Conto choc a Roma, Circiello (Fic): «Mai la mancia sullo scontrino»

Dopo che due turiste giapponesi hanno pagato 430 euro in un locale della capitale, il presidente della Federazione italiana cuochi Lazio avverte: «La mancia dev'essere sempre facoltativa» . Attenzione invece al pesce o alla carne freschi: se sono venduti a peso è possibile incorrere in conti salati

27 settembre 2019 | 16:18
di Sergio Cotti
Com’è possibile pagare 430 euro per due piatti di spaghetti? È la domanda che si stanno facendo in tanti, dopo la notizia rimbalzata dai social alle cronache nazionali delle due turiste giapponesi che a Roma si sono viste consegnare alla fine del pasto uno scontrino salatissimo.

Alessandro Circiello

Le due ragazze sostengono di aver mangiato solo due piatti di pasta allo scoglio, il ristoratore si difende dicendo che il pesce consumato è stato venduto a peso, con un inevitabile aggravio sul conto.

Sta di fatto che sullo scontrino appare anche la mancia: 80 euro (quasi il 30% del costo del pranzo) che il ristoratore ha fatto pagare alle malcapitate turiste e che invece non avrebbe dovuto comparire sulla ricevuta. A fare un po’ di chiarezza sull’accaduto è Alessandro Circiello, presidente della Federazione italiana cuochi del Lazio: «La mancia in Italia non è obbligatoria - ricorda - e non si trova nemmeno sullo scontrino. In alcuni Paesi ciò accade, perché viene corrisposta a cuochi e camerieri. In Italia il personale percepisce uno stipendio e la mancia è facoltativa. Ed è fondamentale che avvenga tutto in maniera trasparente».

Altro discorso, invece, quello che riguarda il prezzo del pesce: «Quando è venduto a peso - dice Circiello - il prezzo è variabile e si possono trovare delle sorprese. Quindi è sempre meglio fare attenzione. Certo, per il ristoratore è fondamentale trattare bene i clienti, perché i turisti vengono in Italia soprattutto per il cibo e vanno trattati bene, come insegna il concetto di ospitalità italiana, che non è certo quello che si legge a volte sui giornali».

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