Cronache del viaggiatore curioso Viaggiare di gusto

Pronti a ripartire verso la normalità. Un buon piatto, esotico o nostrano, aiuta a ricordare o sognare luoghi amati o desiderati. Fare turismo da buongustai è un'oppotunità per tutti

23 marzo 2020 | 11:00
di Elena Bianco
È passato così tanto tempo dai miei esordi da giornalista di enogastronomia che quasi non mi ricordo quando, a un certo punto, io sia stata catturata dal Turismo. Ma tutto sommato il passaggio fu naturale perché mangiare e viaggiare sono due attività umane mosse non solo dal bisogno ma anche dalla curiosità. O se si preferisce dall’esigenza intellettuale di conoscere, non solo con la mente ma con tutti i sensi, e -  perché no? - anche il gusto.


Elena Bianco

D’altro canto in un’elegante novella Guy de Maupassant scriveva: «Si è buongustai come si è artista o poeta. Il gusto è un organo delicato, percettibile e rispettabile come l’occhio o l’orecchio. La mancanza di gusto è la privazione di una qualità superiore, della capacità di distinguere le qualità di un buon libro o di un’opera d’arte. Significa possedere una bocca sciocca, come si può avere una mente sciocca».

Me la fece leggere mio padre, Bailli della Chaîne des Rôtisseurs, l’uomo che per primo mi ha fatto viaggiare contemporaneamente per turismo e per gusto. Le mete dei miei viaggi di bambina a seguito del genitore, infatti, erano scandite sempre da una visita a Lione da Paul Bocuse, o in Costa Azzurra da Roger Vergé. A casa mia si trattava con il medesimo rispetto una carbonara fatta come Dio comanda, e il bobotie, pasticcio di carne sudafricano.

In tempi di Coronavirus cerco di non pensare ai viaggi mancati o a quando riprenderò il prossimo aereo. So che accadrà perché tutti torneremo a vivere, magari non proprio la stessa vita, comunque la nostra. Cerco di evitare le tempeste della mente che, l’Oriente insegna, sono inutili e dannose. Cerco di voler bene al mio corpo con qualche esercizio, anche se un po’ meno rispetto a giovani colleghe che tutti i giorni volonterosamente condividono “tutorial di work out”.



Cerco di creare qualche occasione al gusto, il mio senso che, aiutato dall’olfatto, ancora può viaggiare, per tanti piccoli momenti speciali. Un giorno è il rilassante “confort” di un “food” nostrano come una parmigiana di melanzane, mangiata guardando un bel film, che magari mi ricorda un recente soggiorno in una città lontana. Un altro giorno è stappare una bottiglia di sake tenuta da parte, per rendere memorabile un anniversario che fino a poco tempo fa pensavo diverso.

E poi mi preparo a un viaggio che non avrei mai immaginato di affrontare. Mi preparo perché quando lo inizierò voglio godermelo al massimo, con tutti i miei sensi, con la mente e con mio marito Marco Restelli, anche lui giornalista e grande viaggiatore, oggi compagno di “domiciliari”. Mi preparo a partire verso la normalità, quando la ritroveremo.

Elena Bianco

enogastronomiablog.it



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Alberto Lupini


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