Crisi di Governo, salviamo il turismo enogastronomico
L'ormai imminente caduta dell'Esecutivo potrebbe avere effetti pesanti sull'economia del Paese. La speranza è che non vada perso il grande lavoro svolto sulla promozione del turismo e dell'enogastronomia
12 agosto 2019 | 10:10
di Alberto Lupini
Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Sergio Mattarella
La crisi di Governo sotto Ferragosto, sia pure di un esecutivo da mesi inchiodato e bloccato dalle polemiche quotidiane fra Lega e 5 Stelle, per logica sarebbe stato un evento assolutamente da evitare. Ma il contratto giallo-verde aveva da tempo dimostrato di non avere una "logica", tante erano le diversità di prospettiva tra i due contraenti. Al punto che in tanti auspicavano la fine di un esperimento da Frankenstein che non ha certo giovato ad un Paese che oggi si trova a crescita zero, con un anno di mancati investimenti strutturali (di cui la Tav è solo la punta dell’iceberg), sperpero di risorse per sussidi populisti che non hanno fatto diminuire la disoccupazione giovanile (doppia di quella spagnola).
Per non parlare delle polemiche artificiose con l’Europa e molti Paesi europei da cui dipendono le sorti di molte nostre aziende. E nemmeno sul fronte della moralizzazione (vedi i casi di politici della maggioranza inquisiti, il Russia-gate o la lottizzazione della Rai) abbiamo fatto molti progressi, nonostante la faccia pulita del premier Conte. Anche lui fra l’altro un tecnico, come l’odiato Monti, preso di peso dal mondo universitario, ma privo di qualche esperienza politica.
Il turismo enogastronomico è tra le locomotive dell'economia del Paese
Qualunque sia la soluzione per uscire da questa crisi che definire difficile è un eufemismo, ci auguriamo che non vada sprecata e accantonata una delle poche iniziative positive del Governo: la valorizzazione del turismo e dell’enogastronomia attraverso l’abbinamento del rinato Ministero ad hoc con quello delle Politiche agricole. È uno dei pochi asset su cui l’Italia può giocare delle partite a livello internazionale e non vorremmo si tornasse al nulla del passato anche recente. E analogamente ci piacerebbe che venissero cancellate al più presto norme demagogiche come quelle del decreto dignità che con l’abolizione dei voucher ha messo in ginocchio il mondo alberghiero e quello della ristorazione.
A qualcuno queste richieste suoneranno come troppo di settore in un momento in cui il Paese è sull’orlo del baratro per l’inconcludenza di questa politica, ma francamente siamo convinti che anche con piccoli passi concreti potremo rimettere in sesto la nostra economia, unica possibilità per sconfiggere populisti o imbonitori di destra o di sinistra.
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Alberto Lupini