Contagi: in famiglia 3 casi su 4 «Bar e ristoranti sono luoghi sicuri»

A confermarlo, ancora una volta, sono gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità. Luca Richeldi (Comitato Tecnico Scientifico): «Ridurre l'attività di un paio d'ore al giorno non farebbe differenza» . E il presidente della Federazione Italiana Cuochi chiede di «consentire a una categoria già duramente colpita di chiudere in serenità la stagione»

12 ottobre 2020 | 15:28
L’abbiamo scritto tante volte, riportando spesso le dichiarazioni dei medici; ora la nuova conferma arriva nientemeno che dall’Istituto superiore di Sanità: i ristoranti e i bar non sono tra i luoghi più pericolosi per eventuali contagi da covid 19. Non solo: secondo il monitoraggio settimanale dell’Istituto la stragrande maggioranza dei contagi (il 77,6%) avviene attualmente in ambito domestico.

Luca Richeldi

«La stragrande maggioranza dei contagi avviene in luoghi privati - ha detto Luca Richeldi, membro del Comitato tecnico scientifico e pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, alla trasmissione tv Otto e Mezzo su la7 - Io non credo che ridurre di un paio d’ore l’apertura degli esercizi pubblici, quando siano ben regolamentati, possa fare una grande differenza». Una posizione ripetuta a poche ore dal nuovo decreto del Presidente del Consiglio, che potrebbe prevedere la chiusura anticipata di alcune tipologie di esercizi pubblici.

«Queste due prese di posizione sono molto nette – commenta il Direttore generale della Fipe Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, Roberto Calugi – e dimostrano che in questo momento i ristoranti sono un luogo sicuro, anche grazie alle misure messe in campo con la collaborazione dei ristoratori».

Rocco Pozzulo e Roberto Calugi

«Condividiamo quanto sostenuto dal professor Richeldi - aggiunge il presidente della Federazione Italiana Cuochi, Rocco Pozzulo - Non sono certo i ristoranti e le sale di ricevimento a creare l’incremento del Covid. Questi sono locali in cui ci sono controlli rigorosi su distanziamento e dispositivi di protezione. Chiediamo che si consenta ad una categoria già duramente colpita di chiudere in serenità la stagione, che a novembre volge al termine, e soprattutto di effettuare i controlli nelle strade e nei luoghi di assembramenti».

«Mi auguro che sia il governo che le Regioni tengano conto di questi pareri – conclude Calugi – prima di tornare a prendere in considerazione misure tanto drastiche quanto inutili, che avrebbero come unico effetto la morte di un settore cruciale per l’economia italiana. È impensabile che il popolo della notte torni a casa alle 23, la sfida per tutti è quella di incrementare i controlli sia dentro che fuori dai locali».

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Alberto Lupini


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