lupini


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