“Doggy bag” e “Byob” Ristorazione al passo con i tempi
Portare via il cibo avanzato dal ristorante o scegliere una bottiglia di vino dalla propria cantina da abbinare fuori casa ai piatti dello chef: queste le abitudini che stanno prendendo piede, anche in Italia
16 agosto 2018 | 11:41
di Roberto Vitali
L’occasione è quando il cliente, evidentemente sazio, lascia nel piatto l’intera o parte di una portata, magari anche costosa. A quel punto perché non suggerire di impacchettare e portare a casa per il consumo in altro momento? Ecco il nomignolo di “pacchetto per il cane”, che invece servirà a soddisfare l’appetito dei cristiani in momento successivo.
“Byob” è acronimo di origine inglese, registrato per la prima volta negli anni Cinquanta del secolo scorso. Contiene le iniziali e quindi contrae le parole “Bring your own bottles”, che letteralmente significa “Porta le tue bottiglie” (di vino… sottinteso).
Ho trovato questo invito sul menu della Trattoria Da Norberto, nell’hinterland di Bergamo, ad Albegno di Treviolo. Succede a tanti appassionati del liquore di Bacco di avere in cantina bottiglie particolarmente pregiate, “scoperte” dal proprio fiuto o pagate a caro prezzo. Volerle degustare al ristorante, in abbinamento ai piatti dello chef di fiducia, con gli amici, può essere una buona idea. La pratica del Byob lo consente. Da Norberto è scritto chiaramente in menu: “Porta la bottiglia di vino da casa. Pratichiamo il Byob. Chiediamo 1 euro a commensale per diritto di tappo e servizio”. Non dico che l’esempio debba essere seguito da tutti, ma il principio mi piace e, se qualche ristoratore ignorava questa possibilità, adesso lo sa.
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Alberto Lupini